L’APPROFONDIMENTO – Puntuale
Quanto è importante oggi essere puntuale? Poco, si direbbe leggendo i consigli che vengono rivolti a chi deve sostenere un colloquio di lavoro: infatti tra i trenta pregi che i candidati possono utilmente attribuirsi c’è “appassionato”, “sensibile” e “solare”, ma manca “puntuale”.
Parafrasando un brano della lettura di Eugenio Montale in occasione del conferimento del Premio Nobel potremmo dire: in tale paesaggio di esibizionismo isterico quale può essere il posto della più discreta delle arti, la puntualità?
Essere puntuale non significa soltanto rispettare orari e tempi concordati, ma include anche fare le cose con precisione, in modo esatto e circostanziato, cercando di prendere in esame tutti gli aspetti anche quelli in apparenza meno importanti.
Uno di questi è la punteggiatura, che – pur avendo la stessa etimologia di puntualità – non è usata in modo esatto in quel vero e proprio tsunami di testi prodotti su carta e online che caratterizza la nostra epoca.
Nelle tante tesi di laurea che ho corretto durante la mia vita di docente universitario, il più frequente esempio di scarsa puntualità degli studenti nell’uso della punteggiatura era la gestione della spaziatura prima e dopo i segni di interpunzione.
La cosa che mi colpiva di più non era la mancata conoscenza della regola, ma l’adozione sbadata di tutte le possibili varianti a dimostrazione che non solo la regola non era conosciuta, ma non se ne percepiva nemmeno la rilevanza.
Credo di essermi alienato la simpatia di molti studenti con le mie correzioni della punteggiatura, che dovevano apparire pedanti e “fuori tema” rispetto agli importanti argomenti medici che le loro tesi avevano affrontato con risultati assai spesso del tutto soddisfacenti.
Ma ribadisco la mia convinzione che la punteggiatura può offrire un paradigma al quale un giovane medico è bene che impari a conformarsi fin dall’inizio: rigorosa attenzione al dettaglio e puntuale rispetto delle regole.
Un altro meno ovvio insegnamento è che nessuna regola va considerata come un feticcio intoccabile, poiché sono possibili declinazioni diverse a seconda dei tempi e dei luoghi.
Gli attuali puntini sospensivi (che devono essere esattamente tre, e non in numero dipendente dall’enfasi che si vuol dare a ciò che si scrive sui social media) non hanno avuto sempre questa forma: infatti, nei manoscritti medioevali l’analogo dei puntini sospensivi era rappresentato da una virgola sovrastante un punto mentre nel sedicesimo secolo era rappresentato dalla virgola o – in alternativa – dal punto e virgola.
Oggi le regole della punteggiatura sono (legittimamente!) diverse nelle varie lingue ed è interessante prendere atto delle tante variazioni che vengono di volta in volta adottate nell’uso delle virgolette, dei punti interrogativi ed esclamativi (un esempio tra tutti lo spagnolo) e della virgola seriale, che è obbligatoria in inglese (tanto che viene definita anche “oxfordiana“) ed è invece inesistente in italiano.
Concludo con un breve riferimento alla punteggiatura in ambito clinico: gli ematologi parlano infatti di punteggiatura basofila quando vedono al microscopio globuli rossi che presentano nel loro citoplasma piccole inclusioni basofile formate da RNA. Questa alterazione morfologica dei globuli rossi è tipica di alcune forme di anemia e dell’avvelenamento da piombo.
E questo ci fa tornare in tipografia…
Davide Caramella