L’APPROFONDIMENTO: Il potere di guarigione della mente
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce la salute come una condizione di completo benessere fisico, mentale, sociale. E’ una definizione che ci invita a guardare l’individuo in un insieme più ampio. Oggi sono scientificamente confermate le influenze che anche la mente (stato-mentale) esercita sulla salute, sui parametri fisiologici e sulle risposte del sistema immunitario. Numerosi studi realizzati su monaci orientali che coltivano la benevolenza o su laici inesperti che vangano guidati a brevi esercizi di meditazione, mostrano come risposte fisiologiche positive si ottengano già dopo pochi giorni in cui si svolgano venti minuti di meditazione quotidiani, portando la mente ad assumere un orientamento più bilanciato e a estinguere le contaminazioni mentali¹. Non solo. Anche porre sul viso un’attitudine di sorriso genera a cascata trasformazioni biochimiche e risposte cerebrali positive, che si riverberano sullo stato-mentale abituale (trasformazioni in aree cerebrali), sulle capacità cognitive e sulla salute (riduzione dei processi infiammatori, elevate risposte del sistema immunitario ecc). E’ possibile? La salute influenzata… da un sorriso? Perché accade? E come sorridere, quando nulla ci porterebbe a farlo?
La psico-immuno-endocrinologia
Oggi la scienza ne ha scoperte le ragioni. Circa vent’anni fa è stata scoperta l’esistenza di molecole (peptidi) che circolano nel corpo collegando tra loro i sistemi immunitario, endocrino, nervoso, cerebrale. I peptidi sono molecole-messaggere, che una volta in circolo, portano in quella parte del corpo la loro informazione chimica. Ma la vera scoperta è un’altra. Immaginando che i peptidi abbiano la forma di una chiave, una volta in circolo essi andranno a inserirsi (e porteranno la loro informazione chimica) ovunque trovino la “giusta serratura” (il recettore adatto). Dove c’è la “giusta serratura” lì il peptide entra portando il suo messaggio chimico. Si è scoperto che esistono “identiche serrature” (identici recettori) nel sistema immunitario, endocrino, nervoso. Significa che questi sistemi e l’intero corpo, parlano un medesimo linguaggio e si scambiano tra loro “informazioni chimiche”, creando una vera e reale connessione tra quello che potremmo definire corpo-mente.
Dal diario di Candace Pert, ricercatrice che fece parte del team di ricerca: “Sintetizzammo i dati da cui risultava che tanto nel cervello quanto nel sistema immunitario si riscontrava la presenza degli stessi peptidi, e che il sistema nervoso, quello endocrino e quello immunitario erano integrati sul piano funzionale in quella che si presentava come una rete psicoimmunoendocrina. Si trattava di una considerazione chiave, che veniva esposta per la prima volta in forma stampata al mondo scientifico. La nostra ipotesi, per la verità ardita, era che occorreva prendere in seria considerazione quella rete per spiegare la patologia non soltanto del cancro, ma anche di altre malattie. […] Ciò che avevamo accertato nella nostra ricerca era che il cervello, le ghiandole, il sistema immunitario, e in sostanza l’organismo intero, erano uniti in uno straordinario sistema coordinato dall’azione di molecole-messaggere discrete e specifiche. Queste scoperte ci avevano spinto a formulare degli interrogativi interessanti. Per esempio, il sistema endocrino comunicava con il sistema immunitario? […] Ma dovevamo anche prendere in considerazione un quesito più inquietante che era emerso dalla nostra ricerca, e cioè il seguente: il cervello comunicava con il sistema immunitario? E questo aveva delle ripercussioni sulla diffusione o regressione delle cellule cancerose o sulle reazioni immunitarie contro i tumori? […] Sapevamo che quanto stavamo cercando era addirittura dirompente e rivoluzionario: si trattava nientemeno che del ruolo svolto dalla mente (stato-mentale), nell’origine, nello sviluppo o nella regressione dei tumori e delle malattie”².
E’ il motivo per cui stati d’animo negativi o emozioni distruttive (come rabbia, paura, avversione) intaccano realmente per esempio il sistema immunitario indebolendolo, o il sistema endocrino, alterandolo. E analogamente, è il motivo per cui attitudini equilibrate (quelle che l’oriente chiama “sane” in contrapposizione a “non-sane”) trasformano realmente la risposta fisica e chimica del corpo agli eventi che incorrono.
Sistema immunitario, endocrino, nervoso e cerebrale parlano un linguaggio comune. Una vera rivoluzione sul fronte della medicina. Significa che una malattia influenza realmente il nostro stato d’animo. Ma anche, che il nostro stato d’animo influenza realmente il nostro corpo: la sua fisiologia, la risposta alle malattie o l’andamento/risposta/esito di fronte a un medesimo evento patologico o traumatico. La casistica che mostra gli straordinari effetti che una mente bilanciata ha sulla salute è molto ampia³.
Oggi sono numerosi gli studi che mostrano gli effetti positivi che anche la meditazione o la preghiera esercitano sui parametri fisiologici. Questo spiegherebbe per esempio la longevità dei monaci orientali, che pure non si sottopongono a cure salutistiche né vivono in condizioni agiate. Il semplice fatto di prendersi cura della propria mente, orientandola a un’attitudine di benevolenza, trasforma anche il loro corpo. E’ esperienza diffusa come questi risultati non siano patrimonio solo di monaci, ma siano raggiungibili da tutti: un semplice esercizio di respirazione svolto per venti minuti al giorno avvia questo processo, le cui ricadute chimiche benefiche sono oggi confermate dalla scienza. Ma da dove iniziare? Come placare e rendere tranquilla la mente quando nulla ci porterebbe a farlo?
Un sorriso… negli occhi!
Il neurofisiologo americano Paul Ekman, professore di Psicologia e Direttore dello Human Laboratory presso l’Università della California e la Medical School di San Francisco, ha dedicato la vita a studiare le emozioni e i loro i loro riflessi organici. In particolare, il sorriso. Ha viaggiato per il mondo esplorando anche popoli lontani e tribù non venute a contatto con la civiltà occidentale, e ha portato le sue conclusioni all’interno di noti studi e degli incontri Mind and life. Si tratta di simposi scientifici di grande rilevanza in cui Oriente e Occidente uniti da un profondo interesse per il benessere dell’uomo esplorano insieme, tra scienza e spiritualità, ciò che può trasformare in meglio la nostra salute, la nostra mente, la nostra vita. Sono presenti scienziati provenienti da tutto il mondo, e con essi anche il Dalai Lama e altri monaci orientali.
In quell’occasione Paul Ekman ha spiegato che il sorriso, questo semplice gesto:
•coinvolge in realtà ben oltre 10 muscoli del viso;
•che è uguale in tutti gli uomini e tutte le civiltà, ovunque (quando una persona prova un moto di contentezza o un buon orientamento interiore, il suo viso assume spontaneamente un’attitudine che si manifesta coi medesimi tratti e movimenti muscolari del volto);
•che è contagioso (il vero sorriso contagia; per questo sorridiamo per esempio davanti a un film; anche tribù primitive accostate con espressioni di gentilezza e sorriso, sorridono a propria volta e mostrano un’attitudine benevola);
•che il sorriso scatena nel corpo mutamenti chimici involontari positivi a carico del sistema immunitario, endocrino e cerebrale.
Ma ciò che è interessante è che Ekman ha spiegato che il vero sorriso (quello che produce questi effetti) non coinvolge tanto i muscoli della bocca quanto quelli degli occhi. E che accade anche il contrario: ponendo negli occhi un’attitudine volontaria di sorriso, scatta una reale trasformazione interiore e chimica positiva. Il sorriso negli occhi… ci guarisce!
Incuriosita dagli studi di Ekman, ho iniziato a provare: per esempio in auto in mezzo al traffico o nei momenti di umore difficile. Trovavo ispirazione anche pensando al sorriso del Dalai Lama: l’immagine del suo volto, così benefico e accogliente, mi contagiava. Provando, mi sono resa conto che il “sorriso negli occhi” non può essere falso: se ci concentriamo sugli occhi (e non sulla bocca) con l’intenzione di porre lì un sorriso, siamo obbligati a un gesto mimico che si traduce per così dire nell’“accenderli”: mettere lì una luce; questo trasforma realmente anche il nostro cuore. Non si tratta di fare una smorfia col viso né di percepire solo una velata serenità: è un’apertura autentica che sorge; il cuore si rilassa, si apre. E’ come se questo gesto ci mettesse in contatto con la reale possibilità della nostra mente di stare bene, lì dov’è; e questo apre una trasformazione (decontrazione) progressiva anche dei parametri fisiologici. Il sorriso, da segnale di benessere e contentezza, diventa “motore” di benessere e contentezza.
“In sintesi, il cervello è molto ben integrato con il resto del corpo a livello molecolare, al punto che l’espressione cervello mobile è una definizione calzante per designare la rete psicosomatica attraverso la quale le informazioni intelligenti viaggiano da un sistema all’altro. Ognuno dei settori o sistemi della rete -quello neurale, ormonale, gastrointestinale e immunitario- è fatto per comunicare con gli altri, mediante i peptidi e i recettori dei peptidi che hanno la funzione specifica di trasmettere messaggi. In ogni istante si verifica nel corpo un massiccio scambio di informazioni […]. I neuropeptidi e i recettori, ovvero le basi biochimiche dell’emozione, sono i messaggeri che trasportano informazioni per collegare fra loro i grandi sistemi dell’organismo in una sola unità che possiamo definire corpo/mente. Non possiamo più attribuire alle emozioni minor validità che alla sostanza fisica e materiale, anzi, dobbiamo considerarle segnali cellulari coinvolti nel processo di traduzione delle informazioni in realtà fisica, che trasforma letteralmente lo stato della mente in materia” (da “Molecole di emozioni” di Candace B. Pert).
Il sorriso nasce nel punto di congiunzione tra materia e mente, passando dall’una all’altra in tutti e due i sensi e influenzandole entrambe. Possiamo porre un sorriso negli occhi, ora, gentilmente; questo trasformerà la nostra salute, il nostro umore; per la preziosa legge della risonanza, quello di chi ci accanto; e per effetto della reale connessione tra i sistemi interni, anche la risposta fisica alle malattie e agli eventi della vita. “L’avversione non sarà mai vinta dall’avversione. L’avversione può essere vinta solo con l’amore” (Buddha).
Elena Greggia
Orientalista e ricercatrice, Milano
Bibliografia e dati
¹ Dalai Lama, D. Goleman “Emozioni distruttive”, Oscar Mondadori, 2003.
F. Duranti “Il circolo virtuoso del benessere”, Sperling&Kupfer, 2006.
D. Servan-Schreiber “Anticancro”, Sperling&Kupfer, 2007.
Tratto da “Anticancro”: “Bob, per esempio, nel 1999 aveva sessant’anni e lavorava al ministero dell’Istruzione, quando scoprì di avere un cancro alla prostata. Dopo una radioterapia locale entrò nel programma di meditazione consapevole presso l’ospedale di Calgary. Inizialmente riusciva a meditare solo cinque o dieci minuti al giorno ma poi, nel giro di qualche settimana, imparò a far durare l’esercizio anche trenta minuti senza difficoltà […] A otto anni dalla diagnosi tumorale, Bob sta benissimo. […] Nel corso dello studio Linda Carlson ha misurato i suoi parametri immunitari prima, durante e dodici mesi dopo le otto settimane di iniziazione alla meditazione, e ha constatato che risultavano nettamente migliorati (riduzione delle citochine infiammatorie TNF-alfa e interferone-gamma, aumento dell’interleuchina-10 che combatte l’infiammazione), così come risultava diminuito il livello di cortisolo. Insomma, si erano calmati sia il corpo, sia la mente.”
² Candace B. Pert “Molecole di emozioni”, TEA.
La neuroscienziata Candace Pert, ricercatrice nel Dipartimento di fisiologia e biofisica della Facoltà di medicina della Georgetown University a Washington, ha fatto parte del team di ricerca che ha portato alla scoperta dei neuropeptidi e dei legami tra corpo e mente, divenuti poi la base della psicoimmuniendocrinologia, accertando l’esistenza delle basi bio-molecolari delle nostre emozioni e la loro connessione con i sistemi chiave del corpo.
³ La storia continua: un altro esempio. Marshall e Warren, Premio Nobel 2005 per la Fisiologia e Medicina, per la scoperta del batterio Helicobacter come causa delle ulcere. Poiché molte persone sono infette da questo batterio, ma non sviluppano ulcere, è stato dimostrato come siano necessari fattori addizionali, per esempio lo stress, perché si sviluppi l’ulcera. Perchè l’Helicobacter sprigioni il suo effetto patologico, cause fisiche ed emotive devono associarsi. Similmente per la proliferazione delle cellule tumorali, potenzialmente e ciclicamente presenti in ogni persona.
Salute, malattia, guarigione non possono avvenire se non con la concomitanza e nella concomitanza di fattori fisici e mentali, dove i secondi sono gli anelli decisivi nella determinazione dell’andamento e dell’esito di ogni evento.