APOCRIFA: Civiltà

Che la storia sia maestra di vita, come sostenevano con qualche ottimismo di troppo gli antichi, è sfortunatamente difficile da accettare: un conto è infatti analizzare cose avvenute nel passato, con le loro varie concatenazioni, ed un conto è governare il presente che fluisce di continuo, giorno dopo giorno, sbocciando ogni notte in un futuro carico di variabili e di incognite.

La storia racconta che i secoli si sono susseguiti accompagnati anche, più o meno velocemente, ma senza soluzione di continuità, da conflitti, migrazioni e scontri fra tribù e popoli ognuno dei quali con un certo suo bagaglio di conoscenze, modi di vivere ed organizzazioni (religiosa, sociale, politica): in una parola, ognuno con la propria civiltà.

Le civiltà sorgono, si sviluppano, si ammalano, si contrastano, si mescolano, si assorbono a vicenda, vincono, perdono, scompaiono.

Oggi non siamo in grado di misurare in quale fase del processo ci troviamo, poiché la considerazione più corretta e concreta avviene, ovviamente, a posteriori, ma è attendibile pensare che si sia in una fase molto importante e molto critica, per le caratteristiche di transizione faticosa dell’Unione europea, per le modifiche che già stanno verificandosi in molti Paesi, per la guerra di religione in corso, portata dall’islam sia al suo interno sia verso l’esterno (gli attuali infedeli, distratti epigoni senza voglia di memoria di padri a suo tempo già qualificati tali e come tali combattuti ed anche conquistati).

La differenza di civiltà, o di civilizzazione se si preferisce, fra i Paesi europei e i Paesi affacciati sull’altra sponda del Mediterraneo, Africa e Medio-Oriente (con esclusione, ovviamente, di Israele che è un Paese occidentale) è obiettiva ed evidente comprendendo praticamente tutti gli aspetti che concernono il modo di vivere di un popolo: dall’organizzazione sociale e politica (esecutivo, legislativo e giudiziario) alla considerazione dei diritti dei cittadini, sanità, istruzione, lavoro etc.

Chiunque abbia conosciuto qualcosa del Medio Oriente, anche solo avendolo visitato per motivi di viaggio, è già in grado di intuire almeno taluni dei più importanti contenuti (e quindi differenze) in termini delle rispettive civilizzazioni. Altri particolari li si acquisiscono dall’ampia documentazione disponibile e, con prudenza, dai media.

Ma esulando dall’intenzione di questo breve articolo realizzare un’analisi anche sommaria, la prima sintesi, grezza finché si vuole, è che l’Europa è diventata moderna avendo alle spalle, fra l’altro, la Rivoluzione francese (oltre all’habeas corpus inglese), mentre il Medio-Oriente moderno non è. Esso ha ancora modi di intendere la vita e la società che risalgono, rispetto a noi, ad alcuni secoli or sono: a cominciare dai rapporti uomo-donna che sono alla base della convivenza sociale e che da noi si tende, come altro, a dare per scontati.

Individuando la differenza obiettiva, non si vuole dare (ancora) un giudizio di valore, ovviamente questo soggettivo, ma di stato e di situazione.

Ognuno è libero (a prescindere dall’indagine non certo agevole sul grado di libertà effettiva, nella specie, dei cittadini medio-orientali e sul loro potenziale orientamento in merito) di vivere come crede o come meglio può. Non per nulla la gente, quando ci riesce, si sposta da un luogo all’altro, come ha sempre fatto nel tempo, in cerca di condizioni migliori. E questo è un termometro preciso.

La considerazione che precede serve solo a sottolineare che un dialogo fra culture così diverse e già in potenziale conflitto se il conflitto non si fosse davvero, potrebbe esistere solo se da parte di ambedue i soggetti ci fosse, quantomeno, la consapevolezza sia del proprio ‘io’, inteso come propria storia e tradizione ovviamente priva di iattanza verso i terzi, e la ricerca di un vero obiettivo comune privo di collaterali concessioni o cedimenti unilaterali adottati per compiacere, non si sa poi con quali risultati, l’altra parte la quale, da parte sua, non solo non dà valore alcuno a siffatti comportamenti, ma li considera palesi segni di debolezza o decadenza.

L’obiettivo è, in sostanza, uno solo e, in un mondo divenuto sfortunatamente stretto dove si è costretti a vivere gomito a gomito (crowding & cramping syndrome) corrisponde ad uno stato di equilibrio connotato dal reciproco rispetto non solo formale.

Analogamente a quanto avviene per il dialogo così detto interreligioso che certo non porta a superare le indistruttibili differenze teologiche reciproche, ma al posto dei morti ammazzati mette persone che, almeno, si rispettano o rinunciano ad odiarsi pur continuando, nella maggioranza dei casi, a pensare che gli altri da sé sbagliano e sono sulla cattiva strada.

La libertà, in tutte le sue manifestazioni, è la vera conquista dell’uomo civile ed è, nel grande rischio di bene e di male che necessariamente essa contiene, attributo divino sopra ad ogni altro, quello che, unitamente alla misericordia, riesce a dare un senso comprensibile all’espressione biblica immagine e somiglianza di Dio accreditata all’uomo diversamente ben più adatta, vista l’esperienza (non solo di questi tempi), all’anti-dio o alla bestia.

A margine di questa sommaria considerazione circa la differenza fra le civilizzazioni che oggi si confrontano e non sappiamo con quali risultati, c’è per esempio l’orientamento opposto circa il riconoscimento o meno dei diritti umani: la maggior parte dei terroristi che hanno realizzato stragi in Europa sono risultati già noti, più o meno, ai servizi di sicurezza, ma lasciati a piede libero poiché in carenza di prove adeguate ai rispettivi (nostri) sistemi giudiziari.

Altrove non è così e, per una logica chiara solo a chi sta dall’altra parte, cioè al potere, colui che, a torto o a ragione, diventa sospetto facilmente scompare senza lasciare tracce o tracce di bugie tanto banali da risultare offensive. Il presidente egiziano lo ha detto in chiaro al presidente francese, non molto tempo or è, forse con l’intento di parlare anche all’Italia. Che da un bel po’, sul caso del ricercatore ucciso, non fiata più.

Né sembra che i Paesi europei, attratti come sempre dalla fame dei contratti internazionali (se l’Occidente smettesse di vendere loro armi e tecnologie, gliele venderebbero la Russia e la Cina o la Corea, quindi tanto vale continuare e, almeno, guadagnarci su finché si può) abbiano compreso del tutto che mentre da noi c’è l’uso, fino alla sconsideratezza e all’autolesionismo, della parola, dall’altra parte oltre alla parola, utilizzata in misura ancora superiore, ci sono le azioni che si intendono comunque realizzare.

Un misterioso -e così denominato- colpo di stato, durato qualche ora mentre sono diffuse le notizie più disparate e ovviamente incontrollabili, porge il destro al potere costituito di una rapida eliminazione in massa di avversari politici ed oppositori.

E questi sono gli alleati.

Luca Pedrotti Dell’Acqua

Print Friendly, PDF & Email