EDITORIALE – Politifact
Il proposito esplicito di un’iniziativa giornalistica USA come PolitiFact, di cui è agevole procurarsi in rete la documentazione che produce, è semplice fino alla banalità come sovente avviene nelle cose americane più serie, ma ben centrato rispetto al funzionamento di un sistema politico, come la democrazia, che per operare in equilibrio ha bisogno di informazione più vera possibile a disposizione dei cittadini: “pubblicare il vero in modo da essere un partecipante informato al processo democratico”.
Come si muove PolitiFact?
Prende dichiarazioni o notizie di rilevante portata rilasciate da importanti soggetti o notizie del pari significative pubblicate su media e social e le verifica per il tramite di un’inchiesta specifica della quale pubblica poi anche le fonti.
Banditi gli eufemismi chiama ogni cosa, a cominciare ovviamente dalle persone, con nome e cognome e quindi i suoi giornalisti attribuiscono alla dichiarazione o alla notizia un voto (rappresentato graficamente da una lancetta che si posiziona su di una scala graduata) motivato dai risultati dell’istruttoria: Mostly True, Half True, Mostly False, False, Pants on Fire.
Va da sé che il giudizio di Pants on Fire corrisponde neanche più all’individuazione di una, diciamo così, falsità (comunque scientemente data poiché da soggetti con rilevanti cariche pubbliche ci si attende anche una certa attenzione e preparazione nei comportamenti e nella comunicazione), ma di un deliberato inganno verso i cittadini elettori, di un’affermazione del tutto falsa e tendenziosa, cioè in piena mala fede, comunicata con premeditazione e dolo atta a macchiare la credibilità, la serietà e il senso di responsabilità di chi in tale modo agisce.
Questo giornalismo d’inchiesta avrà sicuramente i suoi difetti e le sue devianze (volute o meno), ma non fa sconti a nessuno e, in generale, si presenta veramente e opera come il cane da guardia della democrazia cui offre pubblicamente un servizio essenziale.
Sulla falsariga degli awards, apprezzati dagli anglosassoni, individua poi anche la ‘bugia dell’anno’, la falsità così enorme che, come si dice dalle nostre parti, non la salta neanche un cavallo.
Nel 2020 la corona di lauro è andata al minimizzare o negare il coronavirus e l’agone afferente il 2021 è tuttora in corso fra diverse opzioni in lizza per le quali c’è forse solo l’imbarazzo della scelta.
Ben piazzato ai vertici dell’uso delle parole come variabile indipendente rispetto alla realtà c’è il past presidente repubblicano il quale con la consueta assertività proclama la (sua) vittoria elettorale schiacciante ed entra nei particolari tecnici (sempre vittoriosi) di Georgia, Arizona e Wisconsis aggiudicandosi in distinte occasioni ben quattro Pants on Fire.
Poi, per la regola che il servo non è migliore del suo padrone, tale Andrew Clyde, ufficiale della U.S. Navy per quasi trent’anni ed eletto al Congresso nel 2020, riesce a strappare a sua volta un meritato Pants on Fire dichiarando seraficamente, a proposito dell’invasione della folla del 6 gennaio scorso in Capitol Hill, che se non si conoscesse la data delle riprese televisive si potrebbe pensare a una normale visita turistica.
A pari merito la Fox News Channel per cui i requisiti climatici di Biden taglieranno il 90% di carne rossa dalla dieta, a un ‘massimo di quattro libbre all’anno’ e ‘un burger al mese’.
Biden, da parte sua, si aggiudica due False tondi tondi affermando che Al-Qaeda è “sparita” dall’Afghanistan e che “il Secondo Emendamento, dal giorno in cui è stato approvato, ha limitato il tipo di persone che potevano possedere un’arma e che tipo di arma si poteva possedere”.
In democrazia non si può, sfortunatamente, impedire con azione preventiva al cinghiale di entrare in cristalleria (già si è scritto che la funzione politica, per l’importanza che riveste e i danni smisurati che può realizzare dovrebbe essere idealmente garantita da condizioni psichiche quantomeno minime, però come dare ai necessari accertamenti presupposti di terzietà?), ma l’unico rimedio è raccontarne le gesta onde mettere a disposizione dell’elettore almeno il consenso informato.
Consoliamoci, almeno allo stato, con un caro augurio di Buon Natale a tutti i nostri lettori e di sereno Anno Nuovo!