DE LITTERIS ET ARTIBUS – Il Presidente del Borgorosso Football Club, Luigi Filippo D’Amico (1970)
Il cinema è, fra le forme artistiche cui si rivolge la fantasia e l’intelligenza dell’uomo, la più recente (fine ‘800) altresì denominata ‘settima arte’: basandosi sul movimento riprodotto concreta una forma di narrativa normalmente di approccio più agevole o meno complesso rispetto alla lettura, ma in grado di ‘parlare’ ancor più direttamente allo spettatore (lettore).
Come ogni altra può rivelarsi assolutamente inutile oppure elevarsi a offrire esperienze e sensazioni di valore che, in virtù del mezzo tecnico costituito dal film, possono agevolmente essere riproposte nel tempo.
Con il titolo de “il Circolo del Cinema” pubblichiamo interventi su film che hanno fatto la storia e sono degni di memoria a cura di un appassionato cinèfilo.
Il Presidente del Borgorosso Football Club, Luigi Filippo D’Amico (1970)
“Chi si estranea dalla lotta è un gran figlio di ….”
Alla morte del padre, l’industriale vinicolo Libero Fornaciari -separato da trent’anni dalla moglie e unito more uxorio con un’impiegata della sua azienda e presidente della squadra di calcio di Borgorosso, un paese immaginario della Romagna- suo figlio Benito (un indimenticabile Alberto Sordi) eredita la squadra del Borgorosso Football Club, per la quale il genitore aveva avuto grande passione e investito parecchi soldi.
Benito, che vive a Roma ed è impiegato in Vaticano, ha accettato malvolentieri la presidenza del Football Club e, invitato alla prima partita della sua vita, si è allontanato dallo stadio dopo il primo tempo.
Ben presto però, pur restando sempre un incompetente, si dedica anima e corpo alla squadra: spende milioni per nuovi giocatori e arruola un sudamericano “mago” del calcio (ingaggia un curioso e improbabile allenatore soprannominato stregone, a imitazione di Herrera, mago del calcio vero dell’epoca).
Quando il Borgorosso, nonostante tutti gli investimenti, perde una partita dietro l’altra, licenziato il “mago”, Benito si trasforma in allenatore imponendo alla squadra ritiri basati sul lavoro nei campi al grido di incitamento, appunto, “Chi si estranea dalla lotta è un gran figlio di ….”.
Benito, assunte come già detto le redini del club e facendo da presidente-allenatore, riesce a far cambiare le sorti della squadra e infatti il Borgorosso risale in classifica fino a sfiorare la vetta.
Senonché, in una drammatica partita interna con gli eterni rivali del Sangiovese, mentre la squadra sta perdendo su rigore provocato dal giocatore brocco Celestino, comprato dal presidente a caro prezzo, Benito entra in campo litigando con l’arbitro e innescando un’invasione di campo da parte dei tifosi con conseguente interruzione della partita e successiva penalizzazione della squadra con squalifica del campo di gioco.
A causa della crisi che investe la squadra, un gruppo di imprenditori locali avversi a Benito riesce a costringerlo a dimettersi, ma Fornaciari, nella conferenza di addio al paese, con un astuto coup de théàtre presenta il suo ultimo ingaggio: nientemeno che la stella del calcio dell’epoca, Omar Sivori.
Questo, se da un lato gli assicura il sostegno “per acclamazione” della tifoseria, per contrasto provoca il ritiro della cordata degli imprenditori, il fallimento e pignoramento di tutte le proprietà di Benito e perfino del pullman sociale della squadra.
Di ciò non si cura Benito che, ritornato acclamatissimo a presiedere il Football Club di Borgorosso, parte con i tifosi in festa assieme alla squadra su un autocarro bestiame per raggiungere lo stadio.
“Il Presidente del Borgorosso Football Club” per la Regia di Filippo D’Amico ci riporta uno spaccato di un calcio nell’anno 1970, un calcio che non c’è più, quello delle bandiere con l’asta di legno e delle trombette, quello dei pantaloncini da gioco corti, i calzettoni alla caviglia e la tuta attillata, della passione popolare e di presidenti padri–padroni.
Alcune curiosità: Sordi disse di aver tratto ispirazione per il film proprio da un presidente romano, quello della Lazio dell’epoca.
Risulta non chiaro quale sia il campionato a cui partecipava il Borgorosso; probabile che nelle intenzioni fosse la Serie D, e infatti il Baracca Lugo (che giocava nello stadio delle riprese del film) nel 1968-69 era in serie D.
L’immaginario paese romagnolo di Borgorosso è riconducibile a Bagnacavallo (dove è stato girato il film) e lo stadio a quello di Lugo, entrambi paesi della provincia di Ravenna.
Da ultimo, risulta che una squadra di calcio chiamata Borgorosso Football Club 1919 sia stata veramente fondata per commemorare Alberto Sordi e il mitico film e venne presentata alla stampa l’11 novembre 2006 e iscritta al campionato 2006/2007 di Terza Categoria.
Antonio Grossi