Mobilità sanitaria: uguaglianza di tutti i cittadini nella disponibilità di cure ma ineguaglianza nell’accessibilità e qualità delle stesse
L’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), nel volume dedicato alla Mobilità sanitaria (Quaderno di Monitor n. 9/2012 ), sottolinea che i cosiddetti “viaggi della salute” si generano quando il paziente verifica o giudica l’offerta di diagnosi e cura nel proprio territorio non confacente alla sua patologia, costringendolo a cercare una soluzione altrove. Il Servizio sanitario Nazionale garantisce l’uguaglianza di tutti i cittadini nella disponibilità di cure ma nella realtà l’accessibilità e la qualità delle stesse sono spesso distribuite in modo ineguale nel Paese.
Dal Quaderno di Agenas emerge, ad esempio, che nel sud del Paese a fronte di indicatori di salute meno favorevoli esistono le maggiori limitazioni nell’accessibilità, nella qualità e negli esiti delle cure. Queste differenze sul territorio italiano sono in buona parte spiegate dalle differenze nella popolazione residente e nella distribuzione delle risorse: nel sud del Paese si rilevano individui più poveri, spesso la povertà si associa alla malattia, ma nel contempo è nel Sud che istituzioni e servizi sociali sono meno capaci di offrire servizi appropriati ai problemi individuali.
Un intervento di esperti in epidemiologia della Regione Piemonte pubblica i risultati di un’osservazione dalla quale i modelli statistici, a parità di età, periodo e livello di morbosità cronica, evidenziano che i soggetti con titolo di studio elevato hanno una probabilità di ricovero fuori regione maggiore del 70% rispetto alla popolazione meno scolarizzata; chi è soddisfatto delle proprie risorse economiche ha una probabilità di ricovero fuori regione maggiore del 20% e chi vive in abitazioni adeguate maggiore del 30%. I residenti nel sud si spostano per ricoverarsi il doppio rispetto a chi vive nel nord-est e il 70% in più rispetto ai residenti nel centro e nel nord-ovest.
Questo effetto di selezione si manifesta anche per i ricoveri in day hospital, seppur con differenze socio-economiche meno marcate. La selezione nella mobilità passiva extra-regionale incide con la stessa entità sui ricoveri a rischio di inappropriatezza (18% dei ricoveri fuori regione) e sui ricoveri programmati (80,7% dei ricoveri fuori regione). I ricoveri programmati, peraltro, tendono per loro natura a non essere legati a componenti di casualità, quanto piuttosto a coinvolgere problemi legati alla carenza di offerta.
Il lavoro dell’equipe piemontese conclude: «Anche se bisognerebbe considerare come positiva, almeno temporaneamente, la possibilità per i cittadini di recarsi verso centri di eccellenza di altre regioni, invece di farsi curare in strutture regionali che non offrono garanzie di efficacia, ad esempio per l’esiguo volume di attività, contemporaneamente la programmazione sanitaria nazionale e regionale dovrebbe stabilire se il ricorso a un’offerta sanitaria a distanza sia davvero la soluzione più efficiente, o se invece non possa essere corretto con una revisione della rete dell’offerta regionale propria o di confine.
La disponibilità di risorse materiali discrimina la possibilità di viaggiare per la propria salute. Ma ancora più selettivo risulta il titolo di studio: il possesso di credenziali educative si dimostra infatti fondamentale nell’orientare la scelta della struttura di ricovero. Il fenomeno riguarda principalmente i ricoveri generati da carenza di offerta, a prescindere dal livello di appropriatezza organizzativa. Una prima conclusione è che l’effetto congiunto di una mobilità sanitaria finalizzata a produrre più guarigioni e di disuguaglianze sociali nella possibilità di muoversi per ragioni di salute, potrebbe implicare un’amplificazione delle disuguaglianze sociali negli esiti di salute, a svantaggio ovviamente di quanti non possono farvi ricorso. È stato infatti evidenziato che per alcuni trattamenti cardiochirurgici di provata efficacia (intervento di bypass aorto-coronarico e valvuloplastica) i malati in mobilità lunga dalle regioni del Mezzogiorno hanno risultati di sopravvivenza migliori dei malati che rimangono a farsi curare nelle strutture della propria regione.
Viceversa, se si osservano le differenze per patologie dal cui trattamento non ci si aspetta un grande beneficio di sopravvivenza come il tumore del polmone, si osserva che i pazienti che si allontanano hanno la stessa sopravvivenza di quelli che cercano le cure vicino casa. Vale la pena infine sottolineare che il nuovo sistema informativo sanitario nazionale si sta finalmente dotando di sistemi di indagine che permettono di valutare i risultati di salute del Servizio sanitario nazionale e la loro equità distributiva».