EDITORIALE: la politica all’assalto della scienza
La politica all’assalto della scienza, a proposito delle polemiche sui vaccini, comunica al cittadino – che preferisca pensare con la propria testa al di fuori di schemi ideologici artefatti – di essere giunta al raschiamento del barile pur di raggranellare voti nel tentativo di smarcarsi e di acquisire in qualsivoglia modo un po’ di visibilità.
I contra si danno pure il cambio: prima gli uni e ora, ripiegati in imbarazzato silenzio i precedenti alfieri che con il tema non hanno raggiunto la sperata fortuna e l’hanno quindi abbandonato, sotto gli altri. La coerenza non è mai considerata una dote, ma – in particolare sul palcoscenico- un inutile lacciuolo, dato che poi, in ogni caso, la memoria degli spettatori et elettori è corta come quella del pesce rosso e domani, si sa, è un altro giorno.
I contra della politica sono seguiti o perfino sopravanzati passo per passo dai contra ad ogni costo che sventolando il vessillo della libertà (guarda dove finisce una cosa seria) cercano, con razionalità tutta da individuare, di dare corpo al chiacchierio (informazioni) rimbalzante nella rete ad opera di guitti e pseudo esperti che irresponsabilmente operano a proprio uso e consumo.
La storia della medicina, scienza particolarmente empirica che forse più di altre progredisce (anche) sui decessi, registra come l’invenzione e la promozione dei vaccini abbia debellato, in un tempo nemmeno tanto lungo (dalla fine del ‘700), spaventose malattie mortali come vaiolo, poliomielite, morbillo, tetano, difterite, rosolia ed epatite molte delle quali oramai, a livello della nostra pubblica opinione, avevano quasi fatto perdere la memoria.
Certo era terminata la paura di esse (chi scrive ha – per ragioni anagrafiche – fatto in tempo a conoscere persone che erano uscite vive, ma fisicamente vulnerate, dalla poliomielite) che viceversa, abbassandosi ora la guardia per motivazioni e scelte solo ideologiche, sta tornando a fare capolino in rapporto al riapparire, qua e là, di morbi creduti estinti.
A proposito, già ci si accorge (rectius: ci si ricorda) che non esiste un vaccino contro la malaria…mentre il morbillo è ora, in Italia, endemico laddove i paesi europei della OMS hanno come obbiettivo (condiviso) di farlo scomparire: inutile offendersi, quindi, se gli USA allertano al riguardo i loro cittadini in procinto di venire in Italia.
Con buona pace dell’articolo 32 della Costituzione repubblicana (la tutela della salute in prospettiva di collettività) – tanto siamo abituati ai suoi articoli che, quando fa comodo, si disapplicano – non si vede allora perché, in nome di istanze egoistiche etichettate con la libertà, dobbiamo persistere a contenere il fumo negli spazi pubblici o mantenere il divieto di guida in stato di ebbrezza da alcool o psicotropi.
Quanto sopra non incrocia neanche da lontano, ovviamente, il diritto di pretendere sempre e più efficacemente controlli draconiani sui mezzi di produzione e sui prodotti oltre che auspicabilmente, altra faccia della stessa medaglia, informazione pertinente e corretta per quanto è allo stato possibile: allo scopo di intercettare, contenere e sbugiardare in tempo reale i cialtroni che per motivi abbietti abusano della credulità popolare sfruttando ansie, paure e disinformazione.
E sviliscono travisandola, cosa di cui nell’endemica confusione che caratterizza il frastuono attuale non c’è alcun bisogno, l’idea di libertà come altri hanno fatto, fino a renderla irriconoscibile e sterile, con l’idea di democrazia.
Per contro, posizioni di supponenza e (inutile) superiorità da parte di addetti ai lavori verosimilmente non servono, anzi, a portare la necessaria chiarezza nella broda della rete che sovente è, di per sé, essa stessa un virus senza nemmeno un appropriato rimedio, ma in ogni professione e in ogni status si trovano soggetti che, anche indipendentemente da competenze tecniche, farebbero meno danni se impiegati altrove.
Ma di questo, che fa il gioco dei NoVax, non si occupano con sufficiente serietà ed efficacia le istituzioni.