L’APPROFONDIMENTO – La vita come una musica (1)
In un articolo precedente, abbiamo trattato di meditazione buddista, apprendendo come essa sia, innanzitutto, un prenderci cura della mente.
È questo che facciamo quando sediamo in meditazione.
Nel silenzio, e con cura, dopo aver assunto una postura corretta, comoda ma composta, iniziamo a ripulire la mente: dai pensieri, dalle abitudini, dal frastuono interiore.
I pensieri scorrono sempre più lievi.
E intanto ci raccogliamo in uno stato di vastità e pace.
Esistono differenti tecniche per svolgere questo lavoro di cura: assorbirci nell’ascolto del respiro, unificando la mente e rendendola limpida e vasta. O concentrarci su stati mentali salutari -come la gentilezza, la benevolenza, la fede, la devozione, la gratitudine- e scegliendone uno in particolare ed espandendolo al nostro interno.
Il Buddha offrì un ampio repertorio di stati mentali salutari.
Oppure possiamo assorbirci nel ricordo mentale di un’immagine sacra.
Sono queste le principali tecniche suggerite dal Buddha.
Possiamo dimorare a lungo in tali assorbimenti:
la mente si pacifica.
le nubi si dissipano.
sorge uno stato di gioia e pace.
Rialzandovi dal cuscino di meditazione, sentirete che il vostro sguardo e il vostro cuore sono cambiati.
Avviene come quando, dopo un’intensa attività fisica e una forte sensazione di sete, assumete una bevanda fresca.
Poi percepite immediatamente come il corpo ne venga rigenerato in profondità.
Ugualmente, con la meditazione e con la mente.
Cercate di non saltare mai questo appuntamento con voi stessi!
Gioia e pace
Con il progredire della pratica, durante la meditazione apparirà sempre più spesso un segno (nimitta, in lingua pali) che si manifesterà come sensazione di gioia e felicità: e vi suggerirà, presentandovi con gentilezza il vostro cuore e filtrando in voi al pari di una melodia, che avete raggiunto la purezza della mente.
Il respiro vi parrà delizioso più di qualunque altra cosa.
O se vi siete concentrati su una qualità salutare come la gentilezza, essa pervaderà con discrezione il vostro essere.
O se vi siete immersi nella contemplazione di un’immagine sacra, essa si trasformerà nella cosa più bella che abbiate mai visto.
Questa sensazione di rapimento ed estasi (gioia-felicità, detti piti-suka in lingua pali) sono il riflesso di una mente divenuta pura.
Ora che avete accudito la mente, ne gustate i frutti.
Quale sarà il passo successivo?
Avere cura
Torniamo all’immagine che abbiamo usato nell’articolo precedente: quella del coltivare un giardino.
Una volta che avrete ripulito e reso bello il vostro orto, con un lavoro affettuoso e paziente, sarete naturalmente attenti anche nel preservarlo.
Se avete degli sfalci li riporrete nel cassonetto e certamente non li spargerete incuranti sulle vostre rose.
Similmente con la mente.
Elena Greggia
(continua al prossimo numero)