L’APPROFONDIMENTO – Vaccini a mRNA
Non esiste alcuna base logica né scientifica per poter definire ‘terapia genica’ i vaccini a mRNA in quanto per terapia genica si intende la modifica del patrimonio genetico di una cellula ospite dell’intervento terapeutico.
Invece un mRNA inserito nelle cellule non modifica per nulla il patrimonio genetico della cellula, ma anzi diventa una ricetta che si traduce in proteina virale entrando nella catena di montaggio produttiva della medesima cellula assieme alle altre numerose ricette (vale a dire tutti gli mRNA cellulari che ogni cellula usa per produrre le sue proteine costitutive e secretorie per vivere).
L’asserzione che mRNA = Terapia Genica è una tipica asserzione riferibile alla prospettiva NO-Brain NO-Vax, vale a dire a coloro che non credono nei vaccini, ma ad alternative diverse (a esempio nell’omeopatia o nella medicina sciamanica o diversamente creativa) prive, peraltro, di evidenze scientifiche e di conseguenza senza credibilità alcuna.
Tutti i vaccini, anche quelli tradizionali, usano proteine o parti di esse (peptidi) che sono sintetizzate esternamente (vaccini tradizionali) o fatti produrre dalle cellule del soggetto vaccinato (mediante vettori virali innocui tipo adenovirus o dallo stesso virus contro cui ci si vaccina ma attenuati) utilizzando l’informazione genica virale per la sintesi precisa della specifica proteina necessaria al vaccino stesso.
I vaccini a mRNA sono usati per la prima volta a scopo di vaccinazione anti virale perché facendo sintetizzare la proteina direttamente dalle cellule del muscolo dove vengono iniettati non hanno dovuto sottostare alle verifiche di purità che si devono viceversa realizzare per quei vaccini le cui proteine sono prodotte esternamente e che quindi vanno purificate dai contaminanti di produzione prima della loro somministrazione.
Tali vaccini a mRNA erano già in studio per la cura dei tumori e l’urgenza indotta dal COVID ha fatto dirottare i loro obiettivi su questa infezione proprio perché potevano arrivare ad essere usati prima degli altri.
Quello che non sappiamo circa i vaccini a mRNA è (l’eventuale) l’incidenza di eventi avversi a medio (1-2 anni) e lungo (>3-5 anni) termine in quanto, oltre al fatto che è la prima volta che essi sono usati su larga scala, va anche tenuto presente che il loro disegno è ideale per far scattare una forte reazione infiammatoria anti-tumorale (ideale per stimolare il sistema immune a combattere e eliminare un tumore); ma tale qualità potrebbe in soggetti predisposti (a rischio autoimmune) indurre reazioni autoimmuni esagerate la cui frequenza e severità non potremmo conoscere prima di 2-5 anni.
Per tale motivo non si vaccinano i giovani con meno di 18 anni con questi primi vaccini, ma soprattutto gli anziani e le persone più esposte a rischio. Quando poi cominceranno a essere disponibili anche gli altri vaccini (a vettori adenovirali e proteici diretti) si procederà a vaccinazione allargata.
Esiste infine un altro equivoco, ovvero la confusione tra infezione virale e malattia indotta dal virus, che viene purtroppo causato e diffuso anche da troppi esperti, “scienziati” influencer che sono troppo presenti sui giornali o nei talk show e che non sempre per proprio merito sfortunatamente occupano talvolta anche posizioni decisionali.
Così come nella medesima confusione ed equivoco incappano anche medici e virologi o immunologhi.
I virus, per riuscire a infettare, devono essere in molte migliaia altrimenti non riescono a colonizzare i loro ospiti.
E fanno ciò in popolazioni virali eterogenee ovvero costituite da diverse varianti virali (come gli umani quando colonizzano sono rappresentati da marinai, soldati, cuochi, magazzinieri, etc.).
La maggior parte delle malattie virali come il COVID consegue pertanto non al danno diretto dovuto alla presenza del virus nelle cellule infettate, ma alla “guerra” infiammatoria che il sistema immune (la nostra polizia) fa agli intrusi peraltro demolendo anche la casa dove il virus è andato ad abitare.
Nel caso del COVID si osserva come in soggetti o predisposti geneticamente o a rischio per multipatologie o disreattività immuni dovute alla tarda età la reazione immune diventa paradossa, sproporzionata tanto da causare una malattia sistemica grave (detta ‘tempesta citochimica’).
Come se un Presidente degli USA impazzisse e premesse il bottone dei Nukes perché alcuni Iraniani sono sbarcati in Arabia Saudita.
Precise informazioni sui vaccini e la loro efficacia accertata nei primati non umani sono contenute in un bellissimo ed esauriente lavoro [Krammer, F. SARS-CoV-2 vaccines in development. Nature 586, 516-527 (2020)] uscito recentemente su Nature con allegate alcune ben definite slides reperibili al link della pubblicazione: https://rdcu.be/cezf8.
Nell’ultima slide (n. 6) si vede chiaramente che per quanto riguarda l’infezione virale del tratto respiratorio alto (Upper Respiratory Tract, URT) e basso (Lower Respiratory Tract, LRT) nessun vaccino blocca completamente l’infezione sia nell’uno che nell’altro caso, ma solo parzialmente. Questi sono i dati finora certi.
Nell’uomo è confermata la protezione dalla malattia severa, ma per quanto riguarda l’infezione ci vorrà tempo per capire meglio lo scenario in quanto -se, come nei primati oggetto dello studio, il virus replica sulle mucose dei vaccinati sebbene in carica virale più bassa e per tempi più brevi- durante questo periodo i vaccinati potrebbero comportarsi come soggetti asintomatici a bassa carica potenzialmente infettivi anche se meno degli attuali asintomatici naturali.
La conseguenza è che il soggetto vaccinato può esporsi a rischio infezione e promiscuità, ma deve nondimeno continuare a portare la mascherina per non infettare i terzi, come sopra detto.
Ferruccio Bonino