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APOCRIFA – Segreto di famiglia

‘Segreto di famiglia’, o meglio Segreto di famiglia dell’America è il titolo di una ampia e approfondita inchiesta (Investigation) recentemente pubblicata (27 giugno 2023) da Reuters su di un tema i cui contenuti storici hanno costituito la base materiale fondante della potenza statunitense e che ancora si presenta come una complessa eredità non dimenticata e in ogni caso molto difficile da gestire: lo schiavismo.

Premesso che risalire addietro nel tempo lungo molteplici rivoli ancestrali comporterebbe di certo non poche scoperte e sorprese, sia belle sia brutte, per ciascuno, e anche a livello collettivo di una determinata popolazione e ancor più della genesi stessa fin dei primi aggregati della popolazione medesima (a cominciare dall’Italia, nei secoli ponte di transito di tante civilizzazioni), l’eredità del passato, e in particolare per un tema sensibile siffatto, è di estremo rilievo in una nazione giovane come gli USA formata in massima parte da immigrati dall’Europa e tutti in epoca prossima, dalla fine del XVI secolo in poi.

L’immigrazione asiatica e latino-americana, pur ampia, ma recentissima, non rileva evidentemente per quanto concerne il tema della schiavitù.

L’inchiesta di Reuters parte, comprensibilmente, dalla testa e rileva come, allo stato, più di un quinto dei leader e quindi dei soggetti con rilevanti connessioni nell’organizzazione pubblica siano discendenti diretti da antenati proprietari di schiavi: componenti del Congresso, vale a dire legislatori, governatori, presidenti, giudici.

La schiavitù è stata per molto tempo un generalizzato sistema economico sociale di violenza e oppressione che ha visto coinvolti innumerevoli soggetti e cospicui guadagni da una parte e dall’altra dell’Atlantico: da questo lato cacciatori e trafficanti di schiavi, in gran parte Arabi e Portoghesi e dall’altro commercianti grossisti di creature umane, venditori e compratori.

In mezzo la rovina del Continente nero fatto oggetto (e non solo al tempo, per la verità) di lucrosa e continuata rapina da parte dei più forti che ne ha certamente condizionato in prospettiva molto critica, e per tanti lati irreparabilmente, la civilizzazione.

Per gli Stati americani la questione della schiavitù ha poi dato luogo anche a una delle più feroci guerre civili della storia e sicuramente a una rottura sostanziale non facilmente sanabile in nome della pacifica convivenza.

Ora, i legislatori del 117° Congresso (2021-2023) con antenati proprietari di schiavi erano sia democratici sia repubblicani e includevano alcuni dei politici più influenti d’America, mentre anche l’attuale presidente Joe Biden e tutti gli ex presidenti degli Stati Uniti viventi –eccetto Donald Trump i cui antenati sono sbarcati in America dopo l’abolizione della schiavitù– sono discendenti diretti di schiavisti: Jimmy Carter, George W. Bush, Bill Clinton e –per parte di sua madre bianca– Barack Obama.

Inoltre, due dei nove giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti in carica.

Nell’ultimo Congresso la preponderanza dei repubblicani (28%) rispetto ai democratici (8%) riflette tuttora la forza del partito nel sud, dove massimamente si concentrava la schiavitù alla vigilia della guerra civile, sebbene anche negli stati del nord i bianchi schiavizzassero i neri.

Henry Louis Gates Jr, professore all’Università di Harvard esperto sulla ricerca africana e afroamericana, a sua volta nero e facilmente discendente da padri schiavi, ha rilasciato un pensiero eticamente e civicamente equilibrato, oltre che apprezzabile sotto il profilo scientifico: l’identificazione di quei legami familiari con i proprietari di schiavi “non è un altro capitolo nel gioco della colpa. Non ereditiamo la colpa per le azioni dei nostri antenati. È solo per dire: guarda quanto siamo strettamente legati all’istituzione della schiavitù e come ha influenzato la vita degli antenati delle persone che oggi ci rappresentano al Congresso degli Stati Uniti” e “Questa è un’opportunità di apprendimento per ogni individuo. È anche un’opportunità di apprendimento per il loro collegio elettorale… e per il popolo americano nel suo complesso“.

Di particolare interesse sono state le reazioni personali delle persone individuate come aventi antenati proprietari di schiavi alle quali Reuters ha offerto uno spazio diretto di colloquio, ma pochi hanno palesato disponibilità tanto che solo un quarto ha risposto con commenti, preferibilmente scritti.

Tra i silenziosi ci sono politici che in precedenza erano intervenuti pubblicamente, a volte in modo eloquente, sul tema dell’eredità della schiavitù e della necessità di una guarigione razziale.

Questa reticenza è segno di una esacerbata sensibilità che perdura anche come questione politica e, secondo il genealogista Tony Burroughs, attivo nell’aiutare i neri americani a rintracciare i loro antenati, di un profondo disagio personale amplificato per molte persone quando i propri parenti sono coinvolti in questo brutto contesto, da qualcuno denominato ‘peccato originale americano’.

Ovviamente, oltre ai politici identificati “ci sono anche milioni di americani che discendono da schiavisti“, ha sottolineato lo stesso Tony Burroughs (e ciò è facilmente intuibile), ma non c’è accordo fra gli esperti su come la percentuale di leader che discendono da proprietari di schiavi sia proporzionabile al resto della popolazione, cioè quanti americani oggidì abbiano almeno un antenato che ha tenuto qualcuno in schiavitù.

Un blocco di arenaria esposta nel centro visitatori del Campidoglio degli USA ricorda ai distratti che la sede del Congresso della nazione è stata costruita in parte (senza entrare nel dettaglio) da schiavi e una targa di bronzo spiega che la pietra, originariamente parte dell’esterno dell’edificio, “commemora il loro importante ruolo nella costruzione del Campidoglio“.

La Carolina del Sud, precisa fra l’altro Reuters, “dove iniziò la guerra civile, illustra i legami familiari tra l’élite politica americana e la storia della schiavitù della nazione. Ogni membro della delegazione statale di nove persone all’ultimo Congresso ha un legame ancestrale. I due membri neri del Congresso dello stato -il senatore e candidato presidenziale repubblicano Tim Scott e il deputato James Clyburn, un potente democratico- hanno antenati ridotti in schiavitù. Ciascuno dei sette legislatori bianchi che hanno prestato servizio nel 117° Congresso è un diretto discendente di uno schiavista. Così anche il governatore repubblicano dello stato, Henry McMaster”.

Leggere le specifiche dell’inchiesta relative alle varie persone, la cui fotografia ufficiale con il consueto sorriso ottimistico a tutta dentatura campeggia in testa alla rispettiva nota, è istruttivo, e non solo per il profilo storico, ma in particolare per i rispettivi caratteri.

Seguono, fra i tanti, alcuni esempi.

Uno: “Il bis-bis-bisnonno del senatore Lindsey Graham, un repubblicano della Carolina del Sud.

Dopo la morte dell’antenato diretto di Graham, Joseph Maddox, fu preparata una ricevuta della vendita della sua proprietà. Datato 1 febbraio 1845, mostra la vendita di otto persone che Maddox aveva ridotto in schiavitù. Tra loro c’erano cinque bambini: Sela, Rubin, James, Sal e Green. Il “Negro man Sam” è stato venduto per $ 155,25. I loro nomi sono elencati accanto a oggetti tra cui un cavallo sauro ($ 10,50) e un tavolo pieghevole ($ 9,87).

Il senatore Graham ha definito la schiavitù -il peccato originale del paese-, ha detto un assistente in una breve dichiarazione scritta in risposta a un briefing dettagliato sulle scoperte di Reuters su Maddox. Graham non ha risposto a una richiesta di intervista. In precedenti osservazioni pubbliche, ha parlato della necessità di concentrarsi sulla costruzione di -un’unione più perfetta piuttosto che guardare indietro-“.

Due: “La bis-bis-bisnonna del rappresentante Nancy Mace, una repubblicana della Carolina del Sud.

Drucilla Mace aveva un figlio, John Mace, che era anche uno schiavista. Decenni dopo l’emancipazione, un ex schiavo fu intervistato e ricordò di essere stato costretto a lavorare per John Mace, che nel 1860 ridusse in schiavitù sette persone. John Mace è il bis-bisnonno di Nancy Mace.

Nancy Mace inizialmente ha accettato un’intervista, poi annullata. In seguito ha fornito questa dichiarazione in risposta all’albero genealogico fornito da Reuters: “Non riconosco queste persone nominate e non posso confermare che siano parenti, ma la schiavitù era una macchia su questo paese e noi come americani dovremmo essere grati per i progressi che abbiamo realizzato dal 1860.”

Tre: “Il bis-bis-bis-bis-bisnonno della senatrice Tammy Duckworth, una democratica dell’Illinois.

Duckworth ha descritto i fatti che Reuters ha portato alla luce come “strazianti”. In una valutazione del 1829 della proprietà del suo antenato, Henry Coe, i nomi degli schiavi –e il loro valore in dollari stimato- sono prenotati da animali da fattoria: sette pecore e un agnello e un vitello.

Coe ha lasciato a vari membri della famiglia “la mia donna negra Margaret fino al suo arrivo all’età di quarant’anni, e il mio ragazzo negro Isaac fino all’età di trentasei anni, anche il mio ragazzo negro Warner fino all’età di trentasei anni… “e” il mio ragazzo negro George … finché non avrà trentasei anni “. Il testamento diceva che ciascuno sarebbe stato liberato al raggiungimento dell’età stabilita. Reuters non è stato in grado di determinare cosa ne è stato di tre degli schiavi. Ma un Freedom Suit in Virginia nel 1858 mostra che Isaac Franklin -il bambino di nome Isaac menzionato nel testamento di Coe- cercò l’emancipazione all’età di 36 anni. Secondo il censimento del 1860, era elencato nella contea di Frederick, in Virginia, viveva come un uomo libero e lavorava come fabbro.

Duckworth è una componente delle Daughters of the American Revolution, un’organizzazione di servizio di donne discendenti da veterani della guerra rivoluzionaria (guerra d’indipendenza dalla Gran Bretagna, 1775-1783, ndr). Ha detto che non sapeva dei suoi legami familiari con la schiavitù. “Ci sono sicuramente implicazioni politiche dell’argomento”, ha detto Duckworth in un’intervista, quando le è stato chiesto se fosse riluttante a discuterne. “Ma penso che sia un disservizio per la nostra nazione e la nostra storia abbandonare questo. Se devo affermare ed -esserne orgogliosa– di essere una figlia della rivoluzione americana, allora devo riconoscere che sono anche una figlia di persone che hanno ridotto in schiavitù altre persone”.

Chi è interessato ad approfondire, anche a livello di più alte cariche, può entrare nel sito di Reuters, le cui investigations sono giornalismo d’inchiesta, e accertare quello che peraltro forse già sa: cambiano lingua, costumi e modi di esprimersi (più o meno politicamente corretti), ma sotto il sole non c’è mai nulla di nuovo e in particolare nella classe politica e ancor più nella classe politica che si confronta con gli elettori e si nutre di consenso.

LMPD

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