EDITORIALE – Una fotografia vale più di mille parole
E’ verissimo che una fotografia possa valere, per la sua immediatezza unita alla facile comprensibilità, più di molte parole.
E non per niente sono disponibili, in questi avanzati tempi di fake news, anche efficaci sistemi atti a truccarne i contenuti visivi.
Ma l’immagine che ha fatto il giro del mondo ritraente i due uomini correttamente vestiti di scuro seduti sulle due sedie dorate coi braccioli i quali guardano verso la signora, ripresa di spalle, rimasta in piedi per procurata mancanza della terza sedia e per (s’immagina) la rattesca velocità con la quale i due si sono, diciamo così, accomodati sugli scranni disponibili non è per nulla ritoccata.
E’ un’immagine allo stesso tempo didattica e quasi allegorica che ben potrebbe illustrare, se ci fosse, un manualetto di minima educazione necessaria e sufficiente a evitare figure (non solo personali).
Il padrone di casa ha ancora in mano la mascherina anti-infezione e se la prende comoda a indossarla così come, e ancor più, se l’è già presa comoda con i suoi compiti ospitali.
Chi sa cosa prevedeva il protocollo ufficiale che regola minuziosamente il da farsi negli incontri ad alto livello.
Nondimeno egli guarda la signora rimasta in piedi, tra l’altro in casa sua, con l’espressione vagamente ottusa di chi osserva un evento essendone nondimeno estraneo.
Del tutto diverso l’atteggiamento del presidente del Consiglio europeo il quale, viceversa, palesa imbarazzo e tensione: sembra in attesa di un hop per schizzare in piedi e riparare alla gaffe derivata attendibilmente dall’aver corrisposto all’invito forse gestuale del padrone di casa solo a lui rivolto e dall’ansia di compiacerlo.
E’ quindi probabile che già l’ingresso fosse viziato da una certa noncuranza verso la normale educazione (non parliamo neanche di protocollo, che evidentemente ha fatto cilecca) poiché la signora avrebbe dovuto avere, da parte sua, comunque la precedenza o, proprio al limite, trovarsi alla sua medesima altezza.
E non (ancora) perché rappresentante di una istituzione considerata dal protocollo EU pari a quella da lui rappresentata, ma in quanto donna.
Così, in un Paese dove le donne godono di scarsa considerazione politico-sociale, un rappresentante europeo di tale (teorico) livello compromette al tempo stesso normale educazione, patria grandeur, quantomeno quella rimasta, e dignità politica istituzionale oltre a perdere clamorosamente un’occasione per marcare -peraltro con tatto e diplomazia- una diversa, ma del tutto lecita perché è proprio la nostra civiltà occidentale, visione della vita.
Peccato, monsieur: si può avere rispetto dei terzi e far bene il proprio compito anche mantenendo la considerazione della propria cultura e di se stessi.