HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoAPPROFONDIMENTO: Stephen Hawking’s 1966 PhD thesis online

APPROFONDIMENTO: Stephen Hawking’s 1966 PhD thesis online

L’Università di Cambridge, la cui biblioteca di oltre seicento anni già custodisce le carte di altri grandi come Isaac Newton e Charles Darwin, ha reso disponibile in formato digitale via Open Access la tesi (1966, Properties of expanding universes) del professor Stephen Hawking, professore di matematica e fisica teorica e verosimilmente il più noto oltre che grande fra gli astro-fisici viventi, lavoro cui gli esperti conferiscono la dignità di pietra miliare. In 24 ore si sono registrati, sul sito, oltre sessantamila accessi per il download del documento e il sistema si è fermato bisognoso di un intervento di manutenzione straordinaria prontamente effettuata.

 

Lui ha rilasciato alcune dichiarazioni che danno una prospettiva un po’ particolare a quella sua figura fermata e rattrappita dalla SLA sulla poltroncina a rotelle che siamo abituati a vedere nelle (rare) fotografie.

 

Rendendo accessibile la mia tesi di dottorato (PhD) spero di ispirare persone nel mondo a guardare in su verso le stelle piuttosto che in basso verso i piedi; a meravigliarsi circa il nostro posto nell’universo e a provare a rendersi conto del cosmo e della sua armonia. Ciascuno ovunque nel mondo dovrebbe avere libero e non intralciato accesso non tanto alla mia ricerca quanto alla ricerca di ogni grande mente che ricerca attraverso lo spettro dell’umana intelligenza.

 

Hawking, cui fu diagnosticata la malattia degenerativa quando aveva ventun anni e ora ne ha settantatré, sembra essere un caso a parte, per l’eccezionalità, sia nella patologia che lo affligge sia nella ricerca scientifica che realizza.

 

Sotto il primo profilo, dopo che i medici gli avevano pronosticato due o tre anni di vita, egli non solo ha superato il limite statistico già ben due volte (meno del 5% degli ammalati infatti passa i venti anni), ma nessuno sembra in grado di spiegare quanto gli sia capitato: come se a un certo punto la malattia, che è progressiva, abbia in un certo senso esaurito il suo corso graziandolo.

 

Lui ipotizza, con un senso dell’umorismo invero particolare e molto britannico, che la causa della sua sorprendente ed eccezionale longevità in compagnia di una malattia mortale sia collegata al suo lavoro -che di fatto qualifica sobriamente ‘sedentario’- e all’essere stato ben curato: “It has certainly helped that I have a job and that I have been looked after so well,” ebbe a dire Hawking al New York Times nel 2011. “I am lucky to be working in theoretical physics, one of the few areas in which disability is not a serious handicap”.

 

Sotto il secondo profilo ha detto qualcosa che va rimarcato poiché, raggiunta la celebrità internazionale con la pubblicazione (1988) del saggio Dal big bang ai buchi neri, misura una statura umana e scientifica che certamente è bensì patrimonio comune di altri grandi, ma che comunque non è diffusa ovunque in un ambiente, come quello scientifico e della ricerca, dove talvolta si annidano gelosie e aspre rivalità: “Each generation stands on the shoulders of those who have gone before them, just as I did as a young PhD student in Cambridge, inspired by the work of Isaac Newton, James Clerk Maxwell and Albert Einstein. It’s wonderful to hear how many people have already shown an interest in downloading my thesis – hopefully they won’t be disappointed now that they finally have access to it!”.

 

Sono, la sua tesi, 136 pagine scritte a macchina (mentre le formule sono apposte a mano) con quei caratteri che chi ha una certa età è in grado di riconoscere subito, anche con un po’ di nostalgia, perché sono i medesimi dei propri scritti giovanili a cominciare dalle rispettive tesi di laurea, indipendentemente dai risultati.

 

All’iniziale abstract di una sola pagina (Some implication and consequences of the expansion of the universe are examined e all’enunciazione delle conclusioni “galaxies cannot be formed as a result of the growth of perturbation that were initially small”) segue un incipit che suggerisce l’inizio di una sinfonia cosmica (come ad esempio della Also sprach Zarathustra, Op. 30, di Richard Strauss):
The idea that the universe is expanding is of recent origin. All the early cosmologies were essentially stationery and even Einstein whose theory of relativity is the basis for almost all modern developments in cosmology, found it natural to suggest a static model of the universe. However there is a very grave difficulty associated with a static model such as Eisentein’s which is supposed to have existed for an infinite time…

 

Non potendo (noi almeno) che rimanere spettatori di questa speculazione rimane da prendere atto, a proposito di condivisione del sapere, che d’ora in poi a tutti i suoi laureati l’Università chiederà di rendere liberamente disponibile sul sito la versione digitale del proprio lavoro.

 

E ricordare altresì, non da ultimo, che già Marcello Comel -a sua volta scienziato- insegnava come l’uomo, con la sua volontà e il suo spirito, possa scegliere se avere l’età delle sue arterie o, al pari del poeta, avere l’età delle sue poesie, o del pittore quella dei suoi quadri e del musicista quella delle sue melodie.

(A cura della Redazione)

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