L’APPROFONDIMENTO – Natura e cultura
È nato prima l’uovo o la gallina? Sappiamo bene che la scienza ha risolto elegantemente questo pseudo-problema, dimostrando che l’uovo è il veicolo di una strategia riproduttiva comparsa ben prima dell’attuale gallina domestica, dato che le sue antiche antenate – non ancora galline – deponevano già le uova. Quindi la “bianca pollastra” di Umberto Saba continua – oggi – a venire al mondo sfruttando un meccanismo biologico che è evoluto in un passato lontanissimo.
Analogamente, ci si può domandare se per spiegare l’eccezionalità umana sia più importante la “natura” o la “cultura”. Anche qui l’apparente dilemma è stato definitivamente risolto adottando la corretta prospettiva temporale e considerando che la natura ha potuto lavorare per miliardi di anni attraverso l’evoluzione della vita sulla Terra e che la cultura ha completato l’opera in tempi assai più recenti e limitatamente ad alcune specie.
Per quanto riguarda Homo sapiens, l’ultima fase di straordinaria accelerazione dell’evoluzione legata alla cultura è iniziata circa 50.000 anni fa con la comparsa del pensiero simbolico, di un linguaggio strutturato e flessibile, di comportamenti rituali e di un’organizzazione sociale più complessa.
Alla luce di questi fatti, è temerario cercare di definire ciò che rende alcuni comportamenti umani “naturali” oppure “contro natura”. In effetti la natura ha avuto a disposizione tutto il tempo della storia profonda per far emergere quasi ognuna delle possibili alternative in termini di egoismo o oblatività, di aggregazioni familiari e sociali, di condotte sessuali con finalità riproduttive e non riproduttive.
Quando per dare maggiore autorevolezza a un nostro pregiudizio ci spingiamo a definire un comportamento “contro natura”, ci esponiamo alla pertinente obiezione che il comportamento che a noi non piace è invece puntualmente comparso in natura, perché ha offerto – in determinate circostanze – documentabili vantaggi evoluzionistici.
Una delle poche eccezioni è rappresentata dal femminicidio, che è un esempio notevole dell’unicità di Homo sapiens. Infatti, in altre specie non ci sono riscontri di maschi che uccidono femmine potenzialmente fertili rinunciando al mandato evoluzionistico che in generale punta a massimizzare le chance riproduttive e non certo a ridurle.
Il sofisticato cervello di cui siamo attualmente dotati ci permette di scegliere con un non trascurabile grado di libertà le nostre idee e le nostre convinzioni morali, ma non ci autorizza ad attribuire alla natura alcunché non sia strettamente riconducibile all’evoluzione. E l’evoluzione non ha alcun ragionevole motivo per favorire il femminicidio: in effetti, nel corso della storia profonda, eventuali individui di sesso maschile che avessero sviluppato la caratteristica di uccidere femmine della loro specie avrebbero avuto meno eredi degli altri maschi e il tratto femminicida nel loro DNA sarebbe sicuramente finito nel cimitero degli esperimenti sbagliati dell’evoluzione.
Non la natura, quindi, ma solo la cultura (patriarcale) è stata capace di far emergere questo comportamento umano, che è uno dei pochissimi veramente definibili “contro natura”.
Davide Caramella