APOCRIFA: Non facile
Il prete che ha comunicato alla stampa, facendo fare alla notizia il giro del mondo, la propria condizione di omosessuale con compagno ha ricercato verosimilmente due risultati: risolvere nell’unico modo che gli doveva sembrare possibile la propria vicenda personale (ha già lasciato Roma per la Spagna) e contemporaneamente porla in uno scenario di più generale comunanza in grado di farne scolorire, a suo giudizio, l’impatto con il merito di avere, finalmente, alzato un velo.
E’ stata una scelta, di usare un fuoco d’artificio anziché la riservatezza, che non ci si sente di discutere addentrando, come fa, le sue radici nella coscienza personale. Ma che non contribuisce, aggiungendo più confusione che chiarezza, all’analisi di problemi drammaticamente all’attenzione di molti, credenti e non.
Il prete in parola ha reso noto la (sua) lettura teologica della situazione di vita nella quale versa, tutto sommato (a suo dire) meno critica di quanto un profano non penserebbe, e la consolazione di avere un trasparente colloquio con Dio, condizione questa che si accreditano in molti indipendentemente dal pervenire, in virtù di ciò, ad opinioni opposte e confliggenti.
Dato che è difficile supporre un Dio che si diverta ad aumentare la confusione degli uomini, è più realistico pensare al sempre in voga esercizio di (cercare di) tirare Dio per la giacca a proprio uso -al netto della teorica probità (non sempre o necessariamente) delle intenzioni- che è, tra l’altro, la ragione d’esistere -e di continuare ad esistere- della idolatria di ieri e di oggi: la quale non è un residuo confinato alle credenze delle popolazioni arretrate, come dall’alto della civiltà con qualche degnazione si constata, ma struttura portante dell’organizzazione politico-sociale della civiltà contemporanea, anche all’interno dell’ecclèsia temporale: il potere, il denaro, il successo, il rango…diversamente il messaggio evangelico, in tutti questi secoli, avrebbe fatto più strada.
Forse anche per questo Francesco papa insiste tanto a mettere in guardia dalla tentazione di ritenersi depositari di certezze (in qualche modo ingabbiando parole che originano dal mistero divino), tentazione che conduce poi a inquietanti analogie con coloro i quali, respingendone l’insegnamento (questo linguaggio è duro, chi può ascoltarlo?), condussero Gesù da Pilato poiché sicuri nelle loro conoscenze teologiche e (diverse) interpretazioni.
Il problema della sessualità, essendo umano, esiste evidentemente anche nella chiesa: il prete fa promessa di celibato, dalla quale non può che originare in linea di principio, uno stato di astinenza (diversamente che per i religiosi i quali fanno, fra gli altri, espresso voto di castità), ma -come ogni uomo- egli è anche suscettibile di debolezza e di devianza dalla norma. La quale peraltro non è uguale in altre religioni cristiane ed anche nei cattolici di rito greco, che ammettono il matrimonio del prete, anche perché probabilmente essa non ha un univoco fondamento teologico, ma si basa su scelte (in linea teorica anche fondate e comprensibili, come l’opportunità che il ministero non abbia anche il carico e la preoccupazione della famiglia).
Per il prete, quindi, la devianza da questa norma è costituita dal disordine sessuale che, in virtù della scelta celibataria, non dovrebbe realizzarsi. Ci sarà chi riesce meglio e chi ha, invece, più difficoltà e più rischio. Ove però questo si realizzi, per allontanamento del soggetto dalla promessa fatta, il coinvolgimento -trattandosi di una situazione umana- riguarda sia il genere femminile sia quello maschile (non sono disponibili dati).
Quindi l’omosessualità è un aspetto ulteriore, e non certo marginale, del problema e le sue condizioni possono condurre a quei tragici fenomeni non più solo illeciti nel rapporto personale del soggetto con Dio (il peccato è allontanamento) e con il partner, qualunque sia, ma anche e in particolare gravemente illeciti oltre che sicuramente dannosi verso terzi innocenti come la pedofilia, che troppo a lungo è stata evidentemente pretermessa o dissimulata.
Anche la traballante uscita in televisione di quel prete in Trentino, a ridosso della ben più sofisticata enunciazione romana del teologo polacco, tesa a disquisire -nel corso di un’intervista che è strumento già di per sé scivoloso- su omosessualità, pedofilia e ricerca di affetto da parte dei bambini è un segno di conferma circa la confusione e l’esistenza di un malessere diffuso che richiede interventi reali e privi d’ipocrisia.
Il comune sentire della maggior parte delle coscienze (vox populi, vox Dei) in un determinato periodo storico va preso, ovviamente, con la dovuta e sempre prudente cautela atteso che se anche tutti, all’improvviso, reputassero ad esempio lecito l’omicidio non per questo potrebbe essere abolito il quinto comandamento che lo inibisce (Dio è difficilmente ingabbiabile anche dalla democrazia), ma fra il tutto e il niente ci sono combinazioni più realistiche in termini di efficacia sia del tutto sia del niente.
Luca Pedrotti Dell’Acqua