HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoL’APPROFONDIMENTO: La persona

L’APPROFONDIMENTO: La persona

Definire il concetto di persona, significa individuare gli aspetti peculiari all’essere, dai quali conseguono i diritti e i doveri caratterizzanti dell’esistenza umana e dotati di un valore sempre riconoscibile.

La proposta di persona di Luigi Pareyson permette di comprendere la complessità dell’essere umano e di approfondire le dimensioni ontologiche fondamentali: “la persona è al tempo stesso esistenza, e cioè storia concreta del corporificarsi dell’iniziativa; compito, cioè coincidenza di ideale e dovere in una vocazione ch’è la coerenza cercata nella vita intera; opera, cioè forma vivente e irripetibile dotata di validità assoluta e originalità esemplare; io, cioè sostanza storica qualificata da una responsabilità essenziale, ed esercizio personale della ragione universale”. Applicando tale definizione alla medicina è possibile trarre le seguenti conclusioni:

esistenza: la persona è storia concreta, che si realizza nell’azione, quindi attraverso il percorso biografico. Il malato è sempre storia e relazioni, che vanno valutate nel processo di cura e di accompagnamento. L’approccio biografico alla medicina, inteso come proposta di rivisitazione di un percorso esistenziale, oltre a generare conoscenza dell’altro, pone al centro l’uomo nella sua integrità. La sua storia non inizia con la malattia, l’uomo malato non è descritto dalla sua infermità. La sua storia, che include anche la malattia e i suoi significati, è lo sfondo di un’esistenza originale dell’essere umano in cura;

compito: la persona è sintesi tra ideale e dovere che si realizza in vocazione. La sua condizione deve essere compresa tenendo conto di questa dicotomia, da cui non sempre consegue una sintesi soddisfacente per l’essere umano. Le cure devono essere proposte muovendo dalla dimensione ideale del soggetto, dalle sue credenze, dall’idea che ogni individuo ha di se stesso, dalla realizzazione storica della sua vocazione. Rispettare la dimensione biografica e culturale dell’individuo non comporta l’accettazione passiva da parte degli operatori sanitari di un volere che può essere falsato da una nuova condizione, in questo caso drammatica perché si compie nella malattia. Può, invece, tradursi in ascolto attivo del paziente e in orientamento terapeutico coerente con la sua volontà;

opera: la persona è realtà viva, non replicabile, dotata di un valore intrinseco. Da questo consegue che l’uomo anche nelle condizioni più drammatiche conserva la sua essenza. La persona trova il senso della propria presenza nella realtà, attivando un rapporto con l’altro, ma è persona in virtù della sua natura razionale, non si fa persona in forza dell’uso attuale di determinate facoltà, dell’esercizio tangibile di certe funzioni, dell’attuazione verificabile di atti. La sua presenza, se non si esplica in azione definita o realizzabile, si può tradurre in testimonianza (che è sempre per l’altro). Da questo intendimento si può trarre il vero significato di una proposta umanizzante della medicina. La medicina è umana, non solo quando riconosce il limite della tecnica e riconduce l’esercizio dell’arte medica a tratti di umanità smarriti. Umanizzare la medicina, significa porre in risalto l’esigenza di una medicina che, nei limiti delle sue competenze, si modelli sulle esigenze psichiche ed esistenziali dell’essere umano. È, pertanto, opportuno lavorare su un processo di umanizzazione che si realizza nel particolare, nell’incontro sempre differente con il soggetto, che è emanazione di significato irreplicabile. Si può parlare solo di un processo di umanizzazione ad personam, che si realizza nell’evento e si modifica sull’esigenza dell’altro;

Io: la persona è, infine, espressione di volontà che si compie attraverso l’azione e la presenza storica. L’uomo è quindi coscienza e volontà. La prima educa la seconda perché questa diventi sintesi di desiderio e responsabilità. L’Io è, però, anche volontà comunitaria, la quale, nell’esser parte di un insieme più ampio, diventa storia e partecipazione all’universale. La responsabilità, la partecipazione ad una volontà che supera l’io e diventa un noi che include e rilancia l’individualità, genera le storie collettive degli esseri umani.

In questa prospettiva, la persona trova un valore oltre la contingenza della realtà, perché il suo essere esistenza, quindi storia, compito, quindi desiderio, opera, quindi realtà, ed Io, quindi volere, gli permette di essere in ogni condizione, perché sempre in rapporto con se stesso e gli altri, favorendo l’emergere della sua storia e della solidarietà. La persona è, quindi, ciò che perdura come caratteristica essenziale, ed è parte dell’uomo in ogni momento della sua esistenza, a prescindere dal manifestarsi o dal variare di facoltà o particolarità casuali. Se la medicina promuoverà un’idea di persona “sempre in prospettiva, sempre apertura o movimento tensionale, partecipativo dell’universale”, allora potrà sostenere l’onorabile peso dell’ideale di assistenza e cura integrale della persona.

Giuseppe Costanzo
Centro Studi e Formazione Vidas Milano

Print Friendly, PDF & Email