I Musei E I Non Vedenti: Un Connubio Possibile
Il mondo delle istituzioni museali italiane da alcuni decenni ha deciso di allargare i propri orizzonti, non occupandosi più in modo esclusivo della conservazione e della salvaguardia dei beni esposti nelle collezioni, ma preoccupandosi anche di accogliere al meglio le differenti tipologie di pubblico.
I musei, quindi, si ripropongono di richiamare all’interno delle proprie istituzioni, anche quelle categorie di persone cui di solito è escluso l’accesso alla cultura e ai beni storico-artistici, come accadeva, e purtroppo molto spesso accade ancora, per le persone portatrici di disabilità visiva.
Si è cercato e si cerca tuttora di rispettare e garantire il diritto all’accesso all’arte e alla cultura in genere a tutte le persone e di creare, di conseguenza, dei metodi e degli obiettivi didattici ed educativi atti a ridurre la distanza tra le persone con menomazione visiva, siano esse non vedenti congenite, tardive o ipovedenti e i soggetti normodotati per ottenere così un comune denominatore mediante il quale unirsi e confrontarsi. Queste iniziative tentano di dare una risposta concreta al bisogno di conoscenza della storia dell’arte e dei beni culturali manifestato dai non vedenti attraverso le loro associazioni, principalmente l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Onlus.
L’obiettivo che le istituzioni museali dovrebbero prefiggersi è quello di consentire un accesso facilitato all’arte, realizzando, nel caso specifico, dei percorsi per non vedenti all’interno delle normali sale espositive dedicate alla visita delle persone normodotate, in modo da creare così una condivisione di codici che possa essere efficace per una vera fruizione dell’arte ed un’autentica integrazione sociale.
Nel far questo, esse dovrebbero sempre tenere presente la specificità che la disabilità visiva comporta, apportando, ove possibile, le opportune modifiche e aggiunte al percorso museografico e fornendo ai visitatori tutte le informazioni per compiere una visita in autonomia oppure supportati da una guida competente.
Risulta essenziale far toccare agli utenti ciechi o ipovedenti le opere esposte nel rispetto dell’azione di salvaguardia delle stesse. Se “vedere” le opere per mezzo del tatto rappresenta, per i non vedenti, una necessità, ciò non preclude nulla ai vedenti, che possono anzi integrare il senso della vista con l’utilizzo del tatto, un senso che viene troppo spesso inibito, provando così emozioni diverse nella fruizione dell’opera d’arte. Le emozioni generate dai sensi durante l’esplorazione visiva o tattile di un’opera, associate alla ragione e alla conoscenza, conducono il fruitore verso una concreta esperienza estetica.
«L’educazione estetica induce ad unificare sensi e intelletto e quindi, se ben esercitata, può fornire indicazioni di metodo non rigide per favorire la creatività del pensiero. Perché l’educazione estetica porti a questi risultati, è necessario correggere nel pubblico», come afferma la dott.ssa Loretta Secchi, curatrice del Museo Tattile di pittura antica e moderna Anteros dell’Istituto dei ciechi “Francesco Cavazza” di Bologna, «ogni forma di godimento superficiale, mentre è essenziale offrire approcci all’arte colti perché profondi, in grado di suscitare spirito di osservazione, capacità di analisi e sintesi, volontà di conoscere e capire un contesto prima di giudicarne il risultato»1.
In Italia esistono solo due musei che possono essere definiti dei veri manuali tattili per le arti visive e che si occupano in modo specifico di educazione estetica per le persone con handicap visivo, facendo si che la cecità fisiologica non pregiudichi la visione mentale con la quale si procede nell’analisi dell’opera e nella creazione di emozioni generate da essa, risolvendo, in parte, la difficile questione del rapporto tra non vedenti, arte e musei. È utile ricordare che i progetti rivolti all’accesso dei non vedenti al patrimonio artistico e culturale sono stati avviati anche grazie al riconoscimento della funzione educativa e psicoriabilitativa dell’esperienza estetica.
Questi “manuali tattili” accessibili a non vedenti e ipovedenti, oltre che alle persone dotate del senso della vista, sono il Museo Tattile Statale Omero di Ancona e il già citato Museo Tattile di pittura antica e moderna Anteros presso l’Istituto dei ciechi “Francesco Cavazza” di Bologna. Nel Museo Omero vengono riprodotte, a scopo educativo e di conoscenza, le sculture e le opere architettoniche più importanti della storia dell’arte. Queste vengono realizzate a grandezza naturale oppure a scala ridotta per facilitare, ove possibile, l’analisi e la comprensione dell’opera ai soggetti con deficit visivo.
Il Museo tattile Anteros invece si caratterizza per la particolarità del metodo didattico impiegato, che prevede la traduzione in rilievo tecnico delle opere d’arte ad uso delle persone con menomazione visiva, attraverso l’adattamento del metodo tripartito proposto dallo storico dell’arte Erwin Panofsky che prevede la successione di tre momenti, differenti ma intimamente collegati tra loro, nella valutazione di un immagine dotata di valore estetico.
Questi diversi livelli di analisi (preiconografico, iconografico ed iconologico) vengono a coincidere con i tre momenti di lettura dell’opera tradotta in bassorilievo prospettico, permettendo ai soggetti non vedenti di comprendere meglio l’opera nei sui diversi significati: analisi delle forme basilari della composizione, dello stile dell’opera, del soggetto e del tema trattato, fino a giungere alla comprensione del significato profondo della rappresentazione e alla sua estensione di senso.
Note:
1 L. Secchi, L’educazione estetica per l’integrazione, Carrocci Faber, Roma 2004, cit., p. 155.
Riferimenti Bibliografici:
AA.VV., Ad occhi chiusi nel museo. Atti del convegno (Bergamo, 25 ottobre 2002), a cura di R. Poggiani Keller e C. D’Agostini, Soroptimist International d’Italia/Club di Bergamo, Bergamo 2003.
CARBONI S., La didattica museale per non vedenti. “Lionello d’Este” di Pisanello e il “Cenacolo” di Leonardo: due esempi di accessibilità, tesi di laurea discussa presso l’Università degli Studi di Milano (relatore dott.ssa Maria Teresa Fiorio, correlatori dott.ssa Fiorella Frisoni e dott.ssa Loretta Secchi), Milano a.a. 2008/2009.
MARANI P., PAVONI R., Musei. Trasformazione di un’istituzione dall’età moderna al contemporaneo, Marsilio, Venezia 2006.
SECCHI L., L’educazione estetica per l’integrazione, Carrocci Faber, Roma 2004.