DE LITTERIS ET ARTIBUS – Il cinema ritrovato – La mariée était en noir (La sposa in nero), Francois Truffaut (1968)
Il cinema è, fra le forme artistiche cui si rivolge la fantasia e l’intelligenza dell’uomo, la più recente (fine ‘800) altresì denominata ‘settima arte’: basandosi sul movimento riprodotto concreta una forma di narrativa normalmente di approccio più agevole o meno complesso rispetto alla lettura, ma in grado di ‘parlare’ ancor più direttamente allo spettatore (lettore).
Come ogni altra può rivelarsi assolutamente inutile oppure elevarsi a offrire esperienze e sensazioni di valore che, in virtù del mezzo tecnico costituito dal film, possono agevolmente essere riproposte nel tempo.
Con il titolo de “il Circolo del Cinema” pubblichiamo interventi su film che hanno fatto la storia e sono degni di memoria a cura di un appassionato cinèfilo.
La mariée était en noir (La sposa in nero), Francois Truffaut (1968)
Subito dopo la celebrazione del matrimonio, mentre Julie sta uscendo dalla chiesa al braccio del marito David, improvvisamente quest’ultimo viene ucciso da una fucilata sparata da una finestra antistante.
L’incidente, involontario, deriva dalla scommessa di cinque amici che, tra una mano e l’altra di poker, volevano provare con un fucile a cannocchiale a colpire il parafulmine della chiesa dirimpetto.
Da quel momento, dopo un tentativo di suicidio, la vita di Julie è legata alla memoria del marito e al proposito di vendicarne la morte.
E inizia la caccia.
Essa rintraccia dapprima Bliss, che sta festeggiando il suo fidanzamento, e dopo aver stoppato un approccio di Corey, amico di Bliss, con un sottile gioco di seduzione fa precipitare Bliss da un terrazzo.
Successivamente trova Coral e anche con lui utilizza la seduzione per avvelenarlo, assistendo quindi alla sua agonia.
È poi la volta di Morane che, dopo l’ennesimo gioco di seduzione, la donna chiude in sottoscala sigillandone le fessure e lui muore lentamente soffocato.
In tutti i casi la polizia non riesce a rintracciare il colpevole.
Fergus, un pittore, è il quarto uomo che Julie, dopo essere riuscita a posare per lui come modella, uccide con una freccia.
Partecipa al funerale di Fergus e si fa riconoscere da Corey, l’amico di Bliss incontrato nel corso del primo delitto, e viene così arrestata.
Il quinto personaggio, Delvarsux, è in prigione. La donna confessa i suoi delitti alla polizia: trasferita in carcere incontra e riesce finalmente a uccidere con una coltellata anche Delvarsux, l’ultimo responsabile.
Julie, donna tanto affascinante quanto caparbia e fatale, ha innescato con fredda determinazione una serie di omicidi, seducendo alcuni uomini per poi ucciderli.
Ogni omicidio viene preparato con arguta lentezza dalla seducente Julie; quest’ultima, da audace Vedova nera, vuole prima conoscere le sue vittime, per poi sedurle e infine ammazzarle.
Ogni assassinio, nella sua perfezione, sembra una macabra opera d’arte inquietante e forse non a caso una delle sue vittime (Fergus) le dipinge segretamente anche un quadro, per una sorta di sfogo artistico delle sue più intime tentazioni ispirate alla bella donna presentatasi a lui come modella.
In questo caso, di fronte alla sua immagine dipinta essa ha una esitazione, un sussulto, ma poi la sete di vendetta ha il sopravvento.
Man mano che il progetto diabolico della vedova infelice va avanti e si compie, le ragioni che lo muovono si svelano con sapiente lentezza allo spettatore; omicidio dopo omicidio questi ne comprende i motivi, forse li giustifica, quasi arriva a fare il tifo per la diabolica sposa in nero.
Julie impiegherà anni a trovare tutti i suoi ricercati, ma implacabilmente porterà a termine la propria vendetta, a volte in maniera rapida e quasi indolore, come nel caso del primo omicidio (quello di Bliss), altre volte in maniera straziante come nel caso di Morane.
Quasi sempre, comunque, giocando al gioco più amato da Truffaut, quello della seduzione, quello nel quale i ruoli fra preda e cacciatore si scambiano in continuazione.
Alla fine questo è il cuore della narrazione del film, quello che interessa Truffaut è proprio questo gioco di seduzione e morte, di cacciatore e preda che si scambiano i ruoli: sta il fatto che “distilla” a tal punto il personaggio di Julie da farlo coincidere quasi con una mitica figura di “angelo della morte”.
A riprova di ciò è completamente assente dal film, diversamente che dal libro da cui è tratto, un giallo classico, tutta la parte di meticolosa indagine con la complicità dell’ispettore di polizia.
La sua vendetta, poi, è “pura” e completa, non c’è traccia del colpo di scena finale del libro nel quale l’assassino non era uno dei cinque e, comunque, il marito non era poi così innocente.
Per quanto riguarda il ricco cast, un parterre de rois: Jeanne Moreau (sublime, affascinante, seducente, sensuale, arcana) nei panni di Julie Kohler; Claude Rich è Bliss; Jean-Claude Brialy nei panni del gigolò Corey; Michael Lonsdale nei panni dell’arrogante politico René Morane; e a seguire due attori spesso scelti da Truffaut per i suoi film: Michel Bouquet e Charles Denner nelle vesti rispettivamente di Coral e del solitario pittore Fergur. E infine Daniel Boulanger è Delvarsux.
Tutti lavorano con sapienza e maestria e all’altezza dei ruoli chiamati ad interpretare.
Antonello Nessi