EDITORIALE
Dopo due mesi dalla scoperta dell’assassinio del ricercatore italiano, avvenuta in modalità opache, contraddittorie e piena di smentite, il governo egiziano insiste nella logica del doppio binario: da un lato propone soluzioni sempre diverse, accompagnate da spiegazioni che discordano fra di loro già a partire dalle fonti, e, dall’altro, protesta formalmente di continuo la sua disponibilità a collaborare pienamente con un Paese che non si dimentica mai di qualificare importante e significativo per i suoi stessi interessi.
La risposta dell’Italia è sempre la medesima e riconferma, ogni volta, di volere conoscere la verità.
Però manca e continua a mancare, sfortunatamente, quantomeno intuire il come raggiungere l’obiettivo della verità.
E’ certo che le parole, peraltro oggetto anche dalle nostre parti di ricorrenti crisi esistenziali che sovente ne mettono in dubbio i significati e le conseguenti funzionalità, hanno sempre scarso valore nei rapporti fra i governi, ove prevalgono la ragione di stato e gli interessi di chi è al potere, e comunque ne hanno ancor meno, fino a risultare proprio inutili, con i regimi dispotici che sono i primi a scegliere la menzogna come modo di vivere.
Inoltre le settimane trascorse hanno verosimilmente consentito a chi di dovere di completare l’eliminazione di prove, se mai ce ne erano, e di indizi fino al punto che solo ora, chi sa come e perché, saltano fuori oggetti personali tenuti in serbo, evidentemente come souvenir, da delinquenti comuni sì, ma certo oltremodo particolari: forse perché specializzati nelle aggressioni agli stranieri.
Da più parti si richiede legittimamente che l’Italia faccia intendere ai suoi interlocutori, si fa per dire, di essere perfettamente in grado di comprendere che tutto questo comportamento è solo una lugubre farsa, ma non è chiaro ad alcuno come, oltre al tono che potrebbe essere meno accomodante, riuscire a realizzare l’auspicato e doveroso salto di qualità.
Tenendo presente che, oltre a tutto, costoro sono disgraziatamente partner alleati sullo scacchiere in fiamma continua.