APOCRIFA – Bambine e bambini (1)
La Giornata dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza coincide con la data della Dichiarazione dei diritti del fanciullo approvata il 20 novembre 1959 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ed è, con giusta sensibilità, sottolineata per la sua rilevanza e spiegata già nelle scuole elementari.
Ne conosco una, a esempio, dove la maestra ha fatto imparare ai piccoli una delicata poesia nella quale a parlare è un albero il quale desidererebbe essere curato nel suo sviluppo e formazione per quello che egli secondo natura è, proprio al pari di un bambino, e non costretto a modifiche traumatiche e irresponsabili da parte di coloro che lo piantano.
Per il rischio, sempre insito in tutte le numerose Giornate o Memorie che con alterna efficacia cercano di risvegliare qualche coscienza, non è male osservare un po’ più da vicino la storia di questa ricorrenza.
E anche per trarne forse qualche considerazione fuori della retorica che è sfortunatamente il comune denominatore di numerose celebrazioni le quali si spengono nel giro di poche ore per ciclicamente ricomparire l’anno dopo con non diversi risultati pratici: tutto rimane come prima.
La prima volta, per i diritti del bambino, si colloca a Ginevra nel febbraio del 1924 a opera della Società delle Nazioni che adottò un documento redatto l’anno precedente dalla infermiera volontaria britannica Eglantyne Jebb la quale, avendo prestato servizio nella Croce Rossa durante la prima guerra mondiale, sconvolta da quanto aveva visto e sperimentato di immondo nella specie a carico dei bambini, aveva alcuni anni prima (1919) fondato unitamente alla sorella Dorothy Frances l’organizzazione non governativa Save the Children per la difesa e la promozione, appunto, dei diritti dei bambini.
Il principale impegno della Società era, come noto, impedire altre guerre prevenendole sia attraverso la gestione diplomatica dei conflitti sia attraverso il controllo degli armamenti.
Talvolta infatti il periodo di tempo che intercorre subito dopo la distruzione bellica, esterrefatte come sono le genti uscitene vive (ma pur sempre con qualche eccezione), è propizio ai buoni propositi e non per nulla la Società delle Nazioni prese avvio dalla Conferenza di pace del 1919 assumendo solenne impegno di prevenire altre guerre, impegno presto evaporato nella nebbia tracimante dalle paludi della follia politica nazional-sovranista.
Essa Società fu poi sostituita, per sede e denominazione, da analoga organizzazione internazionale (ONU) sorta nel 1945 con uguale scopo e destinata, per la insonne determinazione dei peggiori che ovunque salgono con regolarità al potere sotto ogni cielo, a percorrere la medesima via al fallimento.
Così in ogni caso, allo stesso modo, i diritti dei bambini divennero oggetto di una nuova e non dissimile Dichiarazione approvata il 20 novembre 1959 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Ma le Dichiarazioni non sono vincolanti onde più opportunamente (in teoria) seguì la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia (Convention on the Rights of the Child) approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 con lo scopo di formalizzare gli obblighi degli Stati verso i bambini (dove il bambino, al singolare, intende dare maggior enfasi concettuale così come nel vangelo di Giovanni il riferimento non è alle miriadi sterminate di peccati, ma a il peccato) e ratificata in pratica da tutti (dall’Italia nel 1991) salvo che dagli USA.
Secondo usi e costumi insopprimibili nelle moderne comunità socio-politiche la progressione quantitativa delle parole utilizzate è stata irresistibilmente ipertrofica passando dalle poche (ma pesanti nella loro chiara determinazione) righe vergate dalla signora Jebb, e fatte proprie a Ginevra nel 1924, ai 54 articoli e centinaia di righe della Convenzione di New York del 1989.
Lasciando la parola alla Save the Children odierna (aggiornamento 2023) sono stimati in più di 400 milioni i bambini che vivono oggi in zone di guerra, più del doppio rispetto alla metà degli anni ’90, mentre anche in Europa il numero di quelli esposti al conflitto è quadruplicato in un solo anno, passando da 2 a 9 milioni, per effetto della guerra in Ucraina. Vanno aggiunti quelli di Gaza e dintorni.
Le negazioni dei diritti fondamentali dei piccoli, bambini e bambine, si dipanano nell’orbe non solo a causa dei conflitti armati (che già basterebbero e avanzerebbero), ma altresì per cause economiche, climatiche e alimentari.
Sempre dalla documentazione di Save the Children:
Diritti negati: guerra.
L’impegno della comunità internazionale per proteggere i bambini non è sufficiente. Con sempre maggior frequenza, le emergenze umanitarie scatenate dai conflitti perdurano per anni, mentre i finanziamenti umanitari si stanno riducendo […] già nel 2022 mancavano all’appello quasi 650 milioni dei fondi umanitari necessari, lasciando 18 milioni di bambini vulnerabili e operatori esposti al rischio di violenza, sfruttamento e abusi nelle peggiori crisi umanitarie del mondo. Il deficit nelle risorse indispensabili per la protezione dei bambini nelle zone di conflitto, secondo le stime, potrebbe raggiungere entro il 2026, 1 miliardo di dollari, con gravissime conseguenze per i più vulnerabili.
Diritti negati: crisi climatica.
I cambiamenti climatici stanno segnando la vita dei bambini a ogni latitudine, contribuendo a causare la più grave crisi alimentare degli ultimi decenni. In particolare, il continente africano sta subendo gravi conseguenze a causa dell’impatto crescente della crisi climatica che ha già costretto nel 2022 allo sfollamento quasi 2 milioni di bambine e bambini nell’Africa subsahariana, quasi il doppio rispetto all’anno precedente.
Diritti negati: cause economiche, fame e malnutrizione.
Si stima che almeno 17,6 milioni di bambini sono nati o nasceranno nel 2023 soffrendo la fame. Ciò corrisponde a circa 33 bambini al minuto […] con un aumento del 22% rispetto a dieci anni fa. Infatti, quest’anno circa un quinto di neonati in più dovrà affrontare la fame rispetto al 2013, quando erano 14,4 milioni.
L’Africa e l’Asia sono i due continenti che totalizzeranno il 95% delle nascite dei bambini denutriti nel mondo nel 2023. Tra i Paesi in cui almeno il 25% della popolazione soffre di fame cronica, c’è la Repubblica Democratica del Congo (RDC) dove circa 1,5 milioni di bambini nasceranno denutriti, il numero più alto nel Paese da quando sono iniziate le registrazioni della FAO nel 2016 […].
LMPD
(l’articolo continua nel prossimo numero)