EDITORIALE – Ma che gente è questa?
Il presidente russo, i suoi consiglieri -se li ha- e i suoi scherani stanno (scientificamente) dimostrando per fatti concludenti urbi et orbi che nell’alveo dell’evoluzione (umana) coesiste una forte corrente che irresistibilmente scivola in direzione opposta e genera nel mondo animale sottoprodotti di scarto che il generale ottimismo nel progresso da parte di molti esperti non aveva forse ancora messo del tutto a fuoco.
In altre poche parole: si è impiegato un po’ di tempo (in rapporto al primo spuntare della vita sulla Terra) per passare dal grado scimmiesco a quello umanoide che, tradizionalmente e comunemente, si considera pur con ogni dovuta e prudente elasticità il profilo psico-somatico dell’essere umano, ma ci si impiega un attimo a regredire allo stato iniziale.
Mantenendo, per sfortuna della comunità, le conoscenze e le strumentazioni tecnico-scientifiche nel frattempo acquisite.
Il problema fondamentale è, come sempre, collegato al potere politico-personale e alla statura degli individui: se accede alla stanza dei bottoni un ‘meno atto’, tale per qualsivoglia ragione o causa, mentre alla funzione fondamentale di governo necessitano (necessiterebbero) quanto meno un po’ di etica, morale, competenza, equilibrio e buona fede, ecco che il delicato e già sempre esile equilibrio che comunque contraddistingue i rapporti fra nazioni, popoli e comunità si spezza con conseguenze non mai del tutto immaginabili sebbene in larga misura ipotizzabili e prevedibili.
Al peggio non c’è mai fine.
La storia che -con buona pace del facondo Cicerone- lungi dall’essere maestra di vita tende a ripetersi uguale a se stessa e sempre con le medesime turpitudini, mostra come sia spesso più facile che al potere (importante) giunga (salvo eccezioni che pur si verificano, ma non costituiscono la maggioranza) a preferenza del migliore il peggiore, il quale non a caso si è già opportunamente selezionato al proprio interno prevalendo sugli altri concorrenti: fra diversi cattivi soggetti prevale comunque il pessimo e facilmente si intuisce come mai.
In una visione strettamente materialistica (positivista, ma non quantistica) dell’esistenza e in uno scenario dove –homo homini lupus– lavora solo il determinismo causa-effetto (casualità e accidentalità non vigono) è obiettivamente palese questo tipo di selezione eticamente denominabile ‘al contrario’, ma fisicamente parlando del tutto comprensibile per cui in un consesso di mascalzoni alla fine prevale il più mascalzone di tutti.
E la soluzione del problema non migliora però neanche passando a una più matura visione spirituale ove si riconosca rilevanza alla libertà del singolo individuo dato che per esempio, nella tradizione ebraico-cristiana fulcro della civilizzazione occidentale, quanto meno fin dai tempi del Deuteronomio (13° sec. a. C.) si ritiene che alla creatura umana sia offerta la responsabilità della scelta –Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male (Dt 30,15).
La puntuale e lapidaria risposta alla quale offerta porta la firma di Giovanni: … la luce è venuta nel mondo e hanno preferito gli uomini più la tenebra che la luce (Gv 3,19).
A parte che già si conosce come sia andata, in principio, la vicenda con l’albero-e lo strisciante rettile malfido: stretta è la via della salvazione per la quale non soccorrono prove circa l’esistenza del Bene, ma solo indizi.
Peraltro a fronte di copiose dimostrazioni circa l’esistenza del male.
Così uno dei tanti grandi come il ministro degli Esteri della Federazione può formalmente dichiarare in pubblico che la Russia non ha invaso l’Ucraina (né arrossisce, quel desso) e uno di lui più grande ancora, il suo capo, lamentare che gli invasi aggrediti conducono vilmente spedizioni punitive nel Donbass.
Va da sé che anche da noi era attiva, nel recente passato, una (tricefala) quinta colonna politica e certo non clandestina dal peso, sfortunatamente, tutt’altro che marginale la quale, prodiga di giudizi e garrula di interpretazioni, spezzava lance ed estrinsecava ad alta voce -con la sicurezza vissuta di chi, a differenza dei più, ben conosce le cose- giudizi, appoggi, patenti e assertive assicurazioni a favore del nostro, anzi loro, ufficiale e spia semel et semper.
Ora una delle tre, evidentemente persuasa che la migliore strategia sia in ogni caso il movimento (ammuina) non ha perso occasione per precipitarsi a mettersi in mostra in Polonia, questa volta ovviamente dalla parte opposta della barricata, e ha rimediato una migliorabile figura in mondovisione a opera di un locale sindaco dotato di normale memoria che non l’ha mandata a dire, mentre le altre due, in contro-tendenza con la loro pluriennale e tradizionale logorrea, tacciono come la notte placida nel Trovatore.
Confidiamo nella continuazione dell’afonia.