HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoL’APPROFONDIMENTO – La via verso il cielo: tracce di vita

L’APPROFONDIMENTO – La via verso il cielo: tracce di vita

La Pasqua (dall’ebraico pasah, pesah: passare oltre, passaggio) affonda le sue lunghe radici nella memoria biblica (Esodo,12) della liberazione di Israele dalla cattività egizia e quindi, alla primissima alba del cristianesimo, nel mistero del passaggio dalla morte alla vita di Gesù.

Se ne occupano i testi evangelici e, in particolare, quello di Giovanni la inquadra con un esplicito riferimento temporale scrivendo (19,14) era allora la preparazione della pasqua (dei Giudei, ndr).

Nella regola religiosa ebraica il giorno che precede il sabato è  dedicato alla preparazione della festività di shabbat, ma nel caso specifico avvenne il coincidere della vicenda di Gesù davanti a Pilato con la pasqua ebraica onde la formula dell’Evangelista (paraskeué toù pàska, tradotta dalla Vulgata in parascéve Paschae, e in italiano ‘preparazione della Pasqua’).

Alcune righe (5-8) del Capitolo 20 di Giovanni, libro detto teologico o spirituale in rapporto ai tre Sinottici considerati maggiormente fattuali, sono in misura stupefacente le più nitide e precise, fino al dettaglio reso possibile dalla testimonianza diretta, circa l’evento fondante della Resurrezione.

Ma inopinatamente tradotte e riportate in modo stranamente amorfo che depotenzia il senso delle parole antiche fino a far loro perdere significato e comprensibilità su di un punto, per il credente e in ogni modo per il cercatore di Dio, di basilare importanza.

Vediamo.

Protagonisti sono Pietro e il giovane discepolo amato (Giovanni) avvertiti all’alba da Maria Maddalena che, recatasi al sepolcro del Maestro, lo trova vuoto.

I due corrono e vedono le bende giacere distese sulla pietra ove era stato collocato il corpo, ma ben diversa è la loro reazione:

Pietro sconcertato e pensieroso (per Luca, 24,12, Pietro rimase meravigliato dall’accaduto) mentre l’altro e vide e credette (20,8).

Cosa hanno visto, i due discepoli, a parte la evidente differenza intellettiva?

Ecco il testo (Bibbia TOB, ma anche le altre non differiscono):

e vide le bende per terra, e il sudario che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.

Un contesto, a dire la verità, che richiamerebbe di primo acchito proprio l’ipotesi del trafugamento del cadavere a opera di ignoti (che è quanto pensa Maria) con il curioso e poco realistico o comunque non spiegabile particolare del sudario piegato o arrotolato in un luogo a parte.

Un contesto, in conclusione, che darebbe più ragione a Pietro rimasto sconcertato, meravigliato e pensieroso piuttosto che al giovane discepolo Giovanni il quale, viceversa, vedendo giunge al lampo del credere.

Anche molti lettori, se provassero a far mente locale su queste poche parole lette e ascoltate un’infinità di volte forse troppo consuetudinariamente, si accorgerebbero di essere nella condizione di Pietro.

Chi sa cosa vuol dire: bende giacenti e sudario (il telo che veniva posto su capo e viso del morto) piegato o arrotolato in un luogo a parte … scenario poco chiaro, incomprensibile e ancor meno utile a escludere l’intervento umano cui, tra l’altro, fa riferimento Matteo (28, 11-15).

Ma l’originale greco che abbiamo a disposizione può essere tradotto dando ad alcune poche e medesime parole significati diversi in grado però di rappresentare uno scenario effettivamente compatibile con l’intuizione di Giovanni e di ben maggiore aiuto ai tanti che leggeranno questo passo:

ed entrò nel sepolcro e osserva le bende giacenti e il sudario, che era sulla testa di lui, non con le bende giacente, ma al contrario avvolto in posizione unica.

Quello che colpisce Giovanni e lo affascina fino a dargli l’illuminazione del credere è la posizione assolutamente insolita, particolare e unica del sudario che non giace disteso sulla pietra come le fasce fino a poco prima strette intorno al corpo, ma al contrario si trova (ancora) nella posizione originaria e cioè è rimasto avvolto come se fosse ancora appoggiato (avvolgendolo appunto) sopra al capo di Gesù.

Se non che di avvolgente il sudario presenta oramai soltanto la sua stessa strana e improbabile forma dato che il capo sul quale era stato posato non c’è più: quel capo è fuori-uscito dal contatto tessutale e nondimeno è avvenuto che lui, il sudario, sia rimasto ancora nella sua primitiva funzione, ma ad avvolgere (ora) unicamente il vuoto.

Questa è l’eccezionalità che si presenta ed è questa visione unica e fenomenicamente ‘impossibile’ che può, in effetti, giustificare una dichiarazione esplicita e impegnativa come e vide e credette.

Giovanni intuisce, da come trova disposte e fasce e sudario (ancora avvolgente), che non mano umana ha spostato il corpo, ma che la preda si è diversamente sfilata dal potere della morte fisica: il corpo è (come) scivolato via e ha lasciato il sudario intatto e (come) svuotato da dentro senza neanche averlo sfiorato tant’è che questo non ha avvertito la differenza e non si è ancora nemmeno afflosciato pur essendo senza contatto con quel capo e viso che prima avvolgeva.

Questo è quanto si legge (si dovrebbe poter leggere) nel Vangelo di Giovanni.

La appassionata ricerca è di Antonio Persili, umile e nascosto e illuminato parroco di San Giorgio in quel di Tivoli (Sulle tracce del Cristo risorto, Centro Poligrafico Romano, 1988, pagg. 144 ss.).

 

Giulio M. Cicognani

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