DE LITTERIS ET ARTIBUS – Il circolo del cinema – Il vigile, Luigi Zampa (1960)
Il cinema è, fra le forme artistiche cui si rivolge la fantasia e l’intelligenza dell’uomo, la più recente (fine ‘800) altresì denominata ‘settima arte’: basandosi sul movimento riprodotto concreta una forma di narrativa normalmente di approccio più agevole o meno complesso rispetto alla lettura, ma in grado di ‘parlare’ ancor più direttamente allo spettatore (lettore).
Come ogni altra può rivelarsi assolutamente inutile oppure elevarsi a offrire esperienze e sensazioni di valore che, in virtù del mezzo tecnico costituito dal film, possono agevolmente essere riproposte nel tempo.
Con il titolo de il Circolo del Cinema pubblichiamo interventi, a cura di un appassionato cinèfilo, su film che hanno fatto la storia e sono degni di memoria.
Il vigile, Luigi Zampa (1960)
In un’imprecisata cittadina di provincia, nei dintorni di Roma, il disoccupato Otello Celletti (un irresistibile Alberto Sordi), sposato (la moglie interpretata dall’attrice Marisa Merlini) e con un figlio, tira avanti alla giornata da sfaccendato.
Fino a quando, un giorno, suo figlio Remo salva il figlio di un assessore comunale dai gorghi di un fiume; questo gesto coraggioso gli offre il destro per farsi avanti e a forza di insistenze e raccomandazioni finisce per ottenere dal Sindaco l’impegno a farsi assumere come vigile motociclista del Comune di Roma.
L’importanza e l’autorità della nuova divisa danno a Celletti il modo di vendicarsi degli sfottò subiti nel quartiere di Roma in cui vive, sfogando tutte le sue ambizioni represse, anche se il suo rendimento sul lavoro resta comunque mediocre.
Il destino riserva però a Otello una grande e alquanto inaspettata occasione: un giorno è chiamato a soccorrere una speciale automobilista in panne, nientemeno che la famosa attrice Sylva Koscina (nella parte di sé stessa).
Otello si precipita in aiuto dell’attrice e non si fa sfuggire l’opportunità di flirtare con lei, tanto da condonarle la contravvenzione per mancato possesso della patente e dei documenti di circolazione.
L’attrice parla poi dell’episodio in televisione durante una puntata de Il Musichiere e suscita le ire del sindaco che, dopo essere stato chiamato dal Prefetto, decide di rimproverare Otello per non essere stato inflessibile e non aver fatto il proprio dovere.
Celletti prende la reprimenda del Sindaco alla lettera e inizia a operare oltre che con molto zelo anche in modo inflessibile tanto che, pochi giorni dopo, ferma la macchina dello stesso Sindaco (l’impareggiabile Vittorio De Sica) per eccesso di velocità e lo multa nonostante le veementi proteste di quest’ultimo credendo si tratti di una prova per testare la sua imparzialità.
Il sindaco invece, infuriato perché tutta la faccenda della multa lo ha compromesso con la moglie rivelando una sua relazione extraconiugale clandestina, il giorno dopo lo fa trasferire al canile municipale.
Ne nasce uno scandalo in cui la vicenda viene sfruttata per fini politici dai monarchici che fanno di Otello il loro futuro candidato alle imminenti elezioni.
Al processo penale che ne segue Otello è però costretto a fare marcia indietro e a ritrattare tutto perché minacciato dal sindaco e dalla giunta di rendere pubbliche le magagne della sua famiglia.
Celletti, reintegrato come vigile, ha però imparato quando essere inflessibile e quando è meglio lasciar correre; così un giorno vede di nuovo sfrecciare velocissima la macchina del Sindaco e si guarda bene dal fermarla mentre si dirige verso la famosa “curva della morte“.
Pochi secondi dopo la macchina finisce fuori strada in un burrone: il sindaco ferito viene soccorso e trasportato in ambulanza all’ospedale, scortato da Otello che gli fa strada in motocicletta tra la folla accorsa sul luogo dell’incidente.
Benché il film sia uscito al tempo nelle sale con la classica dicitura «Ogni riferimento a fatti realmente accaduti è puramente casuale», in realtà si è ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto nel luglio del 1959 e cioè all’episodio di un vigile che si era permesso di multare per un sorpasso vietato il questore di Roma.
Quest’ultimo si era molto risentito, prima indignandosi per non essere stato riconosciuto (e quindi di conseguenza agevolato) e poi aveva sostenuto che il suo sorpasso non aveva costituito un pericolo, a prescindere dall’esistenza del cartello segnaletico; la rivista Quattroruote (settembre 1959) fece un servizio con foto e didascalie per ricostruire l’episodio.
Esattamente come nel film, l’inflessibilità e il rigore morale del solerte vigile vennero poi screditati da poco edificanti scoperte sulla sua famiglia, in particolar modo sulla sorella.
Una curiosità: gli esterni del film “Il vigile” sono stati girati a Viterbo e in prossimità di Frascati (Roma) e l’incidente automobilistico del Sindaco avvenne, precisamente, sulla via Tuscolana.
Come “Anni difficili” anche “Il vigile”, film del 1960 diretto da Luigi Zampa con Alberto Sordi e Vittorio de Sica, non è soltanto un film divertente, ma un film istruttivo: una specie di rapporto sull’Italia dell’epoca dove dietro alla vicenda di Otello Celletti c’è anche il riflesso di un certo clima, tutto italiano, di malcostume, sia politico che morale.
Antonio Grossi