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DAL MONDO SANITARIO E SCIENTIFICO – Plastica e salute

Il The New England Journal of Medicine ha pubblicato (6 marzo) uno studio, a opera di numerosi autori, dal titolo ‘Microplastiche e nanoplastiche negli ateromi e negli eventi cardiovascolari’ da cui emerge che, allo stato ancora non essendo disponibili evidenze circa conseguenze sugli umani, le microplastiche e le nanoplastiche (MNP) stanno emergendo come un potenziale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. 

Metodologicamente lo studio è stato realizzato su pazienti sottoposti a endoarteriectomia carotidea per malattia asintomatica dell’arteria carotidea. 

I campioni di placca carotidea asportati sono stati analizzati per la presenza di MNP, endpoint primario (parte fondamentale della definizione dell’obiettivo della ricerca) essendo un composito di infarto miocardico, ictus o morte per qualsiasi causa tra i pazienti che avevano evidenza di MNP nella placca rispetto ai pazienti con placca che non mostravano evidenza di MNP.

Su 257 pazienti il polietilene è stato rilevato nella placca dell’arteria carotide di 150 pazienti (58,4%), 31 pazienti (12,1%) avevano anche quantità misurabili di cloruro di polivinile. 

La microscopia elettronica ha rivelato particelle estranee visibili e frastagliate tra i macrofagi a placche e sparse nei detriti esterni. Alcune di queste particelle includevano cloro.

In conclusione i pazienti con placca dell’arteria carotide in cui erano state rilevate MNP avevano un rischio più elevato (probabilità di 4,5 volte superiore) di un composito di infarto miocardico, ictus o morte per qualsiasi causa a 34 mesi di follow-up (dopo l’intervento chirurgico) rispetto a quelli in cui non erano state rilevate MNP.

Gli scienziati e gli stessi ricercatori avvertono come lo studio non dimostri che le particelle abbiano con certezza causato problemi di salute giacché ci sono da valutare anche altre condizioni non ancora studiate come, e.g., lo stato socio-economico.

Nondimeno, considerato che la plastica si trova ovunque e in qualsivoglia modo, a partire dagli imballaggi alimentari e dalle tubazioni di rifornimento dell’acqua, e che le sue particelle microscopiche finiscono nell’ambiente dove possono essere ingerite o inalate dalle persone, questa prima localizzazione di un reale rapporto tra le microplastiche e le condizioni della salute umana porterà la ricerca ad approfondire ulteriormente i reciproci rapporti.

Anche considerato che le microplastiche sono state rinvenute praticamente ovunque l’ambiente naturale sia soffocato dalla plastica: negli oceani, nei crostacei, nel latte materno, nell’acqua potabile, nell’aria e nella pioggia.

Ed essendo di lunga durata nel processo di decomposizione (anche secoli), esse si accumulano nell’organismo ove sono state trovate nel sangue e in organi come polmoni e placenta.

E’ possibile approfondire l’argomento cliccando sui seguenti link:

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