L’APPROFONDIMENTO – Prima del muro (di Plank)
Una nuova ipotesi si forma partendo proprio dal famoso muro di Plank e cerca d’immaginare cosa ci sia stato prima…
Ebbene, potrebbe darsi che prima ci fosse solo un’Informazione che nasce dal pensiero di (un) Dio.
Questa Informazione è veicolata dall’energia oscura (75%) ed è come se contenesse in sé tutta la storia dell’Universo, come fosse la sceneggiatura di un film che deve essere ancora prodotto.
E gli avvenimenti, le azioni, le scene e i personaggi protagonisti del film si realizzano secondo l’ordine e le modalità rigorosamente corrispondenti all’Informazione, che è un numero infinito e trascendente.
Ma, se trattasi veramente di un film, allora ciascuno di noi è una sorta di attore che recita la propria parte, presumibilmente non modificabile e quindi non soggetta né a libero arbitrio né a casualità.
Aprite la vostra mano, guardatela e immaginate un punto a dieci chilometri di distanza: in proporzione la mano rappresenta la larghezza del nucleo di un atomo e le particelle che gli girano attorno sono a 10 km …. in mezzo ci stanno pertanto 10 km quadrati di vuoto.
E la teoria quantistica ci dice che due particelle, nate da una stessa sorgente e che si allontanano, rimangono unite da un misterioso legame che le accomuna al di là di ogni barriera spazio-temporale la quale si interponga tra esse. Se agiamo in qualche modo su una delle due, anche l’altra ne risentirà istantaneamente nonostante le notevoli o siderali distanze che le separano.
E poiché tutto ha avuto origine dallo stesso processo fisico (originatosi al momento del Big Bang), ecco che tutto potrebbe in qualche modo essere unito, rendendo così possibile che ciascuno reciti la propria parte senza errore alcuno.
È stato calcolato che esista un’ampia possibilità circa il numero dei pianeti potenzialmente abitabili ove per abitabile s’intende un pianeta con le seguenti caratteristiche: atmosfera respirabile del tipo di quella terrestre, acqua allo stato liquido, temperatura compresa entro determinati limiti, lungo periodo di stabilità di tali fattori in grado di consentire alla vita di svilupparsi e di trasformarsi.
Sono quindi stati scartati pianeti in cui l’esistenza non è assolutamente possibile perché troppo piccoli o troppo grandi, troppo vicini al loro astro (temperatura troppo alta) o da lui troppo lontani (temperatura troppo bassa).
Il perimetro scientifico utilizzato (derivante dalla ricerca astronomica) per il calcolo dei pianeti abitabili è costituito, in estrema sintesi, da trenta miliardi (numero medio delle stelle per galassia) e dieci miliardi (numero stimato di galassie nell’Universo).
Il risultato cui si perviene è comunque sotto-stimato poiché sono stati utilizzati parametri cui afferiscono condizioni climatiche e/o fisico chimiche non diverse dalle nostre (umane), non potendosi per contro escludere, di per sé, forme di vita diverse dalla nostra, sviluppatesi cioè in condizioni a noi ignote o non immaginabili.
Infine non si tiene neanche conto degli Universi (ove si consideri la teoria degli Universi paralleli o Multiversi) e, in conclusione, si perviene a considerare la possibilità (dal punto di vista meramente statistico, praticamente certa) che almeno uno su mille miliardi di miliardi di pianeti abitabili sia effettivamente abitato.
Metrodoro (330 a.C.) scrisse: Considerare che la Terra sia il solo mondo abitato in uno spazio infinito è cosa tanto assurda quanto il ritenere che in un intero campo seminato a miglio germini un solo granello.
Se poi ci rifacciamo alla teoria scientifica della panspermia, questa ci suggerisce che i semi della vita (semplici molecole organiche) siano sparsi per l’Universo e che la vita sulla terra sia iniziata con l’arrivo di detti semi e il loro successivo sviluppo.
È implicito quindi che ciò possa accadere anche su (molti) altri pianeti.
Nel primo decennio del XXI secolo la teoria ha ricevuto alcune conferme sperimentali nel ritrovamento, da parte della sonda Stardust (NASA), di tracce di ammine e lunghe catene carboniose nei materiali raccolti dalla cometa Wild 2 (Sistema solare, famiglia cometaria di Giove).
Nel frattempo l’Osservatorio Astronomico Vaticano (Specola Vaticana) continua a scrutare lo spazio coi suoi telescopi alla ricerca d’eventuali presenze intelligenti.
Recenti dichiarazioni del suo Direttore fanno intendere che la Chiesa non esclude dette presenze e che ciò non contrasterebbe con la fede e la teologia.
Ma, in tal caso, ci si chiede: da chi sarebbero stati redenti questi alieni? La risposta è che non è detto ne abbiano avuto bisogno, se sono rimasti nell’amicizia piena con il Creatore.
Ma, e se fossero stati invece anche loro peccatori, in conseguenza di un peccato originale analogo a quello di Adamo ed Eva?
La risposta della Chiesa è che anche per loro ci sarebbe stato un Redentore.
I biologi ci dicono che per il darsi della vita siano necessari quattro composti: proteine, zuccheri, grassi, DNA.
Partiamo dalle proteine: il britannico Paul Davies, fisico di fama mondiale e agnostico quanto a fede religiosa, ha scritto che le probabilità inerenti alla sintesi puramente casuale delle sole proteine sono circa una a favore del caso e una seguita da 40.000 zeri contro.
Stesso processo per gli zuccheri, poi per i grassi, poi per il DNA e, dulcis in fundo, per l’assemblaggio del tutto allo scopo di formare, finalmente, un essere vivente: a quale numero esponenziale sono arrivati i nostri zeri?
Davies prosegue riportando l’osservazione di Fred Hoyle, il matematico e astrofisico britannico sostenitore del modello stazionario dell’universo, e ancor più agnostico di Davies quanto a fede religiosa, secondo cui le probabilità che un processo spontaneo metta insieme un essere vivente sono analoghe a quelle di una tromba d’aria la quale, spazzando un deposito di robivecchi, produca un Boeing 747 perfettamente funzionante.
Federico Ferraris
Ingegnere e ricercatore