HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoL’APPROFONDIMENTO – Asteroidi

L’APPROFONDIMENTO – Asteroidi

Il corpo vitreo è la formazione gelatinosa trasparente che -all’interno dell’occhio -occupa lo spazio tra il cristallino e la retina. La sua trasparenza permette alla luce di raggiungere la retina con minimo assorbimento e garantisce la buona capacità visiva dell’occhio umano. Tuttavia, nel corso della nostra vita, la trasparenza vitreale può diminuire: in particolare l’invecchiamento può associarsi alla formazione di piccoli agglomerati di grasso e sali di calcio nel contesto del collagene contenuto nel corpo vitreo. Questi agglomerati si chiamano “corpi asteroidi” e la condizione patologica è denominata “ialosi asteroide”, ovvero un’opacizzazione vitreale benigna che generalmente non necessita di trattamenti.

La prima descrizione dei corpi asteroidi si deve a A.H. Benson, che nel 1894 pubblicò nella rivista “Transactions of the Ophthalmologic Societies of the United Kingdom” un articolo intitolato: “Diseases of the Vitreous—A Case of Monocular Asteroid Hyalitis”. In seguito, il termine “ialite”, il cui suffisso suggerisce la presenza di un’infezione, fu sostituito con “ialosi”, utilizzando un suffisso che indica piuttosto una condizione o un processo di natura cronica o degenerativa.

Quando menzionavo le malattie come la ialosi ai miei studenti – magari stanchi dopo una lunga mattinata di lezioni – dicevo loro che le malattie in “osi” sono l’equivalente in medicina dell’espressione idiomatica inglese shit happens, che invita a una saggia rassegnazione di fronte a eventi casuali e spiacevoli che sono totalmente fuori dal nostro controllo, ma che per fortuna non sono troppo gravi.

Un asteroide (spaziale, questa volta) che è sicuramente fuori del nostro controllo è 2024 YR4, sebbene vi siano moltissime informazioni su di lui, in ragione dell’allarme suscitato dal fatto che la sua orbita potrebbe intersecare quella della Terra nel dicembre 2032. A tale proposito, ci viene spesso ricordato che l’impatto avrebbe effetti catastrofici sulla biosfera del nostro pianeta. Per chi volesse un aggiornamento puntuale – ma non allarmistico – suggerirei di consultare la pagina dedicata nell’ambito del sito web dell’Agenzia Spaziale Europea.

Oltre a questo asteroide – potenzialmente portatore di morte planetaria – c’è un secondo corpo celeste che ha già iniziato a fornire dati di grande interesse sulla comparsa della vita nel nostro sistema solare. Si tratta di Bennu, un asteroide famoso per essere stato raggiunto da una missione della NASA avente per obiettivo il prelievo di un campione dalla sua superficie.

Questa spettacolare missione spaziale ha consentito nel 2018 di far arrivare una sonda in stretta prossimità dell’asteroide Bennu. Dopo un lungo periodo di mappatura, nel 2020 la sonda ha prelevato circa 250 grammi di detriti di Bennu grazie a un braccio robotico e nel settembre 2023 ha fatto arrivare questo prezioso materiale sulla Terra. Da allora è iniziata una complessa attività di ricerca, che ha dovuto superare qualche imprevisto iniziale (shit happens!), ma che adesso sta rivelando gli ingredienti biochimici che erano disponibili nel nostro sistema solare prima ancora della comparsa della vita sulla Terra. Infatti su Bennu sono stati trovati un gran numero dei componenti essenziali delle proteine e degli acidi nucleici e sono stati scoperti minerali la cui formazione richiede la presenza di ambienti primordiali ricchi d’acqua.

Con particolare riferimento ai componenti delle proteine, gli aminoacidi trovati su Bennu sono rappresentati in modo equivalente nelle due forme chirali: destrogira e levogira. Ciò è meritevole di un’attenta riflessione, visto che sulla Terra solo gli amminoacidi levogiri possono essere impiegati per la costruzione delle proteine. Restano quindi da chiarire le cause di questa svolta a sinistra operata dall’evoluzione della vita sulla Terra.

Davide Caramella

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