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L’EDITORIALE – Sperimentate

E’ nota l’incisiva (e di inconfondibile britannicità) considerazione che Churchill ebbe a esprimere nel 1947 parlando alla Camera dei Comuni circa il fatto che la democrazia sia la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora.

La validità logico-politica dell’assunto sta tutta in un solo termine (il verbo al participio passato: sperimentate) perché in pura teoria, e quindi all’opposto della visione empirica, un sistema di governo con un solo soggetto al comando potrebbe avere non indifferenti vantaggi in termini di efficienza ed efficacia operativa rispetto al sistema democratico.

Nessuna confusione, nessuna perdita di tempo, nessun rischio per il buon funzionamento in genere, e nello specifico, della cosa pubblica (e privata, anzi: basta andare d’accordo), sicurezza, ordine, pulizia, tranquillità etc e l’elenco può continuare a piacere.

I fautori dell’autocrazia sorreggono e in sostanza promuovono la propria idea sulla base della constatazione (anche se non la conoscono come tale) risalente a Tito Livio (Dum ea Romani parant consultantque, iam Saguntum summa vi oppugnabatur: mentre a Roma discutono, già Sagunto è assalita con grande forza ) a proposito dell’assedio di Sagunto (III sec. a.C.) da parte dei cartaginesi: a Roma il governo repubblicano discute (e tergiversa) mentre intanto il tempo passa e la città, per sua sventura punto filo-romano di demarcazione sul territorio ispanico fra Roma e Cartagine, viene distrutta. 

Ma il rovescio della medaglia è che l’autocrate (al singolare perché se nell’autocrazia i soggetti sono più di uno costoro tendono a distruggersi a vicenda fino al raggiungimento dell’uno) una volta che si insedia, e sovente ciò avviene con contingente gaudio della maggioranza dei sudditi, vi rimane tendenzialmente per sempre e può essere rimosso solo dalla morte naturale o diversamente provocata.

Nelle pagine evangeliche spicca le bella figura del pastore così sollecito e amante del suo gregge da essere disposto, a differenza del mercenario (e a maggior ragione del ladro), a dare la sua vita per proteggerle e ad andare a cercare anche quell’unica che si smarrisca, ma questa consolante figura è rimasta e rimane nella speranza e nelle fede di chi, leggendole, le considera vere.

Nemmeno l’autocrazia (teoricamente) protetta e ispirata da Dio per il popolo di sua scelta, la teocrazia necessariamente più vicina alla verità tanto da farne, umanamente parlando, il proprio contenuto politico-sociale, è riuscita a non essere tirannide di ingiustizia e oppressione e, infine, di estrema rovina per i suoi sudditi.

La Bibbia riporta equanimemente così le malefatte dei suoi re (perfino il grande Salomone, dai natali macchiati, ma poi devoto e saggio, finì idolatra per via delle sue donne straniere) come le contestazioni e le invettive, cadute nel vuoto, dei suoi coraggiosi e perseguitati profeti.

E dalle moderne teocrazie islamiche ci scampi l’Altissimo, che è uno solo per tutti, ma il cui nome è da sempre utilizzato  a scopi idolatrici.

In ogni caso il mondo, rimanendo ai fatti, è andato e procede nel senso dell’autocrazia se è vero che (Economist, 15 febbraio 2024) meno del 10% della popolazione mondiale vive in sistemi democratici reali, vale a dire in sistemi che non si auto-qualifichino tali per mero vezzo politicante e propagandistico (perfino la Corea del Nord ci tiene a presentarsi come Repubblica Popolare Democratica di Corea), ma perché dotati di strumentazioni democratiche come organi istituzionali pubblici reciprocamente liberi ed elezioni, ovviamente diverse da quelle delle pochade di moda.

I media scrivono volentieri circa le elezioni che, nel 2024 (anno bisestile), riguardano quasi la metà della popolazione mondiale (più di quattro miliardi di persone), ma il dato, in sé, non è indicativo di nulla se non, sempre a livello empirico, della possibilità di misurare sul campo, e a posteriori, la eventuale variazione in più o (ancora) in meno di quella asfittica percentuale che segna, allo stato, il livello minimo della marea di liquame e colaticcio la quale sta attivamente trasformando la realtà politica internazionale in un pantano di rane antropomorfe e antropofaghe.

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