L’APPROFONDIMENTO – Mater semper certa?
Esistono frasi proverbiali, veri e propri distillati di saggezza, la cui autorevolezza è resa ancora più indiscutibile quando sono scritti in latino.
Ma, a ben guardare, il giudizio dei nostri antenati Romani (ai quali dobbiamo comunque moltissimo) non sempre resiste all’usura del tempo e in molte occasioni appare del tutto obsoleto.
Il maschilismo di una frase come “mulier malum necessarium” oggi non verrebbe ammesso neppure nel più indisciplinato dei dibattiti televisivi; né la presunzione di “Roma caput mundi” potrebbe essere rispolverata oggi che la nostra capitale è al settantesimo posto nella classifica mondiale delle città più popolose dopo centri universalmente noti come Surat, Yangon e Pusan.
Ma anche frasi più oggettive, che possono essere scambiate per verità scientifiche, risultano superate dalle attuali conoscenze: “melius abundare quam deficiere” farebbe rabbrividire la comunità degli esperti di radioprotezione, mentre “ex nihilo nihil”, farebbe alzare il sopracciglio a qualche astrofisico con validi motivi teorici per sostenere che l’intero universo viene dal nulla.
Ma c’è una frase che sembrava poter mantenere la sua validità anche a tanti secoli di distanza per la sua capacità di affermare con indiscutibile autorevolezza una cosa che la vita quotidiana ci conferma “ad nauseam” (è il caso di dirlo!) e che appare persino ovvia: “mater semper certa est, pater numquam”.
Invece il progredire della ricerca medica ha cominciato a erodere le fondamenta di questa affermazione già qualche decennio fa, quando la donazione di ovuli e la fecondazione “in vitro” (piccola rivincita del latino!) hanno permesso a madri di partorire figli aventi un DNA diverso dal proprio.
Un ulteriore progresso medico che ha fatto tentennare la validità di questo detto latino è il trapianto di utero, che consente a una madre di portare a termine una gravidanza in un utero donatole da un’altra donna.
Ma pochi sanno che, anche senza l’intervento delle biotecnologie, la natura è in grado di smentire da sola la validità universale della frase: “mater semper certa”.
Di questo se ne dovette accorgere a proprie spese Lydia Fairchild, che esattamente vent’anni fa fece domanda di sussidio economico per la sua famiglia. L’occhiuto sistema di previdenza sociale statunitense volle verificare che i due figli avuti da Lydia in precedenza fossero effettivamente suoi e – con assoluta sorpresa dell’interessata – il test del DNA mostrò che il patrimonio genetico dei figli era incompatibile con quello della madre, ma perfettamente compatibile con quello del padre (in questo caso “certus”).
Naturalmente ci fu il sospetto di una truffa e, poiché la donna era incinta, il tribunale dispose che il DNA del terzo figlio fosse prelevato già in sala parto, per impedire ogni tipo di manipolazione delle prove. Anche in questo caso il DNA risultava incompatibile con quello della madre.
La spiegazione di una tale stranezza risiede nel fatto che esiste un raro, ma naturale, accadimento che chiamiamo “chimerismo tetragenetico” ovvero una situazione nella quale due ovuli sono fecondati da due spermatozoi, con successiva fusione dei due embrioni e sviluppo di un feto con linee cellulari mescolate.
In sostanza è come se due gemelli si fondessero in una fase precocissima del loro sviluppo dando luogo a un unico individuo con cellule aventi DNA diverso.
Lydia era portatrice di questo chimerismo e i suoi tre figli provenivano da ovuli con un DNA differente da quello delle cellule prelevate per l’analisi del DNA materno.
La scienza sta avanzando in modo molto promettente lungo questo impervio terreno e ci offre l’opportunità di riflettere su quanto incerte si debbano considerare le nostre presunte certezze su cosa significa essere individuo, genitore, parente.
Davide Caramella