L’APPROFONDIMENTO – Mese di giugno
Il 10 giugno è il giorno in cui Benito Mussolini proclamò dallo storico balcone di Palazzo Venezia a Roma la dichiarazione di guerra alla Francia e alla Gran Bretagna (1940).
Famose le parole iniziali della dichiarazione che riecheggiavano quelle di Napoleone “Un’ora segnata dal destino sta per scoccare sul cielo della nostra patria, l’ora delle decisioni irrevocabili”.
Fu compito di Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri del Duce, comunicare la dichiarazione agli ambasciatori di Francia e Gran Bretagna.
Diversa la reazione dei due alti diplomatici: in perfetto stile britannico quella dell’inglese, rimasto impassibile, mentre il francese (che già aveva in patria una situazione ben più drammatica) mormorò: “I Tedeschi sono padroni esigenti, ve ne accorgerete anche voi”.
In realtà non fu un gesto cavalleresco verso la Francia, oramai prossima a cadere sotto l’incalzante avanzata dell’esercito di Hitler e, sul Fronte Occidentale, non fu certo un caso se gli alpini ebbero a rendere l’onore delle armi agli Chasseurs des Alpes che difendevano invano, ma strenuamente, i loro confini in un tempo ancora invernale che, letto con il senno del poi, sembra un avvertimento per i nostri mandati a invadere in uniformi estive.
In quel giorno il figlio del Duce, appassionato di cinematografo, si trovava a colloquio con il regista Jean Renoir, figlio del grande pittore Auguste. Sorpresi dalla dichiarazione di guerra i due interruppero l’incontro e il regista rientrò subito in Francia.
Un particolare di cronaca: proprio il giorno prima, il 9 giugno (domenica), si era concluso a Milano il Giro d’Italia con la vittoria di Fausto Coppi, ancora minorenne (avrebbe infatti compiuto 21 anni il 15 settembre successivo).
Il 2 giugno è la data del referendum che, con il suo esito, sancì la nascita della Repubblica in Italia: infatti i voti della popolazione chiamata alle urne prevalsero numericamente a favore del sistema repubblicano piuttosto che di quello monarchico.
Il risultato del referendum fu poi convalidato dalla Corte di Cassazione con sentenza del 13 giugno 1946.
E a seguito di ciò il re Umberto II di Savoia partì per l’esilio di Cascais in Portogallo che sarebbe stata per gli anni a venire la sua residenza perché una norma transitoria della nuova Costituzione, entrata in vigore il primo gennaio 1948, avrebbe vietato ai reali di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi l’ingresso e il soggiorno nel territorio nazionale.
Capo provvisorio della nuova repubblica fu nominato Enrico de Nicola, avvocato e giurista napoletano, avellinese di nascita (quivi era nato nel giorno 11 novembre 1877).
Da allora la data del 2 giugno fu festa nazionale fino alla legge abrogatrice del 5 marzo 1977, n. 54 la quale, fra varie disposizioni in materia di festività religiose e civili, spostò la celebrazione della festa nazionale della Repubblica alla prima domenica del mese di giugno.
Il 24 maggio è la data dell’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale (1915) a fianco delle potenze dell’Intesa, avendo rovesciato l’alleanza fino ad allora validamente in corso con Germania e Austria (la così detta Triplice Intesa).
Durante il regime fascista la ricorrenza del 24 maggio era stata festa nazionale unitamente a quella del 4 novembre, che segnò la conclusione vittoriosa per l’Italia del conflitto mondiale.
La festività fu poi abolita nel 1946, ferma restando per converso quella del 4 novembre.
Benito Mussolini, che in un primo momento si era dichiarato contrario all’ingresso in guerra dell’Italia, successivamente cambiò opinione e divenne favorevole. Per questo fu espulso dal Partito Socialista che era viceversa contrario e gli fu, inoltre, tolta la direzione dell’Avanti, organo di stampa del partito medesimo.
Perduta la direzione dell’Avanti, fondò egli un altro quotidiano ‘Il popolo d’Italia’ con il contributo finanziario dell’uomo d’affari e giornalista Filippo Ernesto Maria Naldi, di Borgo San Donnino (oggi Fidenza) come ebbe a ricordare anche la moglie Rachele in un’intervista televisiva.
Il nuovo giornale, alla cui fondazione, unitamente ad altri industriali del Nord Italia mediati dal Naldi, diede un sostenuto aiuto economico anche l’amante trentina e prima moglie, Ida Dalser, che vendette allo scopo il proprio laboratorio di sartoria, era ancora di orientamento socialista, ma interventista.
Piero Tragni, storico e ricercatore.