HomeDialogandoNewsletterApocrifaAPOCRIFA – Libito fé licito in sua legge

APOCRIFA – Libito fé licito in sua legge

Lasciando da parte discussioni e diatribe sulle certezze scientifiche, che non sempre sono disponibili nella misura e con la sicurezza che si vorrebbe, bisogna riconoscere che anche e perfino ragionare sui fatti può risolversi in un esercizio inutile o privo di senso là dove qualcuno dei partecipanti neghi l’evidenza.

Negare l’evidenza, quali ne siano le motivazioni (sovente la negazione origina dal fatto che non esistano appigli razionali a sostegno di una scelta unicamente ideologica) che ne promuovono il corso, è la modalità più diretta ed efficace per ovviare al rischio che si radichi anche solo una parvenza di colloquio, confronto, ragionamento (Dio non voglia che avvenga poi di trovarsi a mal partito o invischiati per impossibilità a sostenere la propria tesi se non con “scevà” retorici e anche di tornare indietro): quindi è no perché è no. Chiaro? E perché mai è no? Perché lo dico io.

È lo stesso modo di comportarsi (qui il termine ‘ragionare’ sarebbe ovviamente inidoneo) dei dittatori di ogni colore i quali, in tutti i tempi e luoghi, fanno corrispondere alla propria ideologia qualsivoglia concetto: da libertà e democrazia a tutti gli altri.

Uno dei pochi argomenti sui quali rissosi, ondivaghi e non di rado solipsisti rappresentanti della scienza si sono trovati d’accordo con gli esperti seri circa l’infezione da Covid-19 è che il vaccino (nelle sue varie formulazioni) non copra il rischio totalmente, ma in percentuali minori e non ancora ben definite a motivo del fatto che la raccolta dei dati, in prospettiva pluriannuale, è in corso né potrebbe essere altrimenti viste le circostanze.

A parte che la non totale copertura dal rischio non è lacuna solo del vaccino Covid-19, ma anche di altri a cominciare da quello antinfluenzale in uso da quel dì (1945).

Sta di fatto, e questa è una rilevazione empirica/fattuale, che per i vaccinati si è ridotta significativamente, nei fatti, la morbosità e la mortalità rispetto ai non vaccinati e quindi lo strumento vaccinale svolge una sua obiettiva azione contro le evoluzioni gravi della malattia e riduce o prevenire in larga misura l’ospedalizzazione e i decessi da Covid-19.

Si può essere contrari alla vaccinazione per scelta propria, sulla quale se non ci si vuole confrontare è privo di senso perdere tempo per indagare o insistere, e poiché siamo in un Paese libero questo è possibile, ma è temerario e civicamente illecito pretendere di imporre, ora che il pericolo sembra in calando per le attenzioni e le cure degli altri (chi sa quanti di codesti oppositori sarebbero corsi a farsi vaccinare, nella paura buia dell’anno scorso, se il vaccino fosse stato disponibile), il proprio negazionismo al prossimo in particolare con la violenza verbale (quella fisica è esclusa per definizione) e con le contorsioni politiche da bassa cucina.

A parte il fatto non marginale che -per usare una parolona a effetto- la democrazia dei numeri (ce ne potranno anche essere di errati o mal contati, ma non in misura tale da annullarne la schiacciante prevalenza) si traduce in una fotografia dei fatti che rigetta la tesi negazionista (dannosità, dittatura sanitaria, complotti, manovre indirizzate a schiavizzare la popolazione etc) costringendola a balbettii e arrampicate sugli specchi, il ricorso esposto e sventolato come un vessillo dai contra vaccino agli scenari irrinunciabili di libertà personale e al rifiuto da fare da cavie ai poteri (più o meno occulti) della scienza medico-farmaceutica poggia su basi d’argilla.

La libertà è una cosa troppo seria e importante (per tutti: anche per quelli che si dimenticano di curarsene) per lasciarla in balia di farneticazioni a effetto che, furbescamente o ignorantemente, la mescolano alla licenza (l’esercizio ricordato da Dante a proposito della imperatrice la quale libito fé licito in sua legge è un vezzo programmatico sempre attuale, oggi si chiama legge ad personam o corsia preferenziale, che ha la coda lunga nei secoli dei secoli): con la stessa ‘logica’ di chi avversa il vaccino in nome della libertà personale e quindi, per esempio, l’obbligo di non presentarsi al lavoro se non vaccinati per contenere l’infezione, c’è tutto lo spazio per avversare l’obbligo della patente per guidare l’auto o la qualifica per condurre l’aereo o per calcolare il cemento armato di un grattacielo o di un ponte fino, perché no, alla legittimità degli orari dei trasporti pubblici: essendo liberi di muoversi e quando e come si vuole, il dover rispettare, che so, un orario imposto unilateralmente dal potere ferroviario si svela per quello che in effetti è: un’inammissibile intrusione e limitazione della sfera della libertà personale.

Che poi questa inammissibile intrusione si imbeva della più alta passione politica e sfoci nella (solita) marcia romana, contro un pronto soccorso o una sede sindacale, sotto la cappa di organizzazioni notoriamente benemerite verso la Repubblica in materia di libertà dei cittadini è un altro fatto da non tralasciare. Oppure no?

Il timore di far da cavie, o essere cavie della scienza, è poi tale da suscitare quasi tenerezza psichica.

Da quando è iniziata la storia dell’uomo (fin dall’inizio restio a riconoscere la propria responsabilità e ben attento nel tentativo di schivarla sebbene con incerti risultati: Adamo scarica su Eva ed essa sul serpente) la civiltà avanza sulla sperimentazione e, in particolare, la medicina progredisce sui morti (specialmente i suoi). La progressiva trasformazione della medicina da magia a scienza è per noi collegata all’università di Padova e a Santorio Santorio, il rinascimentale medico scienziato da Capodistria (allora territorio di Venezia) che fu collega di Galileo e il primo pienamente consapevole dell’idea moderna di sperimentazione.

Se oggi il contra vaccino affetto, per esempio (ma vale per tutto), da una neoplasia ha la possibilità di farsi operare e/o curare (chemio/radio), deve solo ringraziare una teoria ininterrotta di cavie che, prima di lui (e nemmeno di tanto), sono morte nella sperimentazione.

E lui medesimo, quando entra in un qualsiasi ospedale per una cura, per il tramite dei suoi dati personali, entra comunque silenziosamente a far parte della maggioranza cioè delle cavie.

Le quali non sempre corrispondono a quelle dei film con lo scienziato schizzato, i fulmini notturni e i fili elettrici che escono dal cranio del paziente di turno.

LMPD

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