EDITORIALE: La memoria, il tallone d’Achille dell’uomo
E’ vero, come ha detto il presidente della Repubblica in occasione del Giorno della Memoria, che Auschwitz (e non solo) è un buco nero nella storia dell’umanità ed è bene che ovunque ci siano state cerimonie ed iniziative poiché la memoria è uno dei (tanti) talloni d’Achille dell’uomo: essere che tende alla dimenticanza ed alla conseguente svagatezza.
Ben venga, quindi, anche la prossima apertura al pubblico, sul sito dell’archivio storico di Montecitorio, della documentazione acquisita dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sui crimini alla quale è stato tolto il segreto, come annunciato dalla presidente della Camera.
Il tempo è trascorso e dopo oltre settanta anni alcuni di coloro che si distinsero nella turpe caccia all’uomo potrebbero anche essere passati a miglior vita: nondimeno l’utilità della conoscenza rimane.
Questi settanta anni di pace, dopo che i nazionalismi hanno sezionato lo scorso secolo con ben due guerre, devono essere riconosciuti a pochi statisti illuminati padri dell’Europa e ai politici che, poi, hanno confidato nel progetto ora sotto contestazione da parte dei movimenti e partiti del no, riunitisi nel Europe of nations and freedom (Enf) la cui prima riunione internazionale si è tenuta, quasi in concomitanza con il Giorno della Memoria, a Milano i quali bramano, per ora tutti insieme appassionatamente, il ritorno allo status quo ante per poter (anche) tornare a mangiarsi.
Tanto per dire che la situazione rimane fluida e che sarà anche bene, al di là delle frasi, talune di rito, da parte di molti, ricordare la Shoah sì, ma nei fatti e nelle scelte: il piano delinquenziale politico del Fuehrer e la vergogna delle leggi razziali del suo sodale (a rivederli oggi nei filmati non ci si raccapezza: due macchiette: e vedi cosa non hanno combinato) appaiono oggi in Europa tramontate e di improbabile rinascita, almeno nel medio periodo (dipenderà anche da come risponderà la UE ad una fondata richiesta di cambio di passo e di strategia), ma sono pur stati presi in eredità da deliranti ideologie politiche mediorientali che hanno fatto della distruzione dello stato israeliano un obiettivo conclamato oltre che fanatico: non settanta anni or sono, costoro, ma ora e vivi e vegeti e pericolosi per oggi e domani.
Sarebbe bene che il Giorno della Memoria non rimanesse circoscritto al museo ed alle scolaresche, ma attualizzato in prospettiva di scelte operative da parte dei governi responsabili anche se è noto come sia più agevole fare maggiore attenzione ai morti piuttosto che ai vivi.