EDITORIALE:
In questa sorta di piccolo (piccolo come è la Terra) monopoli politico nel quale i pochi, cortigianamente omaggiati come grandi, fanno anzitutto i più diretti interessi loro e di quelli che per interesse li sostengono, mentre qualcuno sembra proprio irresponsabilmente giocare, la figura peggiore (sia formale sia -allo stato- sostanziale) spetta alla democrazia.
Altrove il sistema e le logiche della ragion di stato consegnano il potere, a parte le modalità di selezione e di gestione, a soggetti cui, prescindendo necessariamente dall’etica e dall’affidabilità in quanto categorie irrefragabili con il rispettivo sistema, certo non difetta la competenza e la capacità tecnica.
Laddove il sistema democratico, con il suo approccio filosofico alimentato dal nobile ideale che vuole sia la maggioranza dei cittadini preoccupati e consapevoli del bene comune a scegliere caso per caso la persona più adatta all’incarico, nella squallida realtà dei fatti quotidiani deve accontentarsi di quello che passa il convento. Poiché elettorati in cui graviscenti e non mai risolti, se non a parole, problemi soffondono paura e rabbia molto difficilmente corrispondono ai parametri aulici e nondimeno necessari delle consapevoli scelte e più probabilmente, viceversa, si volgono a votazioni tremule e contingenti.
Le quali, facili da effettuare, hanno però un antipatico e forse non sempre considerato adeguatamente a priori rovescio della medaglia: che l’eletto, una volta seduto sullo scranno sebbene in modalità tremule e contingenti, sullo scranno rimane e tanti saluti.
Pentirsi è vano e colui, nel frattempo, compie coscienziosamente tutti i danni che comunque aveva (democraticamente) anticipato in campagna elettorale gridando, fra le bugie, obiettivi tanto generali da essere condivisibili e difficilmente contestabili, ma guardandosi bene dal precisare (si fa per dire) come, quando, con chi.
Forse, se mai si decidessero a re-introdurre un po’ di educazione civica in questa scuola sinistrata dalla più lunga serie di riforme che si ricordi (e poi ci sono anche quelli, mai contenti, i quali criticano il governo perché non fa niente) dovrebbero cercare di spiegare a chi diventerà elettore la differenza fra la democrazia e Masaniello.
Certo, la democrazia è una cosa seria, ma fallibile come ogni altra umana e anche pericolosa da usare perché ha nel suo DNA la libertà, onde facilmente si può anche ammalare: talvolta la reazione dei suoi anticorpi è seria e la salute si ristabilisce, mentre altre volte la malattia si aggrava e diventa irreversibile.
Come è agevolmente dimostrato dalle vicende politiche del globo ove i sistemi democratici (a prescindere, si capisce, dalle unilaterali qualifiche auto-attribuite a dispetto dell’intelligenza) sono una rarità.