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L’APPROFONDIMENTO – HPV

Nel Maggio di quest’anno in Puglia è stata approvata una legge regionale tesa a offrire un’informazione capillare a ragazze e ragazzi dagli 11 ai 25 anni in merito ai pericoli legati all’infezione da papilloma virus umano (in inglese Human Papilloma Virus, HPV). L’iniziativa è sicuramente ispirata a una buona politica sanitaria perché l’HPV (sigla collettiva che include oltre 200 genotipi virali) è l’agente eziologico della più frequente tra le infezioni sessualmente trasmesse.

Per comprendere l’enorme diffusione di questa infezione, è sufficiente ricordare la stima contenuta in un documento pubblicato nel Marzo di quest’anno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): “quasi tutte le persone sessualmente attive contrarranno un’infezione da HPV durante la loro vita”.

Può essere confortante il fatto che in circa il 90% dei casi la malattia si risolve spontaneamente e spesso in modo del tutto asintomatico. Più raramente si possono manifestare sintomi fastidiosi legati alla presenza di verruche o condilomi. Ma ciò che preoccupa di più è il fatto che – a distanza di tempo – l’infezione può condurre allo sviluppo di tumori, sebbene tale evoluzione avvenga in meno dell’1% dei casi.

Se l’1% a prima vista non sembra una gran cosa, è utile guardare da una diversa prospettiva questo sfortunato gruppo di pazienti: tra di loro ci sono le 620.000 donne e i 70.000 uomini che ogni anno in tutto il mondo si ammalano di un cancro causato da una pregressa infezione da HPV (anno di riferimento: 2019).

 

La vaccinazione anti HPV ha già dimostrato di essere capace di ridurre questi numeri in modo significativo, in particolare se abbinata alla prevenzione secondaria, alla lotta contro il tabagismo e alla riduzione delle iniquità sanitarie presenti all’interno dei singoli paesi e tra paesi con diverso livello di sviluppo economico.

Tutto ciò conferma le buone intenzioni dell’iniziativa legislativa citata all’inizio e fa comprendere il tipo di implementazione scelto dalla Regione Puglia, che – considerata la fascia di età dei soggetti da informare – ha deciso di legare la possibilità di iscriversi ai percorsi di istruzione (dalla scuola media all’università) alla presentazione di un documento che certifichi l’avvenuta vaccinazione oppure l’espletamento del colloquio informativo sui benefici della vaccinazione (sia in caso di vaccinazione in corso, sia in caso di rifiuto alla vaccinazione). Tutto questo in presenza dei genitori – per i soggetti minorenni – e con adeguate garanzie relativamente alla privacy.

In questo mese di Ottobre il nostro Governo ha deciso di impugnare la legge pugliese e l’esito lo conosceremo nei tempi previsti. La cosa importante è che il dibattito sul tema resti ancorato all’assoluta priorità di aumentare la consapevolezza nei confronti di una vaccinazione che ha dimostrato di essere in grado di impedire l’insorgenza di un gran numero di tumori maligni e di prevenire le sofferenze e la morte per cancro di milioni di persone in tutto il mondo.

È auspicabile che nel dibattito sia data la massima importanza alla corretta informazione dell’opinione pubblica per fugare eventuali dubbi nei confronti di un vaccino proposto elettivamente a bambine e bambini di 11 e 12 anni: la ragione è che a questa età un’attività sessuale è ancora poco probabile e ciò potrà consentire a bambine e bambini vaccinati per tempo di essere efficacemente protetti quando saranno esposti al rischio di contrarre un’infezione diffusa quasi ubiquitariamente.

È infine auspicabile che tale protezione venga sistematicamente estesa anche ai maschi, che – seppure con percentuali minori rispetto alle femmine – possono ammalarsi di cancro a causa di pregresse infezioni da HPV. Non farlo costituirebbe un esempio di “medicina di genere al contrario” e a tal proposito giova ricordare che nei maschi il vaccino protegge dall’insorgenza di neoplasie in sede anale, oro-faringea e peniena.

Davide Caramella

 

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