HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoL’APPROFONDIMENTO – La vita come una musica (2)

L’APPROFONDIMENTO – La vita come una musica (2)

Dedicandovi regolarmente alla meditazione, diventate più attenti nelle scelte.

Dopo una meditazione serale, per esempio, forse sorgerà spontaneo per voi non impiegarvi in occupazioni distratte (come girovagare senza interesse tra web, chat o social), scegliendo modi più in sintonia con ciò che questa stessa mente vi suggerisce.

Vi accorgerete che questo non implica fatica. Al contrario, regala leggerezza, appropriatezza e gioia.

I Quattro retti sforzi.

Il Buddha, trattando di cura della mente, suggerì di applicare i Quattro retti sforzi.
Essi sono:

  • fermare gli stati mentali non sani, se sono sorti (per esempio rabbia, frenesia, dubbio, confusione, scoraggiamento: non lasciamo che la mente li coltivi e li amplifichi: non ci porterebbero a nulla di buono);
  • prevenire il sorgere di tali stati mentali non sani, se non sono ancora sorti (cioè, evitiamo di esporci inutilmente a ciò che sappiamo essere nocivo, o nocivo per noi);
  • dedicarci a far nascere gli stati mentali sani (come quelli sopra elencati) se non sono ancora presenti;
  • far crescere tali stati mentali sani, se già presenti.

I Quattro retti sforzi costituiscono il cuore dell’addestramento buddista per la cura della mente.

Generalmente, potrete trovare di beneficio svolgere soprattutto il terzo e quarto (ovvero: dedicarvi a far nascere stati mentali sani, non ancora presenti; o far crescere tali stati mentali sani, se già presenti) durante l’esercizio formale della meditazione.

Mentre i primi due retti sforzi (ovvero: bloccare l’espandersi degli stati mentali non sani, se siano sorti; e prevenirne il nascere) costituiranno un impegno anche nei diversi momenti della giornata.

Aprire e chiudere

Aprirsi al mondo e raccogliersi nella serenità della propria casa -e casa interiore- sono  due momenti -e movimenti- complementari.

L’uno presuppone l’altro. L’uno si nutre dell’altro.

Così si esprime il monaco buddista vietnamita Thich Nhat Han, a questo proposito, con la sua innata capacità di usare immagini delicate e poetiche:

L’altra sera, di ritorno al mio eremo, avevo sbarrato porte e finestre per il vento impetuoso. Questa mattina la mia finestra è aperta; vedo il bosco, fresco e verde. Splende il sole. Un uccello canta melodiosamente […] Smetto un momento di scrivere, guardo gli alberi che coprono la collina. […] Non è sempre necessario chiudere le porte dei sensi per essere concentrati. Spesso per i principianti è utile chiudere le finestre degli occhi e delle orecchie, per concentrarsi sul respiro o su un altro oggetto ancora più facile, ma è possibile rimanere concentrati anche con le finestre spalancate…

(da Il sole, il mio cuore di Thich Nhat Hanh).

Così, dopo esserci presi cura della mente, raccogliendoci, potremo portarla nuovamente all’esterno, aprendoci al mondo, affinché essa illumini la nostra vita pratica, emotiva, affettiva, intellettiva e spirituale.

Elena Greggia
(La prima parte dell’articolo è stato pubblicato sul n. 223)

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