HomeDialogandoNewsletterApprofondimentoL’APPROFONDIMENTO – La verità dell’umano nel suo divenire in Gianni Rodari, Frei Betto e Pablo Neruda

L’APPROFONDIMENTO – La verità dell’umano nel suo divenire in Gianni Rodari, Frei Betto e Pablo Neruda

Natale è memoria e festa della nascita di Gesù ed è naturale, oltre che sensato, usare per i tradizionali auguri la formula Buon Natale unitamente a Buon Anno Nuovo rivolto al tempo, nuovo appunto, che giunge.

Come anche ha scritto e augurato, con il precedente numero, anche la nostra Dialogando in controtendenza con la maggioranza che, da qualche tempo, ha adottato l’incomprensibile formula burocratico-aziendalistica neutra, vaga e politicamente ideologica (nel senso del nulla) degli anonimi Season’s greetings, utili forse per ignote oltre che indefinite festività di stagione come si trattasse di verdure non di serra o saldi di capi di abbigliamento.

La preoccupazione di non urtare suscettibilità derivanti da culture e credenze diverse, -da non confondersi con la buona educazione e il rispetto per il prossimo oltre a tutto accampando miserevoli motivazioni come quella, ipocrita sopra ogni altra, di promuovere la inclusività o annullare la diversità (come se questa fosse un difetto)- è tipica di chi, per incapacità e viltà vergognoso della propria origine, cerca di mascherare penosamente la propria pochezza spirituale e dimentica o nasconde se stesso, le origini, le radici.

Ovviamente non è obbligatorio, se non si ha fede (ancorché solo un briciolo) o qualche nostalgia dell’eterno, fingere di averla solo in questa occasione, ma si può ugualmente evitare di omologarsi a livelli infimi e mantenere la propria speranza quanto meno nella prospettiva del tempo.

In questo senso allora pubblichiamo, per chi abbia desiderio di un augurio comunque non vacuamente formale, alcune righe che coltivano il tesoro e la verità dell’umano nel suo divenire: Gianni Rodari, Frei Betto, Pablo Neruda.

L’anno nuovo (Gianni Rodari, poeta del Piemonte)

Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.

O Anno Nuovo (Gianni Rodari)
O anno nuovo, che vieni a cambiare
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?
Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì;
controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr’ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.
Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni.

Frei Betto, domenicano del Brasile:

Auguro un nuovo anno capace di riaccendere in noi le energie generose, la coscienza critica, l’inarrestabile vitalità di chi reinventa ogni giorno l’amore.
Un nuovo anno libero dall’arroganza, da indifferenza al dolore e da tutto ciò che in noi sta scolpendo il profilo della disumanizzazione.
Auguro un nuovo anno in cui ogni mattina risuoni come un canto di lode.
I nostri gesti siano espressioni liturgiche di amore e gratitudine.
Desidero un nuovo anno in cui la condizione del pane stabilisca la pace e in cui ogni passione emerga in amore duraturo.
Un anno in cui il tempo si dipana come un tessuto sottile e trasparente, portandoci lungo la via del trascendente. Anno di contemplazione silenziosa del miracolo della Creazione e di attenta protezione di Madre Natura.
Anno in cui si infrangono le barriere del pregiudizio, si abbattano i muri e i recinti. In cui la vita venga celebrata quotidianamente come un giorno da Dio, dono d’amore, avventura affascinante.

ODE ALLA PACE (Pablo Neruda, poeta del Cile)

Sia pace per le aurore che verranno,
pace per il ponte, pace per il vino,
pace per le parole che mi frugano
più dentro e che dal mio sangue risalgono
legando terra e amori con l’antico
canto; e sia pace per le città all’alba
quando si sveglia il pane, pace al fiume
Mississippi, fiume delle radici:
e pace per la veste del fratello,
pace al libro come sigillo d’aria,
pace per il gran kolchoz di Kiev;
e pace per le ceneri di questi morti,
e di questi altri morti; sia pace sopra l’oscuro ferro
di Brooklyn, sia pace al portalettere
che entra di casa in casa come il giorno,
pace per il regista che grida
nel megafono rivolto ai convolvoli,
pace per la mia mano destra
che brama soltanto scrivere il nome di Rosario,
pace per il boliviano segreto
come pietra nel fondo d’uno stagno, pace
perché tu possa sposarti; e sia pace
per tutte le segherie del Bío-Bío,
sia pace per il cuore lacerato
della Spagna partigiana:
sia pace per il piccolo Museo di Wyoming,
dove la più dolce cosa
è un cuscino con un cuore ricamato,
pace per il fornaio e i suoi amori,
pace per la farina,
pace per tutto il grano che deve nascere,
pace per ogni amore che cerca schermi di foglie,
pace per tutti i vivi,
pace per tutte le terre e per le acque.
E ora qui vi saluto,
torno alla mia casa, ai miei sogni,
ritorno nella Patagonia, dove
il vento fa vibrare
le stalle e spruzza ghiaccio l’oceano.
Non sono che un poeta e vi amo tutti,
e vago per il mondo che amo:
nella mia patria i minatori conoscono le carceri
e i soldati danno ordini ai giudici.
Ma io amo anche le radici
del mio piccolo gelido paese.
Se dovessi morire mille volte,
io là vorrei morire:
se dovessi mille volte nascere,
là vorrei nascere,
vicino all’araucaria selvaggia,
al forte vento che soffia da Sud,
alle campane comprate da poco.
Nessuno pensi a me.
Pensiamo a tutta la terra, battendo
dolcemente le nocche sulla tavola.
Io non voglio che il sangue
torni a inzuppare il pane,
i legumi, la musica: ed io voglio che vengano con me
la ragazza, il minatore,
l’avvocato, il marinaio,
il fabbricante di bambole e che entrino
con me in un cinema e che escano a bere
con me il vino più rosso.
Io qui non vengo a risolvere nulla.
Sono venuto solo per cantare
e per farti cantare con me.

 

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