L’EDITORIALE – Effetti in itinere
Il mondo, che ne sia consapevole o meno, continua a banchettare (a modo suo, si capisce: qualcuno sì, molti no) sul bordo del grande vulcano che per ora, da tempo, si limita a brontolare anche se talvolta pure fuma e tra i bòmbiti lampeggia, ma la international worldwide sceneggiata, a fronte della quale l’originale evapora, continua ovunque imperterrita.
E il suo insieme, per apprezzarlo (si fa per dire) come esso richiede, va visto guardandolo da fuori, un po’ da lontano, al pari per intenderci del pittore impressionista paesaggista en plen air il quale continuamente arretravasi alquanto dal suo cavalletto per verificare nel complesso l’effetto in itinere.
Così venendo ai fatti, il presidente USA ha recentemente comunicato che forze militari statunitensi, insieme al Regno Unito e con il sostegno di Australia, Bahrein, Canada e Olanda, hanno condotto con successo attacchi contro una serie di obiettivi nello Yemen utilizzati dai ribelli Houthi per mettere a repentaglio la libertà di navigazione in uno dei corsi d’acqua più vitali del mondo.
Un curioso potrebbe forse domandarsi, e. g., in cosa possa consistere il sostegno del Barhein, regno arcipelago del Golfo Persico, parallelo al Mar Rosso dal quale è separato da 1500 chilometri di Arabia Saudita che lo circonda insieme al Qatar e agli Emirati Arabi o dell’Olanda, ma transeat.
Il Mar Rosso è, nei fatti, un canalone mediamente largo non più di 300 chilometri e si comprende come, da terra, si possano agevolmente insidiare i navigli onerari in placido transito se non con i tradizionali sambuchi e le frecce sicuramente con le moderne strumentazioni belliche.
Questi ribelli Houthi, originati nelle regioni montane nordiche yemenite all’inizio di questo secolo da tale famiglia Ḥūthī da cui hanno preso nome, sono una organizzazione para militare numerosa e pugnace autodefinitasi Partigiani di Dio o Gioventù credente, di religione sciita e collegata all’Iran, la quale nel proprio logo non esita a dichiarare con evidente rinuncia al diplomaticamente corretto il suo scopo: Dio è sommo, morte all’America, morte a Israele, maledizione sugli ebrei, vittoria per l’Islam.
Di fatto ampiamente radicati sui territori del Nord (che costeggiano il Mar Rosso) e quindi nella maggioranza del territorio a seguito di una lunga guerra civile (e religiosa) ancora in corso e intermediata da Iran per il Nord e da Arabia Saudita per il Sud, che ha portato un Paese (un tempo la Arabia Felix dell’incenso e degli aromi, ammirata per i suoi numerosi corsi d’acqua perenni) tradizionalmente già in delicato equilibrio per motivi multi-tribali in dissesto socio-politico senza rimedio e la sua popolazione in uno dei più gravi disastri umanitari (prima erano molto poveri: ora sono in canna), gli Houthi attribuiscono al governo (regolare) yemenita la responsabilità della sua violenza anti-sciita avvalendosi all’uopo dell’alleanza con Arabia Saudita, terrorismo di Al Quaida e USA.
Secondo Amnesty International e Human Rights Watch l’Arabia Saudita, nelle sue operazioni militari in Yemen, si è macchiata di crimini di guerra in particolare con l’uso della aviazione e dei bombardamenti di scuole, ospedali e altri obiettivi civili: questo tanto per sottolineare a priori come sia comunque prudente filtrare ogni dichiarazione alla luce dei comportamenti.
La risposta ufficiale degli Houthi non si discosta dal consueto rimpallo mediatico: Il nostro Paese e’ stato sottoposto a una massiccia aggressione da parte di navi, sottomarini e aerei da guerra … l’America e la Gran Bretagna devono prepararsi a pagare un prezzo pesante e a sopportare tutte le terribili conseguenze di questa palese aggressione e Hamas, da parte sua, ha sottolineato il concetto spiegando che Questa aggressione indica la decisione di espandere l’area del conflitto al di fuori della Striscia. Questo avrà delle conseguenze … l’aggressione degli Usa e della Gran Bretagna contro settori dell’esercito yemenita, perché si è schierato con Gaza è una provocazione contro la nazione palestinese.
La Russia, che è del ramo, ha subito chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il quale se ne è uscito approvando una risoluzione che chiede agli Houthi di cessare gli attacchi contro le navi mercantili e Biden, ricordando come oltre 50 nazioni siano state oggetto di 27 attacchi, atti di pirateria compresi, al trasporto commerciale internazionale per mare, ha commentato la recente (dicembre 2023) messa a punto dell’operazione Prosperity Guardian, una coalizione di varie nazioni impegnate a difendere il trasporto marittimo internazionale e a scoraggiare gli attacchi Houthi nel Mar Rosso sottolineando che la recente reazione militare, dopo svariati e inutili tentativi diplomatici, sono un chiaro messaggio che gli Stati Uniti e i nostri partner non tollereranno attacchi al nostro personale né permetteranno ad attori ostili di mettere in pericolo la libertà di navigazione in una delle rotte commerciali più critiche del mondo.
Il prosieguo del battibecco rivela quanto già ci si immaginava anche da soli e infatti gli Houthi, da un lato, ripetono che l’aggressione sia ingiustificata come, dall’altro, promettono di continuare a prendere di mira le navi legate a Israele nel Mar Rosso … e a colpire le navi israeliane o quelle dirette ai porti della Palestina occupata.
L’Arabia Saudita, un’altra del ramo, esprime la consueta grande preoccupazione ed esorta a evitare un’escalation facendo uso del self control, mentre l’Iran si associa alla ferma condanna degli attacchi di Usa e Gran Bretagna contro varie città in Yemen, qualificandoli come azione arbitraria, chiara violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dello Yemen e una violazione del diritto e dei regolamenti internazionali e i compagni di Hezbollah additano una volta di più l’America come il complice delle tragedie e dei massacri commessi dal nemico sionista a Gaza operante contro tutti coloro che stanno al fianco del popolo palestinese oppresso.
Last but not least, ancora a giudizio della Russia, nota maestra del diritto, gli attacchi in Yemen sono l’ennesimo esempio della distorsione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU da parte degli anglosassoni e del totale disprezzo per il diritto internazionale.
Con attori protagonisti mestieranti di tal fatta la sceneggiata non può che essere farsa e davanti a questa farsa, nient’altro che biecamente oscena, comprensibilmente solo satana rugge.