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EDITORIALE:

Auguri…amoci un governo che parli poco e lavori molto.

Parli nelle sedi proprie (consigli dei ministri), tecniche (ministeri) e istituzionali (parlamento) e non in televisione o alla radio o tramite web, ove il teorico cinguettio diventa, né potrebbe essere altrimenti, un gracidare di poco significato se non di pettegolezzo e di solepsismo.

E quando parla si ricordi, con la necessaria prudenza, che annunciare è un conto, ma realizzare è un altro: per quanto ci si ingegni e ci si gonfi, non sembra ancora a portata di mano, almeno in questa generazione, raggiungere le capacità del Lògos.

Lavori quindi nascosto nei suoi uffici cercando se non di recuperare il troppo tempo perduto, esercizio sfortunatamente impossibile, almeno di produrre, accontentandosi di farlo progressivamente, risultati effettivi (una disposizione -anche buona- condizionata a provvedimenti attuativi che poi non sono perfezionati rimane una disposizione annunciata, sulla strada del rapido oblio, e dannosa oltre che inutile).

Si confronti correttamente con le opposizioni, che in democrazia hanno, piaccia o non piaccia, un proprio ruolo, ma decida poi in coscienza e competenza prendendosi le (ineliminabili) responsabilità che, tra l’altro, sono (solo) politiche (coloro che hanno vulnerato la Costituzione più bella del mondo con l’attuale Titolo V sono tuttora a piede libero e non destinatari di richiesta di risarcimento dei danni) evitando di passare il tempo prezioso in litigi e polemiche.

In particolare l’affermazione maniacalmente ripetuta delle proprie virtù diventa alla fine arroganza e faciloneria (tipica del ghe pensi mi che era, non per nulla, una macchietta meneghina prima di diventare, nell’epoca della post-verità, un prototipo di governante), a parte, per quello che vale, il possibile conflitto d’interessi (ahi!) di chi si loda e si auto-promuove.

Lasci, più saggiamente, questo ingrato compito ai posteri e nel frattempo lavori coscienziosamente e, possibilmente, in silenzio.

A proposito della post-verità (Post-truth inventata dalla mentalità scientifica degli anglo-sassoni ed assurta alla gloria tanto da essere incoronata ‘parola dell’anno’ 2016, peraltro anno bisestile) vale la pena ricordare come, da che mondo è mondo, lo screditamento dell’avversario politico -con falsità- e la menzogna -nella parola e nell’azione- siano state ben note, ed usate, dai politici di ogni epoca, ma che il problema fondamentale, in ogni tempo, è il mantenimento (o meno) di un rapporto accettabile con l’etica, la morale, la correttezza.

Auguri!

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