Sars-CoV-2: sindemia
COVID-19 non è (solo, ndr) una pandemia: è una sindemia (Treccani: L’insieme di problemi di salute, ambientali, sociali ed economici prodotti dall’interazione sinergica di due o più malattie trasmissibili e non trasmissibili, caratterizzata da pesanti ripercussioni, in particolare sulle fasce di popolazione svantaggiata).
La natura sindemica della minaccia che affrontiamo significa che è necessario un approccio più graduato o modulato se vogliamo proteggere la salute delle nostre comunità.
La nozione di sindemia è stata concepita per la prima volta da Merrill Singer, un antropologo medico americano, negli anni ’90. Scrivendo su The Lancet nel 2017, insieme a Emily Mendenhall e colleghi, Singer ha sostenuto che un approccio sindemico rivela interazioni biologiche e sociali importanti per la prognosi, il trattamento e la politica sanitaria.
Limitare il danno causato dalla SARS-CoV-2 richiederà un’attenzione di gran lunga maggiore alle malattie non trasmissibili (NCDs, ndr) e alla disuguaglianza socioeconomica di quanto sia stato finora ammesso.
Una sindemia non è semplicemente una comorbilità. Le sindemie sono caratterizzate da interazioni biologiche e sociali tra condizioni e stati, interazioni che aumentano la suscettibilità di una persona a danneggiare o peggiorare i propri risultati di salute.
Nel caso di COVID-19, attaccare le malattie non trasmissibili sarà un prerequisito per il contenimento riuscito.
(ex Richard Horton, The Lancet, Vol. 396, Issue 10255, P 874, September 26, 2020)