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APOCRIFA – Connessioni, connessioni

Una premessa, non so se utile o meno per chi è esperto del ramo: il soggetto narrante di quanto segue è (o dovrebbe essere) sconosciuto a livello di piattaforme social non essendosi mai iscritto da nessuna parte. Usa, e con fatica, un apparecchio mobile solo per telefonate, e-mail, sms e WhatsApp e non risponde a telefonate anonime, anche a motivo della persistente calamità dei call center, particolarmente invasiva nelle telecomunicazioni.

Ebbene, alle prime luci dell’alba  e mentre su Milano piove a dirotto, ecco il drin e giunge, su WhatsApp, un messaggio (con sigla alfanumerica) dal titolo ‘YouTube Community e oggetto General’, il quale presentandosi come appena creato annuncia “A group where community members can talk … ”.
Nel group sono segnalati 2 membri.

Seguono garbate info rassicuranti: “Questa chat offre un livello di privacy maggiore per il tuo numero di telefono” e ancora, ovviamente, “Tocca per saperne di più”.

Il soggetto non risponde (e non risponderà), ma i messaggi fioccano accavallandosi.

La presentazione continua: si viene così a sapere che la community “YuoTube-AB03008” è stata creata da un numero dell’Uzbekistan, “Tocca per visualizzare” e ancora “Ti ha aggiunto qualcuno che non è fra i tuoi contatti. Scopri di più sulle impostazioni sulla privacy dei gruppi”.

Cercando ora di far breve un lungo codazzo di drin:
dal Regno Unito segue informazione dell’essere ora, l’ignoto mittente del messaggio, un amministratore della community e poi  altri due avvisi, sempre di sigle consonantiche, di altri  novelli et eziandio ignoti amministratori, quindi il primo di questi, dal Portogallo, procede (sic) “Benvenuti nel Tik Tok Promotion Group. Vi invitiamo ad aiutare i commercianti di Tik Tok ad aumentare la visibilità e le visualizzazioni dei loro account e a guadagnare un po’ di reddito residuo nel vostro tempo libero. Speriamo che vi piaccia, seguite e guadagnate circa 40€-300€ al giorno. Mi scuso se queste informazioni disturbano in qualche modo, in caso contrario, spero che possiamo lavorare insieme, grazie”.

Subito dopo, dallo stesso numero del Portogallo, si entra opportunamente nel merito (sic): “Abbiamo bisogno di molti utenti reali che seguano i nostri influenti account Tik Tok. Per ogni attività completata, ti verranno pagati 3-5€. Basta cliccare su ‘Mi piace’ e ‘Segui’, ti pagheremo 3-5€ per ogni account influente che segui e metti ‘Mi piace’. Il reddito giornaliero varia da 40€ a 300€ a seconda di quanto attivamente completi le attività, e lo stipendio viene pagato quotidianamente.”

Immediata risposta, dal Portogallo, di altra sigla priva di vocali (forse richiedono di essere vocalizzate al pari dell’ebraico antico): “che cos’è? Perché sono qui?” Risponde il primo mittente: “Siamo un gruppo di lavoro di promozione ufficialmente autorizzato da Tik Tok. Ci dispiace di averti disturbato”.

Interviene uno nuovo, dalla Polonia, sempre illeggibile: “Sono un po’ preoccupato per la privacy e non so come le mie informazioni siano state aggiunte a questo gruppo.”
Il mittente presto lo conforta assicurando che “prendiamo molto sul serio la privacy di ogni membro” e precisa che “aggiungiamo persone in base a interessi o attività condivise”.

Poi al primo mittente portoghese sfugge una domanda strana, per essere colui che presenta e governa il gruppo: “Allora come ci paghi?”

Altri si associano alla domanda, dalla Polonia e dal Portogallo “Voglio sapere come partecipare” e la precisazione, da parte del primo mittente (quello che non sapeva come si pagasse) che “I nostri stipendi vengono pagati istantaneamente utilizzando cripto valute o banche. Non appena avrai completato il tuo incarico, ti garantisco che riceverai presto il tuo primo stipendio”.

Seguono “per risparmiare il tempo a tutti” istruzioni analitiche e condivisione del collegamento all’attività di Tik Tok “per accedere o cercare direttamente i canali di business operativo”.

Ci sono ancora tuttavia dei pignoli che si informano: (dal Portogallo) “Di che organizzazione si tratta? Come facevi a sapere il mio numero?” e (dalla Polonia) “E’ legale? Seguo le persone ogni giorno e nessuno mi ha mai pagato ahah” Risponde il medesimo “Caro, non preoccuparti, siamo una società formale e legale, puoi essere certo di collaborare con noi”.

Per quanto concerne, poi, la fonte dei dati ecco la risposta (dal Portogallo): “Questo gruppo è un gruppo di promozione di Tik Tok. Otteniamo il tuo numero di telefono tramite varie fonti online, come informazioni pubbliche, partner di marketing e aggregatori di dati”.

Molti sono desiderosi di lavorare e, a un certo punto, emerge che ci sarà un trasferimento, non meglio precisato, al ‘gruppo di lavoro Telegram’ dotato di  una bionda receptionist, di cui appaiono sfuocate immagini, titolata a mandare il denaro dopo verifica del completamento dell’attività.

“Tutto quello che devi fare è indirizzare il traffico verso il sito, cliccare sul link, inviare uno screenshot di Tik Tok al gruppo per confermare il successo, dopodiché potrai aggiungere la receptionist e riscuotere i pagamenti per il completamento con successo delle attività”.

Etc etc e “la receptionist di Telegram vi insegnerà come completare i compiti e guadagnare più stipendio”. Dal Regno Unito qualcuno conferma che “Sì, potete fare il lavoro facilmente. Utilizziamo Conto Corrente Bancario per pagarvi, in modo molto sicuro”.

E alle 10,46, sempre dal Regno Unito “… lo stipendio base per i dipendenti a tempo pieno è di 300€ o più. Oggi sono state reclutate in totale 352 persone. Stiamo reclutando in più gruppi in base al principio ‘Primo arrivato, primo servito’. Oggi ci sono ancora 23 posti disponibili. Grazie a tutti”.

Si nota quindi anche un certo livello culturale: già quei parrucconi dei latini e dei glossatori dell’Università di Bologna (XII-XIII sec. d. C.) sentenziavano ‘Primo nel tempo, più forte in diritto’ (Prior in tempore, potior in iure).

Seguono entusiastiche interlocuzioni fra coloro che intendono provare e coloro che comunicano il successo realizzato e i pagamenti conseguiti.

Cosa dire? Dopo l’Uzbekistan, prima genesi della rete, ci sono state comunicazioni (in ordine decrescente di numero) da Portogallo, Polonia e Regno Unito. Nessuna dall’Italia fino al momento dell’abbandono tramite il tasto ad hoc che cancella tutto il pregresso senza lasciare traccia, come se non fosse avvenuto nulla.

Un incompetente comprende -la parola è grossa, meglio intuisce- che particolari come il conto corrente degli adepti giustamente ansiosi di passare in cassa sono riservatamente trattati, en passant, fra le istruzioni operative che aprono l’accesso al gruppo. E, inguaribilmente sospettoso, si domanda incerto se valga la candela fornire il proprio IBAN in attesa della giusta ricompensa.

Inoltre avendo, sempre l’incompetente, qualche vaga simpatia lombrosiana, gli piacerebbe pure vedere in faccia chi comunica il conto corrente ai nuovi amici di Tik Tok e alla bionda receptionist di Telegram; ma va be’, non perdiamoci in dettagli.

Intuisce inoltre desso che i like, onnipresenti punteggiature di quotidiana sebbene non ricercata esperienza, a parte si capisce i numerosi appassionati che vivono in simbiosi con essi, sono anche pennuti addomesticati che volano dove li mandano e che non è male, se già non lo si è fatto, lasciarli perdere.

Così come qualche offerta commerciale particolarmente insistente, nutrita a monte da volonterosi sostenitori.

E forse sarà anche per via di queste migrazioni indotte che, per dirne una, nel settore recettivo le valutazioni dei clienti (non controllate, come precisato di norma nei siti) siano tutte uguali o quasi (mediamente intorno a 4,5 su 5) e quindi non servano a niente.

È stata fatta, sempre a esempio, esperienza di flautati avvisi affissi in camera che esortano i clienti a non mandare a Booking.com punteggi inferiori a 7 e che, se proprio fuori dagli stracci, sono pregati di contattare la Direzione.

Si intuisce altresì, sempre a livello di ingenua incompetenza, che prospera un florido mercato di scambio (compra-vendita) di dati personali, con buona pace della analitica & acribiosa documentazione che viene fatta firmare a ogni piè sospinto in tèma di privacy, alias riservatezza dei dati personali.

Ma, dulcis in fundo, proprio mentre il soggetto terminava di narrare la vicenda, abbandonata la voliera della community, ecco che plana su WhatsApp un altro drin-messaggio, questa volta dall’Angola, Paese noto per gli efficienti suoi servizi di recruiting il quale dopo un garrulo “Ciao, siamo Human Resources” (con tanto di foto di sorridente e dinamica giovane executive nera) comunica festosamente di avere selezionato il (malcapitato, ndr) destinatario per un lavoro online a tempo pieno o parziale (sic): “Questo è un lavoro molto semplice che può essere svolto a casa senza limiti di tempo o luogo. Part-time per 40-80 minuti al giorno! Lo stipendio giornaliero è di 280-550 euro, pagato lo stesso giorno etc etc”.

E poi i sindacati, non mai plachi, criticano globalizzazione, delocalizzazione, multinazionali e compagnia bella e gli esperti lamentano come chi cerca lavoro sia, talvolta, indotto perfino a emigrare.

Ah, scusate, dimenticavo: ai primi di settembre chi scrive ricevette una telefonata WhatsApp dall’India, ma per sua inguaribile indolenza & accidia non raccolse al balzo la ghiotta occasione: chi sa quale carriera internazionale avrebbe realizzato nel frattempo.

LMPD

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