HomeDe Litteris Et ArtibusDE LITTERIS ET ARTIBUS – Il Cinema ritrovato – Conte d’eté – (Un ragazzo, tre ragazze) di Eric Rohmer (1998)

DE LITTERIS ET ARTIBUS – Il Cinema ritrovato – Conte d’eté – (Un ragazzo, tre ragazze) di Eric Rohmer (1998)

Terzo episodio del ciclo dei “Racconti delle quattro stagioni” (segue “Racconto d’inverno” e precede “Racconto d’autunno”, il nostro preferito).

Da noi, al cinema (come spesso succede) fu distribuito con il titolo più improprio e idiota che si potesse inventare e preferiamo il titolo con cui in seguito è stato distribuito in home video “Racconto d’estate”.

Da lunedì 17 luglio a domenica 6 agosto seguiamo le vicende di Gaspard, neolaureato in matematica che raggiunge un paesino sulle coste della Bretagna.

Il giovane ha appena conseguito la laurea in matematica e si reca col traghetto a Dinard, sulla costa bretone, nella casa prestatagli da amici, con la sua chitarra a tracolla e l’immancabile zainetto.

Sembra incline alla musica e intende trascorrere una vacanza su quella spiaggia con la sua “ragazza”, Léna, che dovrebbe raggiungerlo da un momento all’altro: ma Léna non arriva, non telefona, non si fa viva in nessun modo.

Gaspard ha frattanto incontrato in una crêperie Margot, un’etnologa legata a un giovane che si occupa di cooperazione in Polinesia: si raccontano le loro reciproche storie e le analoghe condizioni di attesa di un assente; diventano amici, escono spesso insieme, si confidano i rispettivi progetti di vita entrando in una crescente familiarità.

Gaspard fa vedere a Margot le foto di Lena, che lei non ritiene il tipo adatto a lui, ma nota invece il fuggevole interesse del giovane per Solène, incontrata nel corso delle comuni frequentazioni e la considera una giovane più consigliabile per lui.

Avviene così un incontro fra Gaspard e Solène, avvenente, disinibita ed estroversa, la quale però deve presto andarsene per un precedente impegno.

Finalmente sopraggiunge Léna –ormai quasi non più attesa– graziosa, instabile, piena di curiosità turistiche e di progetti distensivi: ora tutta espansiva con Gaspard e sul punto di concedersi a lui, ora in procinto di partecipare con lui a un viaggio turistico, ora improvvisamente interessata ad altro. Ci appare ridente, volubile e decisamente inaffidabile.

Confuso, indeciso e tentennante, Gaspard tenta di incontrarsi nuovamente con Margot dandole un appuntamento, ma una improvvisa telefonata dalla città prospetta a Gaspard l’acquisto di un registratore d’occasione, che da tempo egli cercava per registrare la sua musica, e dovrebbe quindi recarsi immediatamente a La Rochelle.

Dopo una ennesima esitazione Gaspard decide infine di partire: l’incontro con Margot è annullato poiché la musica viene prima di ogni altra cosa.

Conte d’eté” è la commedia lieve, nostalgica, a tratti amara dell’adolescenza, dell’estate, dell’amore.

Tutti appaiono superficiali e inaffidabili: non sanno cosa vogliono o amano troppo giocare o non sopportano di dover scegliere e mantenere una direzione che sia univoca.
Crescere significa rinunciare, escludere: allora meglio fuggire (dalle responsabilità).

Ancora Rohmer si conferma maestro nel narrare “l’amore alla francese”: interminabili chiacchere, molte infedeltà (annunciate o agogniate più che praticate), fanciulle quasi sempre imbronciate e attratte da altro.

I suoi film sono costruiti attorno a maschi e femmine che nella vita cerchiamo di evitare: logorroici, balzani, inconcludenti, svagati, inaffidabili.

Il suo cinema è spesso considerato lento, chiacchierone, troppo intellettuale e parlato.

Celebre l’omaggio al contrario che Arthur Penn gli attribuisce in “Bersaglio di Notte” dove fa dire a Gene Hackaman: “Ho visto una volta un film di Rohmer. Era come vedere una pittura asciugata”.

Accusa incomprensibile per noi, suoi estimatori, tanto appassionante, intrigante, travolgente è calarsi ogni volta nei suoi film.

Infine, il film è anche un omaggio alla Bretagna, al suo litorale che non assomiglia a nessun altro, come la sua lingua, le sue foreste.

Bretagna che evoca le sue ostriche, come ciliegie una tira l’altra, e si avverte l’acquolina (di mare) in bocca anche solo sentendone pronunciare il nome.

(Un consiglio: non accompagnate le ostriche allo champagne, perché l’accostamento più sublime spetta al Muscadet, bianco secco, fresco agrumato, prodotto nella Valle della Loira -vitigno Melon de Bourgogne– e abbinamento perfetto per i frutti di mare).

Antonello Nessi

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