DAL MONDO SANITARIO E SCIENTIFICO – 29ma Conferenza annuale sul clima delle Nazioni Unite
La torre (una delle tante) di Babele (sempre la stessa):
I paesi ricchi intendono raccogliere 300 miliardi di dollari all’anno (contanti e prestiti) a partire dal 2035 per aiutare i paesi poveri a rinunciare ai combustibili fossili a fronte del Globo che si riscalda.
Da un lato i paesi ricchi hanno creato la maggior parte delle emissioni dannose e in tal modo si sono avvantaggiati stropicciandosene dei paesi poveri e, dall’altro, pagare oggi per la decarbonizzazione evita (forse) di pagare ancora di più se il cambiamento climatico peggiora (ammesso di essere ancora in tempo).
Quanto sopra già aumenta la dose rispetto al precedente obiettivo di intervento finanziario per il clima (COP15 del 2009), ma invita altresì i paesi a cooperare (!) al fine si crescere fino a 1,3 trilioni di dollari (anche con ulteriori finanziamenti privati). Si vedrà (come d’uso).
L’Arabia Saudita non è riuscita nel tentativo di fare ripensare l’impegno dello scorso anno di “abbandonare i combustibili fossili”. Tornerà alla carica prossimamente.
All’esito di numerosi tentativi precedentemente falliti la COP29 ha delineato uno schema per un mercato globale nel commercio del carbonio. Si vedrà (come d’uso).
Stati Uniti e Argentina hanno comunicato di voler abbandonare l’Accordo di Parigi sul clima. C’è perfino chi interpreta questo sia un bene perché così non metteranno (si intende gli USA) i bastoni fra le ruote degli altri.
C’è altresì chi è convinto che i colloqui sul clima della COP non siano più adatti allo scopo: “Questo progresso letargico è in contrasto con la scienza del clima e con i danni e i rischi climatici del mondo reale” ed “E’ necessario passare dalla negoziazione all’attuazione“. Anche per questo si vedrà (come d’uso).
I rappresentanti dei paesi più poveri, peraltro oggetti principali e necessari dell’accordo, affermano che la loro partecipazione alla Conferenza vale il due di picche in quanto i grandi comunicano loro testi già convenuti all’ultima ora e li costringono ad accettarli per salvare la multilateralità (e, ma è dubbio, la faccia degli autori).
Il presidente della COP29, ministro dell’ecologia e delle risorse naturali dell’Azerbaigian (uno del ramo, con brillante carriera nella compagnia petrolifera statale del paese) sostiene che se gli occidentali non si fossero opposti si sarebbe realizzato un accordo perfino migliore a motivo della maggiore disponibilità dei cinesi condizionata (ovviamente) dal pari intervento (non realizzato) degli altri.
Ci si rivede (forse) il prossimo anno.