L’APPROFONDIMENTO – Free rider
Ancora oggi risulta difficile da comprendere fino in fondo il complesso meccanismo dell’evoluzione che – attraverso la selezione naturale – favorisce i tratti che aumentano la sopravvivenza e il successo riproduttivo degli individui. Ecco perché continuano a circolare grossolane semplificazioni come quella sintetizzata nel motto latino: “mors tua vita mea”.
In realtà, questo motto non è assolutamente in grado di spiegare l’evoluzione della vita nel suo complesso perché, se è vero che esistono interazioni in cui la predazione o la competizione spietata sono premiate dall’evoluzione, è altrettanto vero che ci sono infiniti esempi nei quali la cooperazione, l’altruismo e la simbiosi dimostrano di essere strategie evolutivamente stabili e vantaggiose a lungo termine, anche se a prima vista sembrano contraddire il carattere essenzialmente egoista della lotta per la vita.
Si può peraltro osservare che anche la cooperazione è abbastanza difficile da comprendere, perché da un lato reca indubbi vantaggi al gruppo nella sua interezza (migliore difesa dai predatori, ricerca più efficiente di cibo o migliore cura della prole), ma dall’altro comporta costi non trascurabili per i singoli individui che cooperano lealmente (dispendio di energia, assunzione di rischi, minori chance riproduttive).
Sono proprio gli aspetti svantaggiosi per i singoli individui che vivono all’interno di gruppi cooperanti ad aver condizionato la comparsa dei free rider, ovvero quei veri e propri scrocconi che beneficiano dei comportamenti altruistici degli altri senza adottarli loro stessi. In altre parole, i free rider sfruttano opportunisticamente gli sforzi e le risorse fornite dal gruppo per ottenere vantaggi individuali a costo zero.
Per contrastare questo fenomeno, in natura, molte specie microbiche, vegetali e animali hanno sviluppato strumenti di punizione dei free rider attraverso interazioni che includono l’aggressione fisica, l’esclusione sociale e la ritorsione.
La nostra brevissima storia umana ha mostrato come l’evoluzione culturale abbia accelerato e reso assai più diffuso il fenomeno del free riding. Infatti l’emergere di popolazioni molto numerose – all’interno delle quali gli individui sono indotti a cooperare pur senza avere vicoli di parentela o di clan – ha reso più frequenti le occasioni nelle quali i free rider possono essere tentati di sfruttare i comportamenti cooperativi del gruppo senza fare uno sforzo equivalente.
Ognuno di noi ha ben presente chi sono i free rider nella nostra vita quotidiana: quelli che passano avanti nelle code, quelli che gettano i rifiuti per terra (mantenuti puliti dalla disciplina degli altri), quelli che guardano i film gratis (facendoli pagare a chi rispetta il diritto d’autore), quelli che scansano il lavoro (lasciandolo fare ai colleghi più volenterosi), quelli che usano egoisticamente i beni comuni, quelli che non pagano le tasse, e via enumerando.
In medicina un esempio interessante di free riding è rappresentato dagli individui che rifiutano di condividere con il resto della popolazione i rischi (peraltro davvero minimi) delle campagne vaccinali, ma che si avvantaggiano volentieri dell’immunità di gregge assicurata dal comportamento altruistico di tutti coloro che si vaccinano.
Concludo ricordando che, dal punto di vista dell’evoluzione naturale, l’eccessiva diffusione del free-riding tende a rendere meno vantaggioso il comportamento cooperativo perché chi lo adotta sostiene tutti i costi senza ricevere i pieni benefici, Ciò significa che gli individui che cooperano possono avere una fitness (successo di sopravvivenza e riproduzione) inferiore rispetto a coloro che sfruttano opportunisticamente il sistema, con conseguente diminuzione della frequenza dei tratti cooperativi nel corso delle generazioni. Considerando che l’evoluzione culturale agisce in tempi enormemente più rapidi dell’evoluzione naturale, di certo non stupisce che le popolazioni umane oggi presenti sul nostro pianeta stiano diventando sempre meno cooperanti al loro interno e tra di loro.
Davide Caramella