L’EDITORIALE – Pagelle
Proviamo a immedesimarci, cosa non sempre agevole, negli stretti panni dei genitori odierni con bambini felicemente (ancora) alla scuola primaria (vulgo elementare).
Hanno in questi giorni ricevuto, i piccoli studenti, il ministeriale Documento di Valutazione, Anno scolastico 2021-2022, con l’Attestato -per lo più- che l’alunno è stato ammesso alla classe successiva.
Una volta, once upon a time, la denominazione ufficiale del medesimo pezzo di carta, oggidì non più consegnato nel corso di una piccola e attesa cerimonia, ma asetticamente inoltrato per posta elettronica, era un po’ meno pretenziosa ancorché derivata dal latino: pagella, vale a dire pagina o foglio di carta con le previste annotazioni per le quali, fintanto scritte che furono a inchiostro e penna nelle affocate segreterie, si usavano le rapide e intuitive oltre che necessariamente sintetiche cifre arabe.
Intendiamoci, la scuola è l’istituzione che, diversamente da altre nazionali istituzioni scolpite nella pietra e quindi solo di tanto in tanto spolverate, ha avuto (subìto) effettivamente un certo numero di riforme e validato sul campo il noto principio, simile alla Murphy’s law (per la quale qualsiasi cosa possa andare storta, andrà storta), che al peggio non c’è mai fondo.
L’istruzione, così come la ricerca, non sono dalle nostre parti in cima ai pensieri di quelli che contano e se ne vedono i risultati, ma la celebrata inventiva e fantasia del made in Italy rifulge in particolare, allorché attraversi la burocrazia, in esemplari contorsioni semantiche.
E, tanto per rimanere in argomento, oltre alla povera antica pagella ne ha notoriamente fatto le spese anche il più antico ancora bidello, promosso sul campo a collaboratore scolastico da parte di ignoranti (alla latina) che per demagogia trascurarono la sua secolare storia: termine latino medioevale (bidellus) collegato in Italia al sorgere della prima università del mondo occidentale, a Bologna, e atto a indicare, come già in Francia dalla quale provenivano numerosi studenti girovaghi che si trasferirono alla Alma Mater Studiorum, il custode dei locali dell’università e dell’insegnamento ai quali il suddetto prestava in particolare un pubblico servizio di ausilio.
Le mansioni della figura beninteso sono rimaste nei secoli fedeli e in sostanza le medesime dall’Anno Mille onde anche il collaboratore scolastico è uno dei sotto-prodotti della cultura (in disfacimento) cosmetico-sindacal-burocratica che alligna di preferenza (ma non solo) nella pubblica amministrazione e che ipocritamente induce a risolvere problemi o raggiungere obiettivi cambiando i nomi a preferenza dei fatti.
Ma torniamo alla nostra pagella.
Chi scrive ne ha sotto agli occhi una di seconda classe (età: sette-otto anni) e, ancora memore dei semplicistici voti dei suoi verd’anni (“a la stagion più bella”), cerca di immaginare lo sforzo ermeneutico dei genitori del piccolo alunno.
I criteri da incrociare e sperabilmente portare a sintesi per una valutazione conclusiva comprensibile sono più di uno: gli obiettivi oggetto di valutazione nei periodi didattici (2 quadrimestri al posto di tre trimestri), il livello raggiunto e il comportamento.
Gli obiettivi sono, per ciascuna materia, descritti analiticamente, ma non risolvono del tutto possibili dubbi interpretativi del lettore intenzionato a capire. Per esempio, in ‘Italiano’ cosa si intenderà per elementi di grammatica esplicita e riflessione linguistica? In ‘Geografia’ cosa si intenderà per linguaggio della geo-graficità in compagnia di orientamento e di paesaggio, regione e sistema territoriale? In ‘Scienze’ quale sarà il confine fra esplorare e descrivere oggetti e materiali e osservare e descrivere? In ‘Scienze motorie e sportive’ (vulgo ginnastica) l’analisi prende aspetti degni di un frullatore cerebrale: movimento e capacità spazio-temporale, il linguaggio del corpo, il gioco, lo sport, le regole e il fair play, salute e benessere, prevenzione sicurezza.
Tenendo conto che a ognuno dei titoli sopra esemplificati, come ai numerosi rimanenti di cui si fa ora grazia al paziente lettore, corrisponde la registrazione di un livello raggiunto si respira solo arrivando alla ‘Lingua inglese’ che con anglosassone ed efficace sobrietà (vulgo mancanza d’inventiva) prosaicamente propone: listening e speaking.
Ma procediamo. Ai parcellizzati singoli obiettivi è attribuito, ciascuno, un giudizio di livello raggiunto scelto fra quattro: avanzato, intermedio, base e in via di prima acquisizione. Questi (peraltro dai rispettivi contorni a loro volta spiegati in legenda) sono sostitutivi degli antichi voti ai quali potrebbero riflettere una ipotetica corrispondenza come: 8-9-10 per avanzato, 7-8 per intermedio, 5-6 per base, 1-2-3-4 per in via di prima acquisizione.
Anche il criterio del comportamento non è da meno poiché la legenda prescrive di utilizzare la serie ‘corretto, adeguato, abbastanza adeguato, non sempre adeguato, non adeguato’ dimenticando però di fornire minime istruzioni circa la differenza fra corretto e adeguato.
La pagella poi termina in gloria alla sua ultima (per fortuna) facciata, quella da firmare per intenderci, con le due quadrimestrali tabelle riassuntive della ‘Rilevazione dei progressi nell’apprendimento e nello sviluppo personale e sociale dell’alunno’ a loro volta quadripartite in: attenzione, partecipazione, impegno, autonomia.
Ma non inganni l’apparente comprensibilità dei titoli perché in pratica fra il primo quadrimestre e il secondo, a fronte e. g. di una partecipazione accreditata proficua e di un’autonomia molto buona in ambedue i periodi, la attenzione prima era buona e poi costante e l’impegno prima era serio e poi efficace.
Da ultimo il responso globale sugli obiettivi raggiunti in modo pieno nel primo quadrimestre e in modo notevole nel secondo.
Chi non è del ramo interpreta forse che la seconda parte dell’anno sia stata un po’ meno valida rispetto alla prima (da pieno a notevole), ma come la mettiamo con l’attenzione (da buona a costante) e con l’impegno (da serio a efficace) e con il timbro autorevole di intermedio che precedentemente era presente cinque volte (fra tutti gli altri avanzati) e ora solo tre volte?
Chi scrive si è fatto un paio di idee: la prima, peraltro già passatagli per la testa anche addietro, che quando era il suo tempo non ha studiato né si è applicato abbastanza (viaggiando al ginnasio-liceo fra il 6 e, quando andava bene, il 7) e ora, peggio per lui, ne deve sopportare le tristi e moleste conseguenze profetizzategli invano dai suoi occhiuti antichi insegnanti non essendo, all’evidenza, neanche più capace di leggere una pagella di seconda elementare e l’altra che escludere i numeri da un processo di valutazione scritto in italiano, la lingua (volendo) più contorta, interpretabile, vaga e intraducibile fra quelle occidentali, non è nemmeno dabbenaggine, ma corrisponde a una precisa scelta di politica sociale al pari di quella che ha trasformato, peraltro lasciandolo come sempre, il bidellus in collaboratore scolastico: per velare le criticità si vela tutto: questa sì che è democrazia politicamente corretta.