DE LITTERIS ET ARTIBUS – il Cinema ritrovato – Nelly et Monsieur Arnaud, Claude Sautet (1995)
Il cinema è, fra le forme artistiche cui si rivolge la fantasia e l’intelligenza dell’uomo, la più recente (fine ‘800) altresì denominata ‘settima arte’: basandosi sul movimento riprodotto concreta una forma di narrativa normalmente di approccio più agevole o meno complesso rispetto alla lettura, ma in grado di ‘parlare’ ancor più direttamente allo spettatore (lettore).
Come ogni altra può rivelarsi assolutamente inutile oppure elevarsi a offrire esperienze e sensazioni di valore che, in virtù del mezzo tecnico costituito dal film, possono agevolmente essere riproposte nel tempo.
Con il titolo de ‘Il Cinema ritrovato’, pubblichiamo alcune pennellate sulla scuola francese (storicamente sorta con gli inventori Lumière) a cura di un cinèfilo che la conosce sia nella cultura generale sia nei suoi protagonisti.
Nelly et Monsieur Arnaud, Claude Sautet (1995)
Nelly (Emanuelle Beart) lascia il marito al capolinea di un matrimonio travagliato e mal riuscito.
Incontra l’anziano e danaroso Pierre Arnaud (Michel Serrault), ex magistrato in pensione divorziato da anni, che le dà del denaro e un lavoro (ribatterà al computer un manoscritto dell’uomo) senza chiederle nulla in cambio.
Nelly è asciutta e silenziosa, fredda e scostante nei rapporti. Arnaud a volte tenero, altre distante.
Viene corteggiata da un editore, che è subito scaricato quando dimostra intenzioni serie, ma allorché la donna cerca di tornare sui propri passi è tardi e allora decide di continuare la collaborazione con l’ex magistrato
Nel frattempo Arnaud riallaccia casualmente i rapporti con la ex moglie e con lei decide di partire per un lungo viaggio.
Il film chiude su immagini che si dispiegano in tenera lentezza: Pierre Arnaud è all’aeroporto con la ex moglie e Nelly, all’inizio di quel viaggio che lo porterà negli Stati Uniti, Nelly assiste alla partenza; essi si salutano con un casto abbraccio e con sguardi che valgono più di gesti e parole. Rivediamo infine Nelly senza meta che s’avvia, ancora una volta sola, per una strada di Parigi.
Così, dopo averli accompagnati per un tratto breve delle loro vite, Claude Sautet (ancora una volta grande) abbandona i suoi protagonisti alle loro solitudini.
Come in Un cuore in inverno (1992 il capolavoro assoluto di Sautet), è l’amore negato e fuggito il tema centrale del film, che si concentra e dispiega sull’ammirata osservazione delle emozioni distillate da una vicenda fatta di sottintesi, di sguardi che si incontrano per un momento e dialoghi di rara intensità i quali si fondono dando corpo e consistenza a sentimenti altrimenti insondabili.
Il gioco delle emozioni parte con accenni minimali, si materializza nei molti interni (salotti, caffé, ristoranti) fino a sublimarsi in scene intense e rivelatrici, come quella della serata mondana dei due protagonisti e della loro lite che ci rimanda alla memorabile scenata del bistrot in “Un cuore in inverno”.
Siamo nei paraggi dell’incontro-scontro fra i sessi e i sentimenti, ma per Sautet questo terreno è solo il pretesto per mettere in scena ben altri dilemmi sentimentali: i rimpianti della vecchiaia e i dilemmi della giovinezza divengono paradigmi del tempo perduto e di ciò che non potrà essere più, degli ultimi palpiti del corpo e degli inevitabili sussulti del cuore.
Sostenuto dai due interpreti in stato di grazia (straordinario e misurato Michel Serrault, intensa e malinconicamente sensuale Emanuelle Beart che ci abbaglia e ferisce ogni volta posiamo lo sguardo su lei), Nelly et Monsieur Arnaud procede per sottrazioni, sondando piccoli eventi in una progressione narrativa fatta di toni lievi e gesti trattenuti (valga per tutte la bellissima scena in cui Arnaud accenna ad accarezzare la schiena nuda di Nelly) che danno alla rappresentazione dei sentimenti un peso e una credibilità inimitabili.
Tutto è sospeso in questo capolavoro di allusioni e di cenni che rimandano alla possibilità di un contatto, come il finale dove il profondo abbraccio fra Serrault e la Beart resterà l’unico incontro fisico fra i due.
Senza letterarietà né artifici Sautet ci consegna la vita nella sua essenza, così com’è o come dovrebbe essere.
Nelly et Monsieur Arnaud è il film-testamento di Claude Sautet, che sarebbe scomparso di lì a cinque anni, un lascito quasi sussurrato, così come la relazione platonica tra i due protagonisti, legati da una affinità inesprimibile a parole e destinati a trovare fra altre braccia un momentaneo sollievo a una solitudine che appare ineluttabile.
Aveva ragione Truffaut quando sosteneva che il cinema di Sautet “c’est la vie”.
Due premi César (Regia e Sarrault) e il 1° premio a France Cinéma (1995).
Antonello Nessi