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EDITORIALE: Società civile e società politica

Ciclicamente, anche se con cadenze tanto ravvicinate da non salvare nemmeno la decenza civica, l’informazione dà (rectius: ripete) la notizia che la Classe Superiore, come sgradevolmente invero la denominava August Strindberg mettendola a fronte di quella Inferiore, devia dai comportamenti etici che maggiormente le dovrebbero competere in virtù, quantomeno, del censo di cui -almeno di norma- dispone.

 

Il furto è furto e l’inganno è inganno, ma passa qualche differenza morale fra colui che agisce male trovandosi in stato di bisogno e colui che, lungi dallo stato di bisogno, tende a far collezione di benefici economici e non: professori, medici, imprenditori, professionisti etc.

 

Diventa difficile immaginare che da una siffatta società priva di remore morali e, anzi, spronata dall’assenza del limite fino a correre il rischio di mettere a repentaglio quello (di solito, il molto) che già possiede vengano poi estratti (come?) soggetti (alieni?) integerrimi e catafratti per praticare con la gran bontà de’ cavalieri antichi, cioè correttamente, la politica e la pubblica amministrazione.

 

Sembra passato un secolo da quando nei convegni importanti si teorizzava, invero temerariamente (ma anche il politicamente corretto è rebus sic stantibus) la distinzione fra società civile e società politica alla prima attribuendo virtù e alla seconda vizi.

 

Il manicheismo ideologico ha sempre portato in sé, e messo a disposizione dei suoi utilizzatori, qualcosa di consolatorio e di tranquillizzante: basta convincersi di essere dalla parte giusta e dare la colpa agli altri.

 

Così ora che le classi sociali hanno fatto il loro tempo e tramontano sostituite dal binomio soldi tanti/soldi pochi, la borghesia di un tempo salvo eccezioni sopravvive (al pari dell’alone di una macchia che si stinge) circoscritta sfortunatamente a riferimento di fasce di individui predaci che ci saranno state verosimilmente anche nel passato (il detto mala tempora currunt non è moderno), ma forse un po’ più diluite.

 

Inoltre la considerazione più preoccupante sorge dalla tentazione di pensare che le Procure raccolgano solo quei pesci marcescenti che trovano o con le reti che hanno a disposizione e che ben altra fauna rimanga in circolazione. I trucchi sono appannaggio dei tributaristi o dei medici?

 

Ma qualcosa comunque succede, e grazie ancora a chi se ne occupa (confidando che la giustizia dia risposte concrete pur quando la luce dei media è spenta), anche se non succede in misura sufficiente a convincere la popolazione più illuminata dalla brama e più benestante e dissuaderla dai comportamenti criminosi se non per la rettitudine, che se non c’è non c’è, quantomeno per timore d’incappare nei guai: il fatto che la ruota giri tanto in fretta significa forse che la probabilità di essere colti con le dita nella marmellata è stimata bassa e marginale.

 

Nessuno ha bacchette magiche, ma la rifondazione civica passa per educazione tramite esempio e comportamenti conseguenti et coerenti, a cominciare dalla casa e dalla scuola per continuare nel lavoro e (poi) nella vita pubblica per chi ci va.

 

Un processo lungo che matura attraverso il tempo, se ce ne sarà ancora abbastanza dopo tutto quello sprecato.

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