L’APPROFONDIMENTO – Il linguaggio intenzionale
Un esercizio dello spirito
(Insegnamento orientale volto al risveglio della mente)
Sfogarci, lamentarci, arrabbiarci.
Raccontare i nostri travagli.
Indulgere nella scontentezza. Nella irritazione.
Ciascuno è attraversato da stati d’animo non utili: avversione, avidità, paura, sfiducia, tristezza. Cosa accade quando li esprimiamo con parole? Cosa, invece, quando con atto del cuore decidiamo di lasciarli da parte restando nell’accoglienza affettuosa di ogni emozione e percorrendo modalità sane?
Essere di beneficio. Come si può pulire e trasformare la mente se continuamente diamo corpo alle sue abitudini? Non importa se la mente è attraversata da stati negativi. Accade per sua abitudine condizionata. Ma come potrà sorgere una mente limpida se continuamente percorriamo i suoi impulsi, alimentandoli con atti, pensieri o parole? La cura del linguaggio è un esercizio spirituale e ci aiuta.
Un esercizio dello spirito
Non nuocere, non prendere ciò che non è opportuno, non usare un linguaggio falso o non utile.
Ogni sentiero spirituale contiene la cura della parola tra i primi precetti. Anzi, tra le sue premesse, ancor prima di poter iniziare un cammino. Senza questa cura incondizionata della parola, nessun risveglio potrà emergere.
Significa accogliere la mente così com’è, anche nelle parti scure, scegliendo di dirigere la vostra intenzione verso ciò che è sano.
Significa ricevere i pensieri della mente, tutti, senza indulgere in quelli non sani e orientare azione e parola originandole dai precetti sani.
Non nuocere, non prendere ciò che non è opportuno, non usare un linguaggio rude o non di beneficio: radicatevi qui e fatene la pietra di paragone di ogni momento o scelta.
Allenando il linguaggio alleniamo noi stessi.
Allenando il linguaggio trasformiamo le nostre posture fisiche ed emotive. Sorvegliare il linguaggio ci mette a confronto con le reazioni abituali della mente.
Il linguaggio è lo specchio e palestra della nostra mente, della sua pulizia e del suo cammino di risveglio spirituale.
Un nuovo vocabolario
Pratichiamo un nuovo linguaggio e facciamolo per portare nuovi elementi nella vita di ogni giorno: equilibrio, accoglienza, consapevolezza.
Ricordate che state allenando il vostro risveglio.
Procedere verso l’alto è frutto di una buona radice.
I nostri atteggiamenti linguistici diventano i nostri passi e la nostra palestra.
Alimentiamo:
- fiducia (verso sfiducia)
- non fretta (verso frenesia, frettolosità, noncuranza)
- forza, stabilità (verso continua mutevolezza)
- coraggio (verso scoraggiamento)
- energia (verso torpore, pigrizia, scoraggiamento)
- concentrazione (verso distrazione o moltiplicazione di direzioni)
- contentezza (verso scontentezza)
La domanda da porvi di fronte a ogni evento, parola o attività (anche piccoli) è la seguente: questa cosa (attitudine, parola, atteggiamento) mi avvicina al samadhi (il risveglio della mente) o mi allontana?
Pratichiamo solo ciò che ci avvicina.
Ci asteniamo da ciò che ci allontana.
Significa lasciare da parte l’Io. A volte ci vuole pazienza o coraggio, ma ne traete presto squisiti frutti.
Samadhi può essere tradotto anche con: realizzazione, felicità, pace, comprensione profonda, gioia, risveglio. Notate che il samadhi è anche la porta della realizzazione nella vita quotidiana.
Non serve, infatti, sperimentare il samadhi davanti a un tramonto in riva al mare quando i problemi e le avversità per un breve istante tacciono e sembrano non esistere.
Una costante risposta interiore
Le impurità si superano vedendole e lasciandole andare molte volte. Entrate in intimità con il movimento del sorgere e passare delle abitudini condizionate (attaccamenti, desideri, rabbie, avversioni).
A questo livello diventiamo più liberi e felici.
Non fuggiamo questa conoscenza e troviamo agio nell’accogliere e osservare questi stati mentali.
Questa intimità di conoscenza toglie potenza al pensiero e lotta al nostro interno. Non occorre cacciare ciò che per natura passerà.
Questa intimità di conoscenza contiene la liberazione e il risveglio.
Elena Greggia
Orientalista e ricercatrice, Milano