APOCRIFA – Gott mit uns
Cercare di avere l’Altissimo dalla propria parte, in politica (e non solo), è un vizietto vecchio come il mondo nonostante nell’Antico Testamento (Esodo e Deuteronomio) il Decalogo metta ben in guardia dal pronunciare invano il nome del Signore Dio e nonostante, nel Nuovo, Gesù proceda a dividere esplicitamente le cose di Dio da quelle di Cesare con un verbo specifico ancora ben più incisivo del tradizionale dare/date, in cui di solito l’originale greco è tradotto, il verbo restituire/rendere e nonostante che l’unica volta in cui è ricordato divenire violento sia in occasione della cacciata dei mercanti dal tempio.
In estrema sintesi, la chiave di lettura di questo originario e alto insegnamento è la desacralizzazione della politica la quale, viceversa, ha sempre cercato (e per molti secoli c’è anche riuscita con la collaborazione della chiesa temporale, teologicamente immemore del colloquio con la Samaritana o altrimenti incapace di rinunciare all’organizzazione del potere terreno) di puntellarsi o di crescere per il tramite di Dio.
Perfino Hitler, l’artefice di un regime ateo (nell’accezione etimologica di senza Dio) e anzi contro Dio, ai tempi in cui ancora si mascherava utilizzò strumentalmente il nome del Signore ed elementi della fede cristiana ai fini della propaganda necessaria a mobilitare spiritualmente le masse.
Dietrich Bonhoeffer, poi ucciso dai nazisti nel 1944, era allora (nel 1933) un giovane pastore luterano che fu chiamato a tenere una conferenza radiofonica nel corso della quale mise in guardia dal rischio che il Fuehrer (colui che conduce) potesse diventare (contemporaneamente) il Verfuehrer (colui che seduce, che travia) del popolo. La trasmissione radiofonica fu lì per lì, ovviamente, sospesa, ma il concetto espresso rimase per la considerazione di chi (a quel tempo ben pochi) avevano orecchie per intendere e comunque per ciascuno che, in ogni tempo, aspiri a pensare in particolare con la propria testa (e coscienza) al di fuori della propaganda e della sua sporca seduzione.
Gott mit uns (Dio con noi) era all’inizio il motto dei Cavalieri Teutonici, ordine monastico-militare-ospedaliero sorto all’epoca della terza Crociata con finalità d’assistenza ai pellegrini tedeschi in Terrasanta, e già al tempo dell’origine non è del tutto certo che Dio fosse in particolare e a preferenza con loro, ma poi finì empiamente e miseramente, come si addice all’idolatria, sulle fibbie dei cinturoni dei soldati del Reich essendo passato attraverso l’adozione da parte del re di Prussia e degli imperatori germanici.
Deus nobiscum sembra abbia avuto un uso anche e perfino fra i soldati romani e, poi, bizantini per non parlare dei tempi moderni (valga, per tutte le guerre, il riferimento alla inutile strage): per andare a uccidere e -se del caso- morire è sempre meglio cercare di avere Dio con sé, tralasciando ovviamente l’insignificante particolare che, il Signore essendo Uno, è probabilmente allo stesso tempo anche con gli altri, i nemici.
Ecco il valore dell’insegnamento di Gesù e lo svelamento della ipocrisia, malafede ed empietà di chi cerca di mescolare, a proprio uso e consumo, la politica con il divino da cui è peraltro chiaramente ammonito di guardarsi.
Nondimeno la tentazione è, all’evidenza, troppo forte e la propaganda politica, come peraltro il denaro, non sembra avere odore: a prima vista e a seguito di un esame superficiale.
Invece ne hanno e come se ne hanno, di tanfo, sia l’una sia l’altro: solo che si percepisce in un secondo tempo e, per lo più, quando è più difficile rimediare.
Quanto poi ai simboli di fede, croci e rosari e libri del Vangelo (che non sono il giustamente dimenticato libretto rosso di Mao), non vanno ab-usati temerariamente, in palese prospettiva di seduzione del potenziale voto cristiano, per tentare di convincere o avvicinare il prossimo impaurito alla propria protesta di rettitudine e di etica: per queste è (sarebbe) più che sufficiente l’esempio di vita: da questo si riconosce l’albero, non dalle etichette commerciali.
LMPD