HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoL’APPROFONDIMENTO – Insula

L’APPROFONDIMENTO – Insula

Spesso all’inizio di un conflitto armato, di un’operazione militare o di una guerra c’è una bugia. In tempi recenti l’esempio forse più significativo è la bugia delle incubatrici che si ritiene abbia condotto l’opinione pubblica statunitense ad accettare l’idea di entrare per la prima volta in guerra contro l’Iraq.

Era l’anno 1990, l’esercito di Saddam Hussein aveva appena invaso il Kuwait e negli Stati Uniti l’ipotesi di un intervento armato nel Golfo non era vista con favore. Per questo una grande azienda newyorkese di pubbliche relazioni aveva ricevuto dal governo del Kuwait l’incarico di influenzare l’opinione pubblica statunitense facendola virare in senso interventistico.

A tal fine, fu scelta una ragazza quindicenne per testimoniare falsamente al Congresso di essere fuggita dal Kuwait perché, mentre prestava servizio come volontaria nel reparto di neonatologia di un ospedale locale, aveva assistito al furto delle incubatrici da parte dei militari iracheni, i quali avevano lasciato i neonati morire sul pavimento. L’episodio narrato non era vero e fu demistificato a guerra finita, ma aveva svolto efficacemente la funzione di innescare una reazione innata del nostro cervello.

La reazione è quella del disgusto, originariamente selezionata dall’evoluzione in quanto protegge l’animale dall’assunzione di cibo andato a male e più in generale dal contatto con materiali pericolosi per la salute. I neuroscienziati hanno individuato nell’insula la regione del cervello responsabile della reazione di disgusto, che nella nostra specie ha assunto anche il significato metaforico di “disgusto morale”.

Quindi in homo sapiens, vedere (o venire a conoscenza di) azioni moralmente ripugnanti provoca un’attivazione dell’insula simile a quella provocata dall’odore del vomito, tanto che un’azione particolarmente spregevole viene spesso definita “nauseante”.
Questa estensione della funzione insulare risulta essere chiaramente adattativa perché in una specie ipersociale come la nostra serve a scoraggiare comportamenti lesivi per la collettività.

Ma nel corso della storia la dimensione della collettività è cambiata: nel Pleistocene le comunità umane erano limitate a poche decine o centinaia di individui ed erano perlopiù isolate le une dalle altre mentre oggi la comunità umana conta miliardi di individui ed è unica a livello mondiale.

Ecco perché è necessario ricorrere alle funzioni primordiali dell’insula per “isolare” il nemico dal resto della comunità umana, conferendogli (anche con l’utilizzo di falsità) caratteristiche disgustose e inumane tali da renderlo passibile di una risposta violenta come un conflitto armato. E durante il conflitto le parti si macchiano o vengono accusate di nefandezze che perpetuano la disumanizzazione dell’avversario, permettendo il proseguimento della guerra sulla base del disgusto morale di origine insulare.

La risposta? Una certamente la fornisce John Donne quando scrive: “No man is an island entire of itself; every man / is a piece of the continent, a part of the main” ovvero: “Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo / è un pezzo del continente, una parte del tutto”.

Davide Caramella

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