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L’APPROFONDIMENTO – Babbuini

Sto trascorrendo alcuni piacevoli giorni già primaverili nella città di Roma, dove esiste un toponimo interessante: Via del Babuino.

Il primo aspetto che colpisce è la grafia del vocabolo, che si discosta da quella attualmente considerata standard in italiano, ovvero “babbuino”. La scelta di questa grafia è coerente con la storia del termine, che in francese è “babouin” e in inglese “baboon”. Quando, nella seconda metà del 1500, venne installata in quella via la famosa statua di Sileno, per le ragioni che diremo tra poco la via prese il nome che ancora leggiamo sulle mappe. Può essere dibattuto quanto l’evoluzione della grafia nell’attuale italiano standard sia stata influenzata dalla parlata romanesca, in cui il raddoppiamento delle consonanti (tra due vocali o all’inizio delle parole) è piuttosto comune.

Il secondo elemento che merita riflessione è come la figura di Sileno sia evoluta nella fantasia popolare in quella di un babbuino. Ciò è legato innanzitutto al senso estetico dei romani che non apprezzavano l’aspetto animalesco e deforme del personaggio mitologico rappresentato. A ciò si aggiunse la pessima reputazione di bevitore incallito che Sileno aveva nell’antichità. E poiché al “brutto” e al “cattivo” viene spontaneo aggiungere il “demoniaco”, la statua del pagano Sileno fu cristianamente demonizzata dalla cultura popolare tanto che il riferimento al personaggio mitologico si dissolse e la statua restò per sempre legata a questa diabolica scimmia africana.

Il terzo aspetto -che oggi può apparire persino sorprendente – è come l’accostamento operato dalla cultura popolare tra il babbuino e il male assoluto (diabolico) sia evoluzionisticamente molto vicino alla realtà. Infatti l’ecosistema che ha modellato l’evoluzione di queste scimmie consente loro di procacciarsi il cibo rapidamente e di essere relativamente ben protette dai predatori. Ciò lascia ai babbuini molto tempo libero a disposizione per rendere la propria vita di relazione un vero inferno. I babbuini vivono in gruppi numerosi e hanno un comportamento sociale molto sviluppato, basato su una spietata gerarchia di rango che influenza pesantemente sia i maschi che le femmine, elevando in modo significativo i loro livelli di stress. In questo contesto, persino la toelettatura (in inglese “grooming”), che in zoologia ha generalmente lo scopo di rafforzare in modo pacifico la coesione sociale, nei babbuini viene declinata con una sfumatura di raffinata crudeltà.

Tutto ciò sembrerebbe confermare che “l’inferno sono gli altri”, come si legge nell’opera teatrale “A porte chiuse” di Jean-Paul Sartre. L’opera è ambientata in una stanza, che rappresenta l’inferno, dove i personaggi temono di subire torture fisiche, per poi scoprire che la loro tortura consiste nella reciproca presenza e nel giudizio costante che esercitano l’uno sull’altro.

L’approccio evoluzionistico consente di proporre una visione un po’ più ottimistica. In effetti è vero che il nostro cervello ha una parte antica che può condizionare comportamenti simili a quelli dei nostri lontani cugini babbuini, ma esiste anche una parte più moderna del nostro cervello che è evoluta per mitigare gli svantaggi che i nostri antenati hanno dovuto accettare per adattarsi ai cambiamenti dei loro ecosistemi. In particolare il graduale passaggio al bipedismo ha progressivamente incrementato alcune nostre vulnerabilità spingendoci a passare da semplici animali sociali ad animali sempre più socievoli.

A questo proposito, mi torna in mente un pensiero che ho avuto più volte mentre guardavo i miei studenti entrare in aula per la lezione di Radiologia. Li osservavo sedersi vicini, gli uni accanto agli altri, con un elevato grado di tolleranza rispetto a differenze quali: maschi/femmine, bravi/meno bravi, regione di provenienza, ceto sociale di appartenenza. Guardavo con piacere le loro facce piatte (non musi appuntiti come quelli dei babbuini) e i loro piccoli denti canini, ascoltavo il loro parlottare amichevole (non ringhi aggressivi) e ammiravo l’infinita, benevola pazienza che li avrebbe portati a stare seduti per due ore ad ascoltare in silenzio un soggetto anziano della loro specie senza sbranarlo per poi sbranarsi tra di loro, come avrebbero fatto senz’altro dei babbuini in un’analoga situazione.

Davide Caramella

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