L’APPROFONDIMENTO – I pensieri e il cielo della mente – Quando un pensiero non molla la presa
Seguito del precedente articolo La pazienza: un cestino leggero! pubblicato sul n. 129 di Dialogando.
A volte accade che un pensiero non utile non molli la presa. Seguendo l’insegnamento orientale, avete pazientato, avete immaginato un buon maestro accanto a voi, avete cercato di dirigervi verso modi sani. O persino avete cercato di distrarvi. Ma quella rabbia o desiderio… non molla la presa! O non cessa di ricomparire ogni giorno (spesso anche alla medesima ora o in situazioni simili).
E voi scoppiate, cedete. E in verità non sentite alcuna pace dentro di voi.
Va tutto bene. A volte sorge l’equivoco che ciò che dobbiamo provare, iniziando a percorrere l’insegnamento orientale, sia uno stato di pace rarefatto. Accadrà, ma non sempre (o non inizialmente).
La pace di cui parliamo è innanzitutto fare pace con quello che c’è: coltivare uno stato di pace con ciò che c’è.
Quando siamo liberati dalla necessità che le cose siano diverse da come sono, ritroviamo benessere, interezza, sguardo limpido. Modi sani. Diventiamo una benedizione per noi stessi e il mondo.
Non significa porci volutamente in situazioni difficili (anzi il Buddha, usando una metafora, incoraggiava a evitare elefanti infuriati o precipizi che sappiamo non poter fronteggiare). Evitate ciò che non è sano. Evitate luoghi o situazioni non utili.
Al tempo stesso, questo è l’insegnamento, coltivate in ogni frangente la capacità di fare pace con ciò che c’è, con i vostri pensieri o emozioni.
Rabbia, scoraggiamento, brama, paura… come la ruota di un vasaio che per inerzia della spinta ricevuta continua a girare ancora un po’ anche quando il vaso è terminato e tolto, così la mente produrrà ancora alcuni pensieri non utili per via dell’abitudine (del deposito karmico passato: i modi percorsi), ma il loro volume e forza diventerà via via inferiore.
E la vostra mente sarà libera di non identificarsi con i pensieri che passano.
Anche un essere risvegliato continua a vivere ancora per un certo tempo anche dopo l’illuminazione, fino a quando non esaurisce la spinta karmica accumulata (per le azioni o vite passate).
Ma i suoi modi nasceranno da una mente libera e il suo cuore sarà limpido e felice. Vi offro un racconto per comprendere.
Uccelli in volo…
Ogni pensiero è come un uccello che passa nel cielo della mente: passa e vola via. Se quell’uccello (pensiero o emozione) catturate e legate a voi (poniamo al vostro braccio, legandolo con un filo) quel pensiero non vi abbandonerà. Potrete agitarvi, rattristarvi, ribellarvi, ma quel pensiero (necessariamente) vi volerà sempre attorno. Forse guardando un buon film non lo vedrete per qualche tempo, ma poi ricomparirà: “Quel pensiero non molla la presa!”.
No, non è il pensiero che non molla la presa. Siete voi che l’avete catturato e solo voi potete sciogliere quel filo e lasciarlo andare. E il pensiero (impulso o emozione) scorrerà fino a dissolversi lasciando pace e limpidezza.
Amate quel pensiero indesiderato. Fategli spazio nel vostro cuore. Quella rabbia, brama o scoraggiamento passerà. Potrà accadere che ancora torni e voi l’accoglierete con affettuosa amicizia. Gli aprite la porta del cuore, ma senza dare corpo ai suoi modi, finchè cesserà.
Non ci applichiamo nello scacciare i pensieri, ma piuttosto nell’assistere al loro dissolversi.
Rapaci o gentili…
Se un’emozione o pensiero torna, non guardate quell’emozione, ma la vostra mano (la mano del cuore) che lo afferra e lo tiene legato a sé. Sciogliete con pazienza quel filo. Lasciate che il pensiero ci sia e faccia il suo corso e se ne andrà.
Grazie alla consapevolezza addestrata, sapete che ogni pensiero è solo un pensiero; ogni emozione è solo un’emozione; ogni impulso è solo un impulso. Iniziate a fare pace con quel pensiero. Potete stare in pace con qualunque pensiero. Se sorridete a quel pensiero senza aver fretta che se ne vada, se ne andrà.
Così potete dire al vostro pensiero:
“Benvenuto! Non ho inclinazione a volere tu sparisca. Non ho più inclinazione a fare lotta con te: resta pure nel cielo della mia mente. Non ho più inclinazione a sterminare pensieri o volermene sbarazzare o preferire solo i migliori. Ho inclinazione ad accoglierli; e intanto siedo in pace; o mi muovo, in pace; o lavo i piatti in pace; o lavoro in pace. Sorrido in pace. Ti sorrido, in pace. Resta pure il tempo che vuoi, io cammino insieme a te“.
Potranno comparire nel cielo della mente uccelli grandi o piccoli, torvi o gentili; pensieri rapaci o soavi, densi o leggeri, ma passeranno nel cielo della mente. E voleranno via.
Elena Greggia, orientalista e ricercatrice