L’APPROFONDIMENTO – Abominevole
C’è una parola che in almeno due occasioni ha avuto un ruolo particolare e un po’ sorprendente nella storia della scienza. Si tratta dell’aggettivo “abominevole” le cui radici affondano nel verbo latino “abominari” che è composto da “ab”, prefisso che indica allontanamento, separazione e da “omen”, che significa “presagio”, “augurio”, entrambi con connotazione negativa. Quindi è abominevole ciò che ci induce a prendere le distanze da qualcosa che percepiamo come un cattivo presagio e che consideriamo detestabile, orribile, ripugnante.
Sia Darwin che Einstein impiegarono questo aggettivo per descrivere risultati scientifici che, pur essendo logicamente validi, risultavano per loro difficili da accettare o conciliare con le proprie convinzioni e con le teorie che ritenevano consolidate, spostando l’enfasi del termine dall’orrore morale all’incompatibilità concettuale.
Charles Darwin, in una lettera che scrisse al suo amico botanico Joseph Dalton Hooker il 22 luglio 1879, definì l’evoluzione dei fiori, ovvero l’improvvisa comparsa e la rapida diversificazione delle angiosperme, come un abominevole mistero (“abominable mystery”). Questo non significa che Darwin trovasse i fiori ripugnanti, ma che la loro comparsa rappresentava una sfida alla sua teoria dell’evoluzione per selezione naturale in quanto le angiosperme sembrano comparire all’improvviso nella documentazione fossile del Cretaceo, circa 135 milioni di anni fa, senza chiari antenati o forme di transizione ben definite. Questo contrastava con la sua idea di un’evoluzione graduale e continua: mancavano le forme di passaggio che avrebbero dovuto collegare le angiosperme ad altri gruppi di piante.
A peggiorare le cose, per Darwin, c’era il fatto che le angiosperme iniziarono subito a diversificarsi in una vera e propria esplosione evolutiva, che era difficile da spiegare con i meccanismi lenti e graduali della selezione naturale. La scienza attuale, pur senza chiarire del tutto il rapidissimo successo evoluzionistico dei fiori, ha potuto contare sulla scoperta di nuovi fossili che forniscono maggiori informazioni sulle possibili antenate delle angiosperme e sulle prime fasi della loro evoluzione. Inoltre oggi è stato chiarito con miglior precisione il ruolo cruciale dell’impollinazione da parte degli insetti e di altri animali nella diversificazione delle angiosperme, suggerendo che è stata la coevoluzione tra piante e impollinatori ad aver giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione dei fiori e nella loro rapida diversificazione.
Anche Albert Einstein usò questo aggettivo inconsueto nel contesto scientifico quando disse a Georges Lemaître: “vos calculs sont corrects, mais votre physique est abominable”. Il motivo dell’estrema riluttanza di Einstein ad accettare la teoria lemaîtriana era dovuta al fatto che lui era convinto che l’universo fosse statico. Fu per questo che Einstein preferì respingere la dimostrazione fatta dal Fisico belga che le equazioni della relatività generale potevano essere compatibili con un universo in espansione.
In seguito, quando le osservazioni astronomiche confermarono l’effettiva espansione dell’universo, Einstein riconobbe il suo errore e definì l’introduzione della costante cosmologica, a salvaguardia del suo pregiudizio a favore dell’universo statico, come “il più grande errore della mia vita”.
Ricorrenti segnalazioni giornalistiche, che a volte compaiono nell’occasione del Giorno della Memoria, accostano nuovamente il nome di Einstein all’aggettivo abominevole. Infatti non si può che definire tale, il tragico episodio che nel 1944 si abbatté sulla famiglia di Robert Einstein (cugino del Fisico) il quale – emigrato in Italia fin dal 1913 per motivi di lavoro – soffrì la perdita della moglie e delle due figlie, uccise da soldati dell’esercito regolare tedesco in ritirata. Gli storici concordano sul fatto che quegli omicidi furono commessi per punire Robert Einstein del fatto di essere ebreo e di essere parente di uno scienziato di fama mondiale ostracizzato dai nazifascisti. A un anno di distanza, nel 1945, Robert Einstein si suicidò nella villa toscana dove era avvenuto il massacro della sua famiglia.
Concludo questo “Approfondimento” con una paretimologia intenzionale: quella che potrebbe interpretare come abominevole tutto ciò che si allontana dalle caratteristiche che ci piace pensare essere tipiche della benevola natura umana (“homo”), dimenticando che della nostra complessa natura fanno parte anche le atrocità di cui – nel migliore dei casi – qualche volta ci vergogniamo.
Davide Caramella